Pagina di archivio degli articoli da giugno a dicembre 2007
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25 dicembre 2007
Finanziaria 2008 e persone disabili
Riproponiamo la sintesi del sito Handylex
(vedi sotto) delle "novità" apportate dalla nuova Finanziaria 2008: in sostanza
poche briciole che mantengono la situazione delle persone disabili italiane
assolutamente critica. Ricordiamo inoltre che, tutte le richieste avanzate al
ministro Ferrero nell'occasione della
Conferenza di Roma sulla Vita Indipendente, sono state puntualmente
disattese.
Il Senato della Repubblica ha approvato, in via definitiva, la manovra
finanziaria per il 2008. Forniamo alcune iniziali indicazioni, anticipando
alcuni elementi della nostra successiva analisi che comprende anche la
presentazione delle disposizioni contenute nel Collegato fiscale alla
Finanziaria, e al cosiddetto protocollo del Welfare, disposizioni approvate
negli stessi giorni della Finanziaria.
Nel testo approvato della Finanziaria le novità per le persone con disabilità
sono estremamente limitate e di scarsa portata innovativa.
Fondo per le non autosufficienze
La Legge Finanziaria per il 2007 (L. 296/2006) aveva istituito il Fondo per le
non autosufficienze, per supportare a livello locale l'assistenza a persone con
grave dipendenza assistenziale. La Legge Finanziaria per il 2008 ha incrementato
di 100 milioni di euro la dotazione per quest'anno che quindi sale a 300
milioni. Per il 2009 il Fondo sarà di 400 milioni di euro. La cifra viene
considerata da molti analisti largamente insufficiente a coprire le necessità
assistenziali delle persone con grave disabilità.
Fondo per la mobilità dei disabili
È stato istituito presso il Ministero dei Trasporti un nuovo "Fondo per la
mobilità dei disabili" che, lungi da quanto farebbe supporre il nome, è
destinato a finanziare "interventi specifici destinati alla realizzazione di un
parco ferroviario per il trasporto in Italia e all'estero dei disabili assistiti
dalle associazioni di volontariato operanti sul territorio italiano". Come è
facile intuire, non si tratta di interventi per la piena accessibilità al
trasporto pubblico in condizioni di pari opportunità, ma piuttosto di interventi
per carrozze ferroviarie (alcune già esistenti) usate prevalentemente per i
pellegrinaggi gestiti da alcune associazioni.
Il Fondo è finanziato con 5 milioni di euro nel 2008, e altri 3 per ciascuno
degli anni 2009 e 2010, ma vi possono confluire donazioni e sponsorizzazioni di
privati o aziende.
5 per mille
È stato confermato lo strumento del 5 per mille Irpef pur limitando la spesa
massima a 380 milioni di euro. Come si ricorderà ogni contribuente può destinare
il 5 per mille delle imposte dovute allo Stato ad Associazioni ONLUS e di
volontariato. Nel testo approvato sono presenti anche misure che dovrebbero
rendere più rapida ed efficace la definitiva erogazione del 5 per mille alle
associazioni.
Congedi e adozioni
La Legge Finanziaria interviene sul Testo unico sulla maternità e paternità (D.
Lgs. 151/2001) rivedendo in modo più favorevole le disposizioni a favore dei
genitori adottivi e affidatari. Con le nuove regole il congedo di maternità (5
mesi) può essere fruito dal momento dell'ingresso del minore nel nucleo; nel
caso di adozioni internazioni viene ammessa la concessione anche prima
dell'ingresso in famiglia nel periodo di permanenza all'estero dei genitori
adottivi o affidatari per lo svolgimento delle pratiche burocratiche o di
incontro con il minore. Del congedo di maternità può fruire in alternativa anche
il padre.
Il congedo parentale, invece, potrà essere fruito dai genitori adottivi e
affidatari, qualunque sia l'età del minore entro 8 anni dall'ingresso nel
nucleo, entro la maggiore età.
Barriere e servizio civile
Fra le lacune più evidenti della nuova Legge finanziaria si segnala il mancato
finanziamento della Legge 13/1989, quella che prevede il contributo per
l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati.
Vi era inoltre una particolare attesa rispetto al Servizio Civile di cui si
avvalgono molte associazioni per il supporto a persone con grave disabilità.
Nelle versioni precedenti all'approvazione, era stata inserita una nuova regola
che prevedeva che nell'ambito dei "fondi destinati ai progetti di impiego dei
volontari del servizio civile nazionale stabilita una quota di riserva non
inferiore al 30 per cento in favore dei progetti aventi finalità di assistenza
diretta o indiretta a persone con disabilità fisica, psichica o sensoriale
grave". La disposizione avrebbe concesso di garantire lo svolgimento di un
numero maggiore di giovani in servizio civile a favore delle persone con
handicap grave. La norma proposta è stata soppressa durante l'ultimo esame della
Camera.
fonte:
handylex.org
4 dicembre 2007
La Giornata Internazionale delle persone disabili
Ieri, 3 dicembre, in occasione della Giornata Internazionale, molte
iniziative e molti interventi. Dal Presidente Napolitano, ai ministri Turco,
Ferrero, ecco un riassunto delle testimonianze sui "soliti" problemi: diritto al
lavoro, accesso per tutti a tutto, i gravissimi; aspettando che molte di queste
parole diventino fatti concreti. Parlando di finanziamenti basta pensare che non
ne troviamo per la scuola, per i servizi sociali, ma per le armi SI´! E tanti!!
Infatti la Difesa per il 2008 avrà a disposizione 23,5 miliardi di euro:
un aumento di risorse dell´11% rispetto alla finanziaria del 2007, che già aveva
aumentato il bilancio militare del 12%. Il governo Prodi in due anni ha già
aumentato le spese militari del 23%. Ancora più grave è il fatto dei soldi
investiti in armi pesanti come i caccia F35, gli Eurofighters e le nuove fregate
FREMM (fregate multi missione)...
La disabilità - ha affermato il presidente della Repubblica -
costituisce "un pesante fardello per chi ne è affetto e per i familiari", ai
quali è affidata, in Italia, "in larga misura la gestione concreta di una
situazione complessa e difficile". Queste famiglie, ha detto Napolitano devono
essere sostenute, alleviate, accompagnate.
E al Quirinale è intervenuto anche il ministro della Solidarietà sociale
Paolo Ferrero "Spero riusciremo ad approvare la ratifica della convenzione
delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità nel Consiglio dei
ministri del 13 dicembre; comunque sono certo che passerà entro la fine
dell'anno. Questo servirà a riprendere il rapporto con Regioni e Comuni per
costruire uno spazio politico di intervento", anche in vista dell"organizzazione
della Conferenza nazionale sulla disabilità prevista nel 2008. Intanto Ferrero
ha convocato un tavolo di lavoro che inizierà a confrontarsi su non
autosufficienza e diritto al lavoro. "Un lavoro dignitoso per le persone con
disabilità. E' il primo articolo della nostra Carta costituzionale a ricordarci
che il lavoro è fondamento della nostra Repubblica. Nonostante tale solenne
affermazione, ancora tantissime persone con disabilità sono inoccupate ovvero
occupate in lavori che non tengono conto delle loro reali capacità e dei loro
diritti. Ciascun cittadino, ma ancor di più chi patisce una condizione di
limitata abilità, vive il proprio lavoro come condizione necessaria
attraverso cui realizzare un progetto di vita indipendente nell'ambito di
processi che siano realmente inclusivi. Anche la Convenzione delle Nazioni Unite
dedica al tema del lavoro un'attenzione particolare, richiamando il diritto
delle persone con disabilità a poter accedere al lavoro in condizioni di parità
con gli altri e a potersi mantenere attraverso un lavoro scelto liberamente, in
un mercato del lavoro aperto e accessibile a tutti.
Momenti solenni come questo di oggi possono e devono costituire occasione e
stimolo per dare nuovo impulso alla costruzione di un sistema che assicuri la
massima indipendenza ed inclusione, operando in questa direzione con le persone
con disabilità prima ancora che per le persone con disabilità".
Il ministro della Salute, Livia Turco, afferma che "le tematiche
riguardanti le disabilità non siano considerate soltanto per le loro
implicazioni strettamente sanitarie e sociali, pur rilevanti, ma sempre di piu'
come attinenti all'area assai piu' ampia dei diritti umani". "E', questo-
aggiunge Turco- un passaggio obbligato se vogliamo davvero rafforzare la
protezione delle persone con disabilita', combattere ogni forma di
discriminazione, assicurare 'l'accesso a tutto per tutti'". Dobbiamo, in altre
parole, secondo il ministro, riconoscere la persona disabile come soggetto
titolare di diritti, e quindi promuovere politiche volte a costruire una "società'
per tutti" attraverso una partecipazione attiva delle persone con disabilita'
alla vita politica, economica, sociale e culturale, nel rispetto delle
diversita'. "E', questo, un passaggio che considero preliminare a qualunque
altro intervento. Il ministro ricorda, quindi, la Convenzione Onu, che "tocca
tutti gli aspetti connessi alla tutela e alla promozione dei diritti: il diritto
alla vita e alla integrita' della persona, all'istruzione, all'educazione, alla
formazione ed al lavoro, l'accesso ai servizi, ma anche alla cultura ed al tempo
libero, oltre che la protezione da ogni forma di tortura, violenza e
maltrattamento, la rappresentanza legale". Per quanto riguarda le competenze
specifiche del ministero della Salute, Turco cita alcune azioni concrete: dal
rinnovo del Nomenclatore tariffario dei presidi, delle protesi e degli
ausili, all'intervento sull'elenco delle patologie escluse dalle visite di
controllo per la verifica della permanenza dello stato di invalidità. Inoltre,
nel ddl di interventi per la qualita' e la sicurezza del Ssn, presentato come
provvedimento collegato alla finanziaria, e' previsto attraverso un articolo
appositamente dedicato alla integrazione socio-sanitaria, la necessità di
promuovere, in tempi stretti, i punti unici di accesso.
Simona Bellini, presidente del Coordinamento delle famiglie di
disabili gravi e gravissimi, denuncia invece: "Si è data una visione un po'
troppo rosea del mondo della disabilità - ha detto - che non corrisponde certo
alla realtà", fatta di famiglie lasciate sole a fare assistenza ai loro cari 24
ore su 24. "Si parla di handicap - ha continuato - solo come sedia a rotelle e
abbattimento di barriere architettoniche, ma i nostri figli non possono neanche
muoversi, avrebbero bisogno di ben altro". Una voce fuori dal coro alla quale ha
fatto eco anche l'Aniep (Associazione nazionale per la promozione e la difesa
dei diritti civili e sociali delle persone handicappate), che ha posto l'accento
sulle difficoltà su servizi, prepensionamento, progetti di vita indipendente e
invalidi di guerra: "Circa il tema del lavoro, dicono - siamo in uno stato di
arretratezza spaventosa, dato che spesso le persone disabili risultano occupate
con borse lavoro da 3 euro l'ora".
Ileana Argentin, consigliere delegato per le politiche dell'Handicap,
Salute mentale e legge 626 del Comune di Roma, controbatte cosi': "nel comune di
Roma i disabili gravi e gravissimi non sono abbandonati. L'amministrazione
capitolina è presente sia nell'inserimento scolastico sia nell'assistenza
domiciliare. Abbiamo fatto 'salti mortali' per mantenere le cifre adeguate per
assistere queste persone anche se, certo, ne servirebbero di piu', soprattutto
per i problemi della salute mentale". Ma è d'accordo, invece, Argentin sul fatto
che le risorse destinate dallo Stato e dalle Regioni "siano state solo
residuali". Da questo punto di vista, conclude la consigliera per l'handicap,
"sono con le famiglie, per rivendicare piu' risorse dalle Regioni e dallo Stato.
Sinora, per scelta politica, sono state destinate molto piu' agli anziani che ai
disabili. Ma si eviti, soprattutto, di fare guerre tra i poveri'".
"In tutte le società, si constata che le persone disabili sono più toccate dalla
disoccupazione rispetto alle altre" ha spiegato Edoardo Bellando della
Sezione Sviluppo del Dipartimento dell'informazione delle Nazioni Unite a New
York. "Questo perché si ritiene che le persone con disabilità non sono impiegati
validi e affidabili. Occorre superare l'idea per cui le persone disabili non
possono lavorare".
fonte: superabile.it
25 novembre 2007
Veltroni licenzia il comandante dei vigili di Roma
Il
sindaco di Roma Walter Veltroni ha deciso di revocare l'incarico al comandante
dei vigili urbani della capitale Giovanni Catanzaro.
La decisione, secondo quanto si apprende in Campidoglio, è stata presa dopo la
denuncia pubblicata oggi da "Il Messaggero", secondo cui Catanzaro ha usato
un permesso per disabili, perso da un'anziana signora, per parcheggiare la sua
autovettura personale in divieto di sosta con rimozione forzata in via della
Croce, nel centro di Roma, nella serata di venerdi'.
Secondo il quotidiano 'Il Messaggero' il veicolo dal comandante dei vigili
urbani di Roma, Giovanni Catanzaro, alle 20.00 circa di venerdi' scorso si
sarebbe trovato in via della Croce, pieno centro storico di Roma, parcheggiato
in un divieto di sosta con rimozione forzata. Le immagini pubblicate mostra
l'Alfa Romeo Brera rossa di Catanzaro 'sistemata' nella traversa di piazza di
Spagna: sul cruscotto un permesso da disabile rilasciato dal Comune di Roma,
numero 69221R.
Il comandante dei vigili si sarebbe poi recato a cena e poi, alle 21.45,
uscito dal ristorante, sarebbe tornato in macchina e andato via tranquillamente.
Il tutto sarebbe già abbastanza grave, ma per il Messaggero "c'é di più: il
permesso da disabile numero 69221R esposto su quell'Alfa Romeo non sarebbe
valido.
Qualcuno, come confermano in Comune, ''ne ha denunciato lo smarrimento e per
questa ragione è stato annullato e all'intestataria, una donna di 86 anni, ne e'
stato rilasciato un altro con tutt'altro numero''. E ancora: ''ne' al primo
permesso ne' al secondo risulta associata la targa'' dell'auto del comandante
dei vigili urbani Giovanni Catanzaro. fonte RaiNews24
Beh, che dire su questa notizia...beccato in castagna! Aspettiamo i risvolti
e la "difesa" del comandante, anzi ex.
vedi notizie correlate al contrassegno per disabili
22 novembre 2007
Approvato dal Consiglio dei Ministri il DDL con le norme
sulla non autosufficienza e povertà estrema
Dal sito del
Ministero della Solidarietà Sociale ecco di seguito il
collegamento al testo del Disegno di legge in questione. Dall'esame del testo
non si evidenzia nessun riferimento alla Vita Indipendente, intesa come diritto
soggettivo di scelta dei propri assistenti personali.
Al punto 3 della lettera b dell'art.1 si legge: "la previsione che per le
persone disabili di cui all’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104,
il piano personalizzato di cui al punto 2) sia predisposto, in coerenza con
l’articolo 14 della legge 8 novembre 2000, n. 328, al fine di realizzare
la loro piena integrazione nell’ambito della vita familiare e sociale, nonché
nei percorsi dell’istruzione scolastica o professionale e del lavoro".
E poi al punto 6 lettera c : "la previsione che il Piano biennale sia
definito in coerenza con misure volte a favorire l’assunzione da parte dei
soggetti non autosufficienti o dei loro familiari di addetti all’assistenza
personale o familiare stabilite nell’ambito delle politiche coordinate dalla
cabina di regia nazionale di cui all’articolo 1, comma 1156 della
legge 27 dicembre 2006, n.
296" (che è la legge Finanziaria 2007).
Si parla inoltre di rafforzamento dei controlli per l'utilizzo del sistema
ISEE ed al punto 4 lettera d il testo: "l’individuazione di modalità con
cui, nei casi di valori ISEE inferiori alle soglie di cui al punto 3), possano
rilevare nella compartecipazione al costo della componente sociale delle
prestazioni anche le condizioni economiche delle persone beneficiarie di
donazione da parte della persona assistita nei cinque anni antecedenti
l’accertamento della condizione di non autosufficienza, entro limiti
definiti rispetto al valore della donazione stessa";
Viene istituito, presso il Ministero della Solidarietà Sociale, l’Osservatorio
nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, con lo scopo di
"promuovere la piena integrazione delle persone con disabilità, in attuazione
dei principi indicati nella legge 5 febbraio 1992, n. 104 e successive
modificazioni nonché dei principi sanciti dalla Convenzione delle Nazioni
Unite sui diritti delle persone con disabilità fatta a New York il 13
dicembre 2006" . Per tale Osservatorio " è destinato uno stanziamento
annuo di 500 mila euro, a decorrere dall’anno 2008, mediante
corrispondente riduzione sull’autorizzazione di spesa di cui all’articolo
20, comma 8 della legge 8 novembre 2000, n. 328".
vai al testo completo
Sono 2.615.000 in Italia le persone non autosufficienti, secondo gli ultimi
dati resi disponibili dell'Istat. Il dato e' riferito a donne e uomini che
presentano da una totale mancanza di autonomia per almeno una delle funzioni che
permettono di condurre una vita quotidiana normale. Prendendo in considerazione
anche le persone che hanno bisogno di aiuto, anche in parte, per svolgere
attivita' essenziali come alzarsi da un letto o da una sedia, lavarsi o vestirsi
il numero sale di molto fino a quasi sette milioni, circa il 13% dell'intera
popolazione. Piu' nel dettaglio, gli anziani disabili di eta' superiore ai 65
anni rappresentano il 19,3%, mentre sale il numero degli over 80: 47,7% di cui
il 38,7% di uomini e 52% di donne.
Le discussioni e le vecchie proposte sul Fondo
della non autosufficienza
14 novembre 2007
Finanziaria 2008: DDL non autosufficienti venerdì 16 novembre
in CDM
Il disegno di legge per garantire
“diritti certi ed esigibili” alle persone non autosufficienti sarà discusso dal
prossimo consiglio dei ministri, convocato per venerdì 16. Lo ha detto il
ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, rispondendo ad una
interrogazione del deputato Antonio Razzi (Italia dei valori) durante il
question time alla Camera. Ferrero ha aggiunto che per le nuove misure di
sostegno pubblico ai non autosufficienti, pensate “ad evitare che il problema
sia scaricato sulle famiglie, come accade ora”, è previsto in finanziaria uno
stanziamento di 300 milioni di euro “che spero possano diventare almeno 400
milioni” nel corso dell'iter parlamentare del provvedimento. In materia di
disabilità è intervenuto nel question time anche il ministro per i rapporti con
il Parlamento, Vannino Chiti, che ha risposto ad una interrogazione dei deputati
della Sinistra democratica per il socialismo europeo (prima firmataria Katia
Zanotti) sui tempi previsti per la ratifica da parte delle Camere della
convenzione Onu sulla promozione e protezione dei diritti e della dignità delle
persone disabili. Chiti ha informato il gruppo di lavoro interministeriale
(esteri-solidarietà sociale) sta per concludere la sua attività di
documentazione. Subito dopo, il disegno di legge di ratifica sarà portato in
consiglio dei ministri. Fonte: AGI 14-11-2007
Attendiamo con ansia questo DDL
dato che sono state presentate alcune importanti modifiche relative al diritto
esigibile alla Vita Indipendente autogestita, con riferimenti alla L. 162/98
art. L/ter, da inserirsi nei LEA (livelli essenziali di assistenza), suggerite
dal gruppo di lavoro che comprende: coordinatori regionali, realtà locali,
associazioni (tra le quali noi), in attesa di strutturare il Coordinamento
Nazionale.
10 novembre 2007
IL CONTRASSEGNO PER LE PERSONE DISABILI: FUTURI SVILUPPI
Il contrassegno europeo per le auto che trasportano persone disabili potrebbe
essere adottato anche in Italia, grazie al
disegno di
legge Nicolais attualmente all'esame del Senato: lo ha reso noto Luca
Faccio, attivista per i diritti dei disabili che ha un blog piuttosto seguito e
che da tempo si sta battendo per l'introduzione del contrassegno europeo, finora
impedita dalla legge sulla privacy. Il simbolo della sedia a rotelle infatti,
spiega Faccio, dichiara che una determinata vettura trasporta o viene guidata da
un disabile e questo, per alcune associazioni, è ritenuto lesivo della privacy.
Questo simbolo, invece, secondo Faccio deve rimanere, "perchè ora è molto più
importante garantire che se un cittadino si reca all'estero munito di
contrassegno non rischi di venir multato perchè il contrassegno rilasciato dal
nostro paese non viene riconosciuto in quel Paese". Il logo della sedia a
rotelle, aggiunge, "ha un impatto immediato e viene subito codificato, cambiarlo
creerebbe solo caos". Il contrassegno europeo, spiega ancora Faccio, può essere
introdotto solo se viene approvato l'articolo 20 del ddl Nicolais, che per
l'appunto modifica l'attuale articolo 74 comma 1 della legge sulla privacy che
vieta di apporre "simboli o diciture dai quali può desumersi la speciale natura
dell'autorizzazione per effetto della sola visione del contrassegno". Per
effetto della nuova norma, il divieto riguarderebbe soltanto "diciture dalle
quali può individuarsi la persona fisica interessata". In pratica, si potrebbe
mettere sull'auto il contrassegno purchè non ci sia il nome o la foto della
persona disabile interessata.
Sempre su questo tema pubblichiamo un contributo di Claudio Roberti,
sociologo e studioso della disabilità, che affronta il discorso del
contrassegno, come dice lui: per dare una scossa...a modo mio!
Vai all'articolo sul contrassegno disabili
Vai al precedente
articolo di C. Roberti sulla riforma dell'Accompagnamento
Articoli correlati: (cambiamenti a Torino)
7 novembre 2007
VITA INDIPENDENTE IN ABRUZZO: Master dell'Università di
Chieti sulla Vita Indipendente
Nella Conferenza di Roma sulla Vita
Indipendente, dello scorso ottobre, per la regione Abruzzo, era
presente il rappresentante Nicolino Di Domenica che con una
relazione (vedi qui il testo integrale)
ha illustrato la situazione della regione, e che, con la collaborazione della
Consigliera Maria Rosaria La Morgia, è stata preparata una legge
regionale sulla v.i. da presentare e si spera da approvare al più presto.
Vogliamo evidenziare anche l'importante iniziativa della facoltà di medicina
dell’università di Chieti che ha indetto nel 2007 un master sulla V.I.
Questo master, qualora la legge sulla V.I. venisse approvata, sarà molto utile
ai frequentanti perchè saranno loro ad istruire la nuova categoria di lavoratori
che si verrebbe a creare: gli assistenti personali ai disabili .
Il master si rivolge a coloro
che svolgono la loro attività nell’area della disabilità (nei suoi aspetti
psicologici, riabilitativi, socio-sanitari,assistenziali,educativi,biotecnologici
o di altra disciplina).Il Master fornisce conoscenze di bioetica, legislazione,
fisiopatologia, psicologia, biotecnologie, riabilitazione, sessuologia,
sociologia che consentono ai discenti:
-La comprensione
delle basi fisio-patologiche della disabilità, la valutazione del disagio
connesso, e la progettazione di interventi che migliorino la qualità della vita
e la possibilità di inserimento e/o reinserimento, favorendo la V.I.;
-La prevenzione
degli ostacoli relazionali connessi a rischio di strutturazione disequilibrata
di personalità in età evolutiva e che in età adulta rendono più difficile un
adeguato reinserimento; -La promozione dell’utilizzo delle risorse
affettive, ivi comprese quelle connesse all’esercizio della sessualità, nella
strutturazione della personalità in fase evolutiva e/o la ristrutturazione di
essa dopo un evento traumatico in età adulta.
Visualizza il
bando ed il
regolamento del Master (vers. Pdf)
Per ulteriori informazioni:
e-mail:
nicolino.didomenica@tiscali.it
22 ottobre 2007
Emendamenti alla Finanziaria 2008 a favore della Vita
Indipendente
Il Senatore
Fernando
Rossi del
Gruppo Misto, che abbiamo incontrato alla Conferenza di Roma e fermo
sostenitore del diritto alla Vita Indipendente ha presentato una serie di
emendamenti, ossia proposte da inserire nel disegno di legge, tra i quali alcuni
a favore della V.I. Eccoli di seguito:
...
N)
Dopo l’Art. 53, inserire il seguente:
“Art. 53 bis (Fondo per l’autosufficienza)
E’ prevista la costituzione di un “Fondo Nazionale Vita Indipendente” di
500.000.000 di euro per l’anno 2008 per contribuire alle attività delle Regioni
che pianificano, finanziano e realizzano progetti di vita indipendente per le
persone non autosufficienti.
Conseguentemente all’onere di 500.000.000 di euro, ridurre proporzionalmente
tutti gli importi della tabella C.”
...
Q)
Dopo l’art. 58, inserire il seguente :
“art. 58 bis
(Pensioni di invalidità civile)
A decorrere dal 1 gennaio 2008, i trattamenti pensionistici di invalidità
civile, il cui importo è attualmente definito in 253 euro mensili, sono adeguati
all’importo di 516 euro al mese.
Conseguentemente ridurre proporzionalmente tutti gli importi della Tabella C.”
Per leggere tutti
gli emendamenti presentati vai qui
21 ottobre 2007
Incontro a Fossano sulla Vita Indipendente
Continua
in Piemonte il percorso della Vita Indipendente: la nostra Associazione prosegue
il cammino informativo ed in collaborazione del Consorzio Monviso solidale di
Fossano organizzano il Convegno "Progetto per noi oggi ...e domani" che si svolgerà il prossimo 26 ottobre nella Sala Brut e Bon del
Foro Boario in Fossano (Cn), alle ore 9:30. All'incontro, insieme a noi del
Consiglio Direttivo ed ai soci delle varie province cuneesi, parteciperanno i
funzionari regionali dell'Assessorato alle politiche sociali. gli operatori dei
Consorzi e tutte le persone interessate alla Vita Indipendente, con progetti
attivi e non, per un dialogo di testimonianza orientato anche alla prossima
definizione delle linee guida del regolamento di accesso alle persone disabili
convinte ed autodeterminate nella scelta personale degli assistenti autogestiti.
La partecipazione è ovviamente gratuita ed aperta a tutti. Alle ore 13:00
circa è previsto un buffet per i partecipanti.
Programma dell'incontro (versione Pdf)
20 ottobre
2007
I Monopoli di Stato hanno evaso 98 miliardi di € di
tasse
I
giornalisti de Il Secolo XIX Marco Menduni e Ferruccio Sansa,
già dal maggio scorso, avevano denunciato dalle pagine del loro
giornale evasioni fiscali da parte dei Monopoli di Stato per
circa 98 miliardi di euro. Questo ne farebbe la più grande
evasione fiscale mai avvenuta in Italia. I soldi delle
evasioni sono dovuti in gran parte a slot machine e videopoker
che non erano collegate alla rete Sogei (come prescritto dalla
legge) ed a sanzioni amministrative mai pagate.
Il meccanismo è
semplicissimo: lo Stato trattiene una piccola somma su ogni
giocata alle slot-machine. Per questo le macchine dovrebbero
essere tutte collegate in rete e monitorate. Ma ecco che, come
scoprono la commissione e i magistrati della Corte dei conti, la
maggioranza delle slot non è collegata. Questo permetterebbe
l’evasione da record. Soldi regalati alle società
concessionarie. Non basta. La commissione d’inchiesta punta il
dito contro i Monopoli di Stato che (come ricorda la Corte dei
conti) non hanno chiesto alle concessionarie il pagamento di
nemmeno un euro di multa.
Il direttore generale dei Monopoli è Giorgio Tino, parente di
Antonio Maccanico. Sì, proprio quel Tino che venne nominato dal
centrodestra e confermato dal governo Prodi nonostante appena un
mese prima avesse ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura
di Potenza. Quel Giorgio Tino che mentre guidava i Monopoli
sedeva nel consiglio di amministrazione di una delle principali
multinazionali di distribuzione dei tabacchi.
Accanto a lui, al posto chiave di direttrice delle strategie dei
Monopoli, siede Gabriella Alemanno, sorella dell’ex ministro
Gianni (An).
L’unica volta
che Visco si è degnato di parlare del mondo dei giochi è stato
quando il deputato Gianfranco Conte, di Forza Italia, gli ha
presentato un’interrogazione. La risposta del vice-ministro
Visco - consultabile a pagina 81 del resoconto della seduta
della VI Commissione parlamentare Bilancio del 25 luglio 2007 -
è lapidaria. Per parlare della questione Visco spreca dieci
righe.
Ma l’esordio è significativo: «Onorevole Conte, il ramo dei
giochi è un disastro», ammette Visco, che però punta il dito
contro la passata gestione di centrodestra: «Alcuni anni fa
volevamo avviare un’iniziativa avveniristica, ma non è stato
possibile. Volevamo mettere in rete 200mila macchinette. A Las
Vegas in rete ce ne sono 60mila. L’altro Paese che ne ha in rete
un certo numero è la Svezia che ha 20mila, nonostante gli
svedesi siano meno degli italiani e giochino meno.
Noi, invece, ripeto, abbiamo preteso di mettere in rete, in soli
due anni, 200mila macchinette. Non poteva che verificarsi un
disastro! E adesso lo gestiamo. Già abbiamo dato disposizioni
per la sostituzione delle macchinette. Abbiamo ben due
interventi della magistratura ordinaria e contabile. Ci dobbiamo
muovere senza interferire direttamente sui giudizi sapendo che,
se le norme predisposte e le convenzioni stipulate comportano
stime per 100 miliardi di euro, probabilmente qualcosa non
funziona».
Poco più di un minuto di discorso per liquidare una questione
che vale tre manovre finanziarie e almeno dieci tesoretti, e se
facciamo un piccolo conto, quanti progetti di vita
indipendente potremmo finanziare con il solo 5% di queste
tasse?? Calcolando 2 milioni e mezzo di € a regione (più
della delibera in vigore in Piemonte che finanzia oltre 150
progetti) sarebbero 50 milioni per anno, quindi per spendere
5 miliardi servirebbero 100 anni!!
19 ottobre 2007
Torino, contrassegno disabili: "Stop ai furbi ora si cambia"
Il Comune
ritira gli 8.500 permessi di sosta: verranno riconsegnati a chi ne
ha veramente necessità con un ologramma antitruffa.
TORINO - Palazzo Civico dichiara guerra ai finti disabili. I
controlli a tappeto che hanno permesso di scovare i "furbetti"
delle strisce gialle, non sono l´unica arma contro l´abuso dei
permessi di sosta riservati ai diversamente abili. L´offensiva
del Comune prevede, infatti, anche
il ritiro e il rinnovo
degli 8.500 contrassegni automobilistici su cui sarà applicato
un bollino che ne impedirà la contraffazione. Chi spera nel
trucco è avvertito: il nuovo sistema non lascerà via di scampo
ai falsificatori che esibiscono sul cruscotto i permessi
fotocopiati.
L´obiettivo degli assessori Maria Grazia Sestero (viabilità) e
Giuseppe Borgogno (polizia municipale) è stato ribadito ieri
nella riunione congiunta della seconda e quarta commissione, per
discutere un´interpellanza del consigliere di Alleanza
Nazionale, Ferdinando Ventriglia. «L´ologramma sul contrassegno
- spiega Borgogno - renderà più semplice l´attività di
controllo, ma soprattutto renderà più difficile la
falsificazione». Il bollino anti-contraffazione permette,
dunque, di vigilare su un malcostume che appare alquanto
diffuso, secondo i dati della Polizia municipale.
Nei primi
otto mesi del 2007, infatti, i vigili hanno inflitto 5.500
sanzioni per sosta non consentita negli spazi destinati ai
disabili e 203 sanzioni per uso non corretto del contrassegno.
Ma non è tutto, perché, nello stesso periodo, sono stati
ritirati 49 contrassegni e notificate 32 notizie di reato per
uso improprio del permesso per disabili. Le scuse accampate sono
le più fantasiose, così come sono creative le modalità di
copiatura del contrassegno. C´è chi opta per una semplice
fotocopia a colori e addirittura chi si improvvisa artista e
riproduce su un cartoncino, piuttosto grossolanamente, i segni e
i simboli di un permesso così ambito dai finti portatori di
handicap.
«Il Comune - precisa Borgogno - intende contrastare l´uso
improprio dei permessi per la sosta assegnati a disabili. E´ un
lavoro sofisticato che prevede due tipi di attività: una
preventiva e l´altra di controllo su strada dei permessi e dei
parcheggi riservati che è diventata una priorità operativa per i
vigili urbani».
I controlli, infatti, sono stati intensificati su tutto il
territorio cittadino (e non più solamente all´interno della Ztl)
ed è stata potenziata l´attività di monitoraggio sulla
correttezza e l´utilizzo dei contrassegni attraverso l´
intesa
sottoscritta con i 51 Comuni della Provincia da Polizia
municipale, assessorato alla Viabilità e uffici anagrafici. «E´
un passo in più - aggiunge Borgogno - per tutelare i disabili ed
evitare gli abusi dei permessi». Per contrastare, invece,
l´abuso del permesso in area Ztl, è allo studio dell´assessorato
alla Viabilità l´ipotesi di ridurre, da cinque a tre, il numero
di veicoli registrati dalle telecamere nell´area off limits. «E´
un´ipotesi - precisa l´assessore Sestero - che stiamo valutando
con le associazioni dei disabili. Questi cambiamenti non
modificheranno sostanzialmente il numero dei posti auto: per
legge, uno ogni cinquanta deve essere assegnato ai disabili.
Diverso è il discorso delle aree di sosta riservate ad personam,
dove il Comune utilizza già dei criteri ristrettivi e gli abusi
vengono segnalati».
fonte: La Repubblica - di Simona SavoldiCom'era
finora il regolamento dei permessi per disabili a Torino
L'Assessorato all'Urbanistica e Trasporti del Comune di
Torino, in base alle normative vigenti, ha istituito il
permesso di libera circolazione e sosta, che consente alle
persone disabili (motulesi e/o non vedenti) di transitare in
zone altrimenti vietate (es. ZTL - Zona Traffico Limitato -;
vie riservate ai mezzi pubblici, ecc.) Il Decreto
Ministeriale (Ministero dei Lavori Pubblici 14/6/89, n. 236)
precisa che: "Nelle aree di parcheggio devono comunque
essere previsti, nella misura minima di 1 ogni 50 o frazione
di 50, posti auto di larghezza non inferiore a m 3.20, e
riservati gratuitamente ai veicoli al servizio di persone
disabili. Detti posti auto, opportunamente segnalati, sono
ubicati in aderenza ai percorsi pedonali e nelle vicinanze
dell'accesso dell'edificio (...). Al fine di agevolare la
manovra di trasferimento della persona su sedia a ruote in
comuni condizioni atmosferiche, detti posti auto riservati
sono, preferibilmente, dotati di copertura". Mentre, in
relazione allo speciale contrassegno, il Decreto del
Presidente della Repubblica informa che: "Ai minorati fisici
con capacità di deambulazione sensibilmente ridotte è
rilasciato dai comuni, a seguito di apposita documentata
istanza (anche tramite le associazioni di categoria
legalmente riconosciute), uno speciale contrassegno che deve
essere apposto sulla parte anteriore del veicolo per poter
esercitare la facoltà di cui al precedente articolo. Il
prototipo di tale contrassegno, che deve contenere appositi
spazi per l'indicazione a caratteri indelebili delle
generalità e del domicilio del minorato, sarà predisposto ed
approvato con decreto del Ministro dei lavori pubblici di
concerto con quello dei trasporti entro centottanta giorni
dalla data di entrata in vigore del presente regolamento. Il
contrassegno è valido per tutto il territorio nazionale".
Esso consente la libera circolazione:
nelle aree pedonali
nelle aree verdi
nelle corsie preferenziali
nelle zone a traffico limitato es. ZTL (Zona Traffico
Limitato), vie riservate ai mezzi pubblici, ecc.
durante le giornate di blocco del traffico (per esempio il
giovedì o la domenica).
A tale riguardo sono stati istituiti nuovi provvedimenti
per la circolazione e sosta.
L'articolo 4 bis, dell'ordinanza comunale ai sensi del
D.L. n.285 ("Autorizzazione speciale alla circolazione e
sosta dei veicoli al servizio di persone disabili")
specifica che:
1) le autorizzazioni e le corrispondenti facilitazioni
per la circolazione e la sosta dei veicoli al servizio delle
persone invalide, riconosciute e garantite alle persone
detentrici dello speciale contrassegno previsto dal DPR del
24 luglio 1996 n.503 (regolamento recante norme per
l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici,
spazi e servizi pubblici) e dal DPR del 16 dicembre 1992 n.495
/regolamento di esecuzione e di attuazione del nuovo codice
della strada), sono disciplinate con ordinanza comunale ai
sensi del decreto legislativo del 30 aprile 1992 n. 285
2) è vietato avvalersi indebitamente delle suddette
facoltà con veicoli che espongono lo speciale contrassegno
invalidi, i quali non siano condotti dallo stesso disabile
titolare dell'autorizzazione ovvero non siano al servizio
diretto ed attuale dell'invalido titolare del contrassegno
medesimo
3) è vietato esporre impropriamente lo speciale
contrassegno invalidi al di fuori delle condizioni di suo
utilizzo legittimo
4) fatta salva
l'applicazione delle specifiche sanzioni previste in materia
di circolazione stradale, chiunque, in violazione dei commi
2 e 3, fa uso indebito o improprio dello speciale
contrassegno invalidi è soggetto alla sanzione
amministrativa pecuniaria da 25 euro a 500 euro
5) il
contrassegno è immediatamente ritirato dall'agente che ne ha
accertato l'uso indebito o improprio ed inviato, entro
cinque giorni, all'ufficio comunale competente il quale ne
dispone la sospensione per un periodo di due mesi decorrenti
dall'avvenuto ritiro. Nel caso di ulteriore accertamento
delle medesime violazioni l'autorizzazione è revocata
6) lo speciale contrassegno invalidi esposto sul veicolo,
nonostante sia scaduto di validità, è immediatamente
ritirato dall'agente preposto al controllo ed inviato, entro
cinque giorni, all'ufficio comunale competente il quale
provvederà al rinnovo qualora ne permangono i requisiti di
rilascio
Nelle zone in cui il parcheggio è proibito, tale permesso ha
esclusiva validità temporanea, non autorizza la sosta a
tempo indeterminato. Alla persona disabile è consentita la
sosta solo per il tempo necessario alla discesa
dall'automezzo.
Nelle aree di parcheggio a pagamento non custodite,
delimitate con le strisce blu, la normativa prevede che vi
debba essere almeno un parcheggio riservato (delimitato da
strisce gialle) ogni 50 posti.
Per il rilascio del permesso la persona disabile si deve
rivolgere al competente Ufficio comunale.
Sarà lo stesso Ufficio che, dopo aver fatto compilare al
richiedente un apposito modulo, prenoterà direttamente la
visita medico-legale presso l'A.S.L. 3 di Torino.
Il contrassegno (di colore arancione) ha validità massima
di cinque anni, trascorsi i quali è possibile
rinnovarlo.
Il contrassegno può essere esposto coprendo i dati
anagrafici del titolare, ma lasciando in evidenza il numero
identificativo e la scadenza.
COME
per ottenere il permesso di libera circolazione è necessario
compilare il modulo di richiesta presso il competente
Ufficio comunale.
Bisogna essere muniti dei seguenti documenti:
documento di riconoscimento
l'ufficio provvede ad acquisire dalla struttura di Medicina
Legale dell'ASL la documentazione comprovante il possesso
dei requisiti
Se concesso, il Permesso di Circolazione potrà essere
ritirato, anche da un incaricato, presso l'Ufficio Permessi
di Circolazione
DOVE
Comune di Torino - Divisione Ambiente e Mobilità
Settore Esercizio - Ufficio Permessi di Circolazione
Piazzale Valdo Fusi (via Cavour angolo via Accademia
Albertina)
Tel 011.442.9033 - 011.442.9034
Fax 011.442.9040
ztlpermessi@comune.torino.it
QUANDO
Comune di Torino - Divisione Ambiente e Mobilità
Settore Esercizio - Ufficio Permessi di Circolazione
dal lunedì al venerdì 8.30 - 12.30
COSTO
all'atto del
ritiro del contrassegno verrà richiesta la somma di Euro
4,39 relativa ai diritti di permesso e di segreteria
15 ottobre 2007
Il Decreto sulle Patologie esenti da revisione
dello stato invalidante
Il Parlamento nel 2006 ha emanato la Legge
80-2006 con la quale "i soggetti portatori di menomazioni o patologie
stabilizzate o ingravescenti, inclusi i soggetti affetti da sindrome da
talidomide, che abbiano dato luogo al riconoscimento dell'indennità di
accompagnamento o di comunicazione sono esonerati da ogni visita medica
finalizzata all'accertamento della permanenza della minorazione civile o
dell'handicap." e che "con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze,
di concerto con il Ministro della salute, sono individuate, senza ulteriori
oneri per lo Stato, le patologie e le menomazioni rispetto alle quali sono
esclusi gli accertamenti di controllo e di revisione. Si indica inoltre la
documentazione sanitaria, da richiedere agli interessati o alle commissioni
mediche delle aziende sanitarie locali qualora non acquisita agli atti, idonea a
comprovare la minorazione".
Ecco i 12 punti previsti dal Decreto
Ministeriale
pubblicato il 27
settembre in Gazzetta Ufficiale sulle condizioni patologiche che determinano una
grave compromissione dell'autonomia personale e gravi limitazioni delle attività
e della partecipazione alla vita comunitaria":
1.
Insufficienza cardiaca in
IV classe NHYA refrattaria a terapia
2.
Insufficienza
respiratoria in trattamento continuo di ossigenoterapia o ventilazione meccanica
3.
Perdita della funzione
emuntoria del rene, in trattamento dialitico, non trapiantabile
4.
Perdita anatomica o
funzionale bilaterale degli arti superiori e/o degli arti inferiori, ivi
comprese le menomazioni da sindrome da talidomide
5.
Menomazioni dell'apparato
osteo-articolare, non emendabili, con perdita o gravi limitazioni funzionali
analoghe a quelle delle voci 2 e/o 4 e/o 8
6.
Epatopatie con
compromissione persistente del sistema nervoso centrale e/o periferico, non
emendabilde con terapia farmacologica e/om chirurgica
7.
Patologia oncologica con
compromissione secondaria di organi o apparati
8.
Patologie e sindromi
neurologiche di origine centrale o periferica (come al punto 4). Atrofia
muscolare progressiva; atassie; afasie; lesione bilaterale combinate dei nervi
cranici con deficit della visione; deglutizione; fonazione o articolazione del
linguaggio; stato comiziale con crisi plurisettimanali refrattarie al
trattamento.
9.
Patologie cromosomiche
e/o genetiche e/o congenite con compromissione d'organo e/o apparato che
determinino uan o più menomazioni contemplate nel presente elenco
10.
Patologie mentali
dell'età evolutiva e adulta con gravi deficit neuropsichici e della vita di
relazione
11.
Deficit totale della
visione
12.
Deficit totale
dell'udito, congenito o insorto nella prima infanzia
Nel Decreto è indicata per ogni voce la documentazione sanitaria, rilasciata da
struttura sanitaria pubblica o privata accreditata, idonea a comprovare la
patologia o la menomazione, da richiedere alle Commissioni mediche delle Aziende
sanitarie locali o agli interessati, solo qualora non sia stata acquisita
agli atti o non più reperibile.
Le persone
affette da patologie o menomazioni comprese nell'elenco sono esonerate da
tutte le visite di controllo o di revisione circa la permanenza dello stato
invalidante.
15 ottobre 2007
L'esempio del FRIULI VENEZIA GIULIA:
il F.A.P fondo per l'autonomia possibile
di Roby
Margutti*
Grazie all’ impegno delle Associazioni dei disabili, in primis I.D.E.A. Onlus e
TetraParaplegici del F.V.G., finalmente abbiamo una legge regionale che
riconosce e garantisce l’Assistenza Personale per la Vita Indipendente nella
nostra regione. Si tratta di una delle leggi in materia più avanzate in Italia e
in Europa. Il F.A.P prevede tre tipologie di intervento:
1. Assegno per l’ autonomia (APA): sostanzialmente sostituisce il contributo
previsto dall’art. 32 della L.R.
10/98;
2. Contributo per l'aiuto familiare: sostituisce la L.R. 24/04 ed è un
contributo per chi usufruisce di assistenti
personali o badanti.
3. Sostegno alla Vita Indipendente: raccoglie ed integra i Progetti
Personali di Vita Indipendente contemplati
dalla L. 162/98.
Brevemente
indico quali sono i vantaggi per noi disabili gravi e allego una nota
informativa che spiega più esaurientemente che cos’è il F.A.P.
Per i disabili gravi c’è l’introduzione del Progetto Personalizzato che
consente a chi è in grado di autodeterminarsi di accumulare tutte e 3 le
tipologie di intervento. Per i progetti di Vita Indipendente non occorre la
presentazione dell’ISEE, e questo rappresenta già una grande conquista in quanto
viene riconosciuto il diritto ad una Vita Indipendente a prescindere dal reddito.
Il Progetto Personalizzato ha accesso “a sportello”; in pratica può essere
chiesto ed elaborato in qualsiasi giorno dell’ anno. Il progetto inizia un mese
dopo l’accoglimento e non bisognerà più presentare la domanda entro date
stabilite dell’anno. Il regolamento del F.A.P. obbliga gli Ambiti socio –
sanitari dei Comuni a destinare almeno il 15% dei fondi per i Progetti di Vita
Indipendente. Vi è stato un consistente incremento dei fondi per gli interventi
del F.A.P. da parte della Regione. Si auspica che dopo un periodo di “rodaggio”
i progetti personalizzati vengano automaticamente rinnovati ogni anno. Bisogna
purtroppo anche registrare una nota dolente: per avere accesso all’Assegno per
l’Autonomia e al Contributo per il sostegno famigliare è richiesto l’ISEE del
nucleo famigliare che non dovrà superare i 35.000 euro. Avevamo avvertito per
tempo la Regione che tale richiesta è illegittima in quanto l'articolo 25 della
legge n. 328/2000 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di
interventi e servizi sociali”, stabilisce che “ai fini dell'accesso ai servizi
disciplinati dalla presente legge, la verifica della condizione economica del
richiedente è effettuata secondo le disposizioni previste dal decreto
legislativo 31 marzo 1998, n. 109, come modificato dal decreto legislativo 3
maggio 2000, n. 130" secondo il quale: "per le prestazioni di natura
socio-sanitaria erogate a domicilio o in ambiente residenziale a ciclo diurno o
continuativo, rivolte a persone con handicap permanente grave, nonché a soggetti
ultrasessantacinquenni la cui non autosufficienza fisica o psichica sia stata
accertata dalle Unità sanitarie locali, deve essere presa in considerazione la
sola situazione economica dell'assistito". Quindi, in base a queste norme, i
Comuni, le Province, le ASL e gli altri enti pubblici per il calcolo dell'ISEE
(Indicatore Situazione Economica Equivalente) devono prendere in considerazione
la situazione economica del solo assistito (e quindi non quella dei congiunti
anche se conviventi e tenuti agli alimenti). Su questo punto siamo rimasti
inascoltati; ad ogni modo, i riferimenti normativi sopra riportati, consentono
alle persone che accedono agli interventi del F.A.P. di rifiutarsi di presentare
l’ISEE del nucleo famigliare senza il timore di venire esclusi.
(1) FONDO PER L’AUTONOMIA POSSIBILE E PER L’ASSISTENZA A LUNGO TERMINE NOTA
INFORMATIVA
Con Decreto del Presidente della Regione n. 035 del 21/02/007 è stato approvato
il Regolamento di attuazione del Fondo per l’autonomia possibile e per
l’assistenza a lungo termine, così come previsto dalla LR 6/2006.
Che cos’è il Fondo dell’autonomia possibile?
Il Fondo dell’autonomia possibile è una risorsa che si affianca alla rete dei
servizi ad alta integrazione sociosanitaria, per favorire la permanenza delle
persone non autosufficienti al proprio domicilio
e per sostenere le famiglie nel loro lavoro di cura.
Gli operatori assieme alla persona non autosufficiente e alla sua famiglia
elaborano un Progetto personalizzato, che prevede tutti gli interventi
necessari e realizzabili in risposta al problema evidenziato.
Tra le diverse soluzioni una possibile risposta è rappresentata dal Fondo
dell’autonomia possibile. Nel caso il progetto personalizzato preveda il FAP, il
limite ISEE previsto dal regolamento regionale per l’accesso è di € 35.000,00
Il Fondo dell’autonomia possibile si articola in diversi tipi
d’intervento che prevedono:
a) assegno per l’autonomia: è un intervento che ha lo scopo
di rendere possibile e sostenibile l’assistenza dei familiari a domicilio delle
persone in condizioni di grave non autosufficienza;
b) contributo per l’aiuto familiare: è un intervento che ha
la finalità di sostenere le situazioni in cui la persona o la famiglia si avvale
dell’aiuto di addetti all’assistenza familiare (le cosiddette “badanti”) per le
attività assistenziali di cura;
c) sostegno alla vita indipendente: è un intervento che
concorre a finanziare i progetti di vita indipendente per le persone con grave
disabilità, in grado di autodeterminarsi. Con questa normativa vengono
sostituite le regole di applicazione relative all’ assegno di cura, al
contributo per il personale addetto all’assistenza familiare e ai progetti
relativi alla L.162/98 Ogni Ente gestore del Servizio sociale dei Comuni ha a
disposizione, per il Fondo dell’autonomia possibile, una determinata quota,
pertanto saranno finanziati i progetti fino alla copertura dello stanziamento
messo a disposizione.
A chi è rivolto?
Si rivolge a persone, siano esse anziane, disabili, adulti o minori, che per la
loro condizione di non autosufficienza non possono provvedere alla cura della
propria persona e mantenere una normale vita di relazione senza l’aiuto
determinante di altri.
Che cosa è necessario?
• La persona deve essere non autosufficiente o disabile grave. Tale
condizione verrà valutata in base ai requisiti previsti dal regolamento sul
Fondo per l’autonomia possibile.
• Alla persona destinataria della valutazione viene richiesta la certificazione
ISEE del proprio nucleo familiare. Tale certificazione viene rilasciata
gratuitamente dai centri autorizzati ( CAAF, patronati, INPS…). Non è necessaria
unicamente per i progetti relativi al sostegno alla vita indipendente.
• Alla persona interessata, o chi ne fa le veci, viene richiesta la
disponibilità a condividere e sottoscrivere un progetto personalizzato con i
servizi sociosanitari.
Il Progetto personalizzato
Il Progetto personalizzato viene elaborato con la persona non autosufficiente o
chi ne fa le veci, il suo contesto familiare ed eventuali altre risorse
informali. Nel progetto personalizzato vengono sintetizzati i problemi relativi
all’assistenza familiare e vengono definiti i risultati attesi, gli interventi
necessari, le risorse eventualmente messe a disposizione da parte del settore
sociale, da quello sanitario, dal volontariato o dalla cooperazione sociale. Gli
interventi previsti dal FAP decorrono dal primo giorno del mese successivo alla
definizione del progetto personalizzato che deve essere sottoscritto da parte
dell’interessato o da chi ne fa le veci.
Ulteriori informazioni
Coloro che, alla data di entrata in vigore del Regolamento sul Fondo per
l’autonomia possibile, risultavano assegnatari per l’anno 2006 di contributi
relativi all’assegno di cura, al contributo per addetti all’assistenza familiare
(badanti), e/o ai contributi relativi alla legge 162/98, viene mantenuto, per
l’anno 2007, lo stesso beneficio.
A chi rivolgersi
Di fronte ai problemi di grave non
autosufficienza le persone possono rivolgersi agli operatori dei servizi sociali
e/o sanitari.
Roby Margutti lasfida
coop.soc. onlus
Pagine correlate:
vai
alle Delibere del Friuli V. G.
11 ottobre 2007
La Conferenza di Roma sulla Vita Indipendente
Vai alla pagina dedicata
10 ottobre 2007
Welfare: Bolzano, assegno mensile 1.800 euro a disabili gravi
Riforma del welfare nella Provincia autonoma di Bolzano dove per una persona non
autosufficiente grave, assistita a casa o in strutture specializzate, ci sarà un
assegno mensile fino a 1.800 euro. La misura è stata approvata dal Consiglio
provinciale con un vasto consenso: 25 voti a favore, otto astenuti e nessun
contrario. La legge è arrivata dopo un lungo dibattito e dopo polemiche sulla
possibilità che venisse introdotta anche una quota di spese a carico dei singoli
e sulla base del loro reddito. Questa parte è stata stralciata ed ora per ogni
persona non autosufficiente - a casa o in struttura assistenziale - ci sarà un
assegno. La quantità varia, divisa in quattro gradi di non autosufficienza
valutati da esperti. Si va dal primo livello con 520 Euro, al secondo con 900,
al terzo con 1.300 e al quarto con 1.800. Il tutto di fronte ad una popolazione
che, come ovunque, invecchia sempre più. La riforma scatterà per una prima parte
- i non autosufficienti tenuti a casa - dal luglio 2008 quando partiranno i
primi assegni. Poi il sistema entrerà lentamente a regime, dal gennaio 2009,
anche per chi è assistito in casa di riposo. La spesa prevista è di 50 milioni
di euro nel 2008 che balzeranno a 182 milioni l'anno successivo. Gli assistiti
nel 2008, secondo le previsioni, saranno 11.700, di cui 8 mila in famiglia e
3.700 in case di riposo. Il diritto all’assegno scatta con cinque anni di
residenza. Le risorse saranno gestite da un apposito fondo con denaro della
Provincia, della Regione Trentino-Alto Adige, di privati e, in previsione, anche
dello Stato. “E’ una pietra miliare nella nostra politica sociale” - ha
commentato l’assessore alla sanità ed assistenza Richard Theiner (Svp).
Soddisfazione è stata espressa anche dalle organizzazioni sindacali che avevano
appunto chiesto interventi tutti a carico dell’ente pubblico oppure sulla base
del reddito se fosse stata chiesta una quota di partecipazione ai singoli.
fonte: nonsoloabili
22 settembre 2007
La signora Anna
denuncia
Pubblichiamo, per gentile
concessione della redazione del sito
nonsoloabili, la lettera di una mamma di una ragazza, ennesima prova della
impossibilità di esercitare il diritto di scelta per le persone con disabilità.
Leggendo il
Vostro impegno a riguardo, Vi invio per conoscenza, la lettera che ho spedito,
tra i tanti altri, al Ministro Ferrero e ai vari ministeri e Senatori. Nel mio
caso, la legge fiscale in atto risulta discriminante 2 volte, perchè mia figlia
viene esclusa sia dall’adeguamento delle pensioni, e, poichè una quota di
pensione di reversibilità del padre viene data a suo nome, perde anche la
detraibilità fiscale, possedendo dal 2006 un reddito che supera i 2.840
euro/annui, che la rende non più fiscalmente a mio carico, ma il reddito è
talmente basso che risulta anche soggetto fiscale incapiente. Vi ringrazio per
l’attenzione, Anna C. “Buongiorno, innanzitutto Vi ringrazio e chiedo scusa per
lo sfogo; faccio riferimento al recente decreto, col quale si approva l'aumento
delle pensioni di invalidità, a partire dal 2008, MA SOLO PER I DISABILI
ULTRA60enni. Sono madre, peraltro vedova da 18 mesi e disoccupata, di una
ragazza dolcissima di 26 anni,
disabile psichica
al 100%. Per me è impensabile trovare un lavoro, a meno che non decida di
relegare in un istituto mia figlia, togliendole il calore e la sicurezza della
sua casa e della sua famiglia, dove ci sono due fratelli che la coccolano,
giocando e scrivendo o colorando con lei. L’altra possibilità sarebbe quella di
pagare una persona che possa tutti i giorni in mia assenza, assistere mia
figlia, ma così facendo annullo il beneficio economico del mio lavoro. E ho già
provato. Con un lavoro part-time, guadagnando circa 480/500 € mensili, non erano
sufficienti a pagare una persona adeguatamente capace di assistere mia figlia
per sole 5 ore al giorno. Mi chiedo perchè oltre all’handycap, i giovani
disabili devono essere discriminati anche economicamente. Quali sono i criteri
che vi fanno creare leggi così inique? Forse un/a ragazzo/a
disabile ha meno
esigenze di un adulto? Forse può farcela con 230 € al mese, ed in qualche caso,
con l'accompagnamento, vivere da pascià? Abbiamo sempre pagato le tasse e forse
qualcosa in più, come moltissimi italiani poveri. Sarebbe logico pensare che
siamo tutti uguali, ma non posso non vedere le discriminazioni che vengono
fatte, e non capirne il senso. O forse il criterio di certe leggi sta NELLA
SPERANZA CHE MOLTI DEI NOSTRI FIGLI NON ARRIVINO A 60 ANNI! Allora dico:
preferisco continuare a mettere vestiti usati, comprare ai ragazzi libri usati,
fare gite al posto delle vacanze, ma dare a mia figlia almeno la gioia e la
serenità di una famiglia, sperando che superi di gran lunga i 60 anni, perchè la
dignità di una persona non viene annullata da una malattia o da un handycap. In
ultimo, nel salutarVi, prego che Dio possa darVi la sapienza per guidare il
Paese, l’intelligenza per prendere le giuste decisioni nell’amministrare il
Paese, perchè, almeno davanti a Lui, siamo tutti uguali. Dio Vi benedica.
Cordialmente, Anna S.”.
15
settembre 2007
Una Legge ed un Coordinamento
Nazionale per la Vita Indipendente per il diritto alla Libertà
Ci avviciniamo rapidamente all'appuntamento di
Roma, tappa importantissima per l'obbiettivo comune di veder finalmente
affermato il diritto alla propria Vita Indipendente. Dopo il II° Forum di
Lignano di marzo, i Coordinatori pro tempore del Coordinamento Nazionale Vita
Indipendente Roby Margutti e Dino Baarlam*, unitamente ai comitati regionali ed
alle Associazioni, hanno lavorato per questa prossima Conferenza Nazionale per
la Vita Indipendente, che si svolgerà a Roma dal 4 al 6 ottobre. La nostra
Associazione, da anni impegnata in questa battaglia, sarà presente con alcuni
membri del Consiglio Direttivo, per il comitato del Piemonte e porterà
l'esperienza della delibera regionale per la Vita Indipendente in corso dal
2004, che tutt'ora vede attivati circa 140 progetti. Di seguito l'articolo
scritto da Roby Margutti in preparazione alla Conferenza.
“Vita
Indipendente” è una Filosofia ed un Movimento Europeo di persone con
disabilità grave che opera per una vita di pari opportunità e autodeterminazione
e propone l’assistenza personale autogestita per renderla possibile.
La Vita Indipendente per le persone con
disabilità come per chiunque altro è il diritto fondamentale e
inalienabile all'autodeterminazione della propria esistenza, per affrontare e
controllare in prima persona il proprio presente e il proprio futuro senza
decisioni altrui.
Le persone con disabilità grave devono essere messe nella condizione di vivere
con dignità e avere le stesse opportunità degli altri cittadini. Perché tale
assunto divenga normale quotidianità serve un reale potenziamento dei servizi a
sostegno delle persone e delle famiglie e politiche sociali innovative.
L’approvazione della
“162”
ha reso possibile l’assistenza a gestione indiretta e ha cambiato molte cose;
alcune regioni hanno anche istituito nuovi capitoli di bilancio ed emanato linee
guida per l’assistenza personale per la Vita Indipendente,
considerata lo strumento indispensabile per la conquista di spazi di libertà,
pur in presenza di una grave disabilità, ma il diritto di ogni persona alla Vita
Indipendente è ancora tutto da conquistare. Molto resta ancora da fare.
Il gruppo di ENIL Italia, le agenzie per la
V.I., le associazioni locali e nazionali, i “comitati regionali e locali per la
V.I.” , il folto gruppo di giovani intorno ai siti “Pianetabile”,”Superabile”,”Superando”,
la Mailing List “Vita Indipendente”, le tante persone ed i gruppi
spontanei hanno posto all’ordine del giorno, in questo paese e in tutta Europa,
la necessità di una grande battaglia per l’affermazione del diritto
all’assistenza personale per a Vita Indipendente.
E’ un movimento che ha maturato esperienza e consapevolezza, capacità di
iniziativa e di interlocuzione con le istituzioni e gli enti e
che oggi è chiamato ad assumersi nuove e maggiori
responsabilità, superando la frammentazione che lo contraddistingue e che
rischia di renderlo impotente.
Questo movimento deve darsi una prospettiva e gli strumenti
per sostenere una grande battaglia di civiltà. Lo diciamo dopo aver vissuto in
prima persona l’esperienza dei comitati per la V. I. e dopo aver partecipato a
molti eventi e manifestazioni fra cui:
- “Strasbourg Freedom Drive” incontro con i Parlamentari
Europei in Parlamento Europeo settembre 2003
-"Primo Forum Nazionale sulla Vita Indipendente: analisi e
prospettive" tenutosi sabato 8 e domenica 9 maggio 2004 presso il Centro
Progetto Spilimbergo
-“Manifestazione nazionale” contro il Governo Berlusconi organizzata dalla FISH
il 15 novembre 2005
-“European
Meeting of Centers of Independent Living” a Valencia, novembre 2006.
-"Secondo Forum
Nazionale sulla Vita Indipendente: Organizziamoci" tenutosi a Lignano
Sabbiadoro in marzo 2007.
Questi eventi hanno dimostrato che dal nord al sud c'è un movimento di persone
piene di entusiasmo, consapevoli e disponibili a darsi da fare. E' un movimento
culturalmente nuovo che ha rotto i ponti con il cosiddetto associazionismo
storico e che si pensa protagonista. E' un movimento unitario, indipendente,
libero da condizionamenti di partito, plurale e che si propone un obbiettivo
semplice e allo stesso tempo di difficile realizzazione, ma non più rinviabile:
estendere, su tutto il territorio nazionale, il diritto realmente esigibile
all’assistenza personalizzata per tutte le persone con disabilità grave.
L’assistenza a gestione indiretta (autogestita) - lo ribadiamo- deve essere
riconosciuta a tutte le persone che intendono organizzare la propria
assistenza senza delegare tale compito a terzi.
La competenza esclusiva delle regioni in materia di politiche sociali ha
complicato le cose e con i comuni, consorziati o meno, aumentano
esponenzialmente le difficoltà. Il tentativo di portare il momento decisionale
più vicino al cittadino, paradossalmente, ha reso più difficile e complicato
ottenere il riconoscimento dei diritti. Le compatibilità di bilancio, come
previsto dalla stessa “328”, sono usate per rispondere negativamente alle
richieste di assistenza personalizzata.
Dobbiamo cercare di aprire un tavolo permanente di confronto con il
ministro Ferrero e porre all’attenzione del legislatore la nostra proposta
affinchè il diritto all’assistenza, in tutte le forme previste dalla legge, non
continui a restare solo una possibilità ma diventi, finalmente, un obbligo degli
enti locali ed un diritto, soggettivo, di cittadinanza della persona con
grave disabilità.
A questo proposito i
Comitati per la Vita Indipendente regionali del Piemonte,
Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Toscana, Umbria, Trentino Alto
Adige, Valle D’Aosta, Molise, Marche, si erano dati appuntamento e
parteciperanno con loro nutrite delegazioni alla Conferenza Nazionale:
“Diritto ad una Vita Indipendente: Diritto
alla Libertà”
Conferenza Nazionale
Roma presso “Don Orione” via della Camilluccia
120
Giovedì 4- Venerdì 5- Sabato 6 Ottobre
2007
La Conferenza avrà le
caratteristiche dell'incontro nazionale per riflettere sulle esperienze e per
rilanciare, con forza, in tutta Italia, la battaglia per la Vita Indipendente:
un diritto, non un contributo economico.
Tema centrale della
Conferenza sarà l’assistenza personale per la Vita Indipendente, per i disabili
gravi l’assistenza personale rappresenta un sostegno indispensabile per le pari
opportunità.
Alla conferenza saranno invitati
comitati, associazioni, rappresentanti istituzionali nazionali,
regionali, giuristi e persone che condividono e intendono proseguire questa
necessaria battaglia di libertà.
Con i
rappresentanti delle persone con disabilità, e le persone stesse discuteremo le
proposte di una Legge per la Vita Indipendente, la costituzione del
Coordinamento Nazionale Italiano per la Vita Indipendente, l’importanza di
avere un Pool di giuristi che coadiuvano il Coordinamento e l’indispensabilità
delle Agenzie per la Vita Indipendente.
Con i
rappresentanti istituzionali ed i giuristi ragioneremo su alcune proposte di
Legge Nazionale per la Vita Indipendente, una norma che garantisca il diritto
all’ assistenza personale per la Vita Indipendente, problema vitale.
E’ un diritto che
non può restare, come oggi, solo una possibilità. Deve essere realmente
esigibile; un obbligo degli enti locali ed un diritto soggettivo della
persona con grave disabilità.
Si ricorda che il
l’Albero del Programma del Governo Prodi “Per il bene dell’Italia” nei Nuovi
Diritti
( pag. 17)
riporta: (Recepimento tempestivo delle indicazioni della Convenzione Onu
sulla “Promozione e tutela dei diritti e della dignità delle Persone con
disabilità): Convenzione Internazionale
dei Diritti delle Persone con Disabilità, approvata nel 2006,
sottoscritta dall’ Italia, che, richiamandosi ai principi della Carta delle
Nazioni Unite, all’Articolo 19 (Vivere in maniera indipendente ed essere inclusi
nella comunità), recita: “Gli Stati Parte di questa Convenzione riconoscono
l’eguale diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella comunità, in
pari condizioni di scelta rispetto agli altri membri, e prenderanno misure
efficaci e appropriate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle
persone con disabilità di tale diritto e della piena inclusione e partecipazione
all’interno della comunità, anche assicurando che:
…
(b) le
persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di servizi di sostegno
domiciliare, residenziale o di comunità, compresa l’assistenza personale
necessaria a sostenere la vita e l’inclusione all’interno della comunità e a
prevenire l’isolamento o la segregazione fuori dalla comunità”.
Roby Margutti
vedi anche
l'interrogazione parlamentare
29 agosto 2007
Sanità Piemonte: strumenti tecnologicamente
avanzati per disabili: stanziati 2 milioni di euro
"Il miglioramento della qualità della vita delle persone disabili e delle
loro famiglie, anche attraverso la fornitura di strumenti tecnologicamente
avanzati, costituisce un obiettivo fondamentale di questa amministrazione":
lo ha dichiarato la presidente Mercedes Bresso, illustrando le
importanti novità in materia di ausili tecnici introdotte ieri con una
delibera della Giunta regionale, che prevedono, per il triennio 2007-2009,
uno stanziamento di 2 milioni di euro da destinarsi al finanziamento di
prodotti, attrezzature o sistemi tecnologici destinati a prevenire,
compensare e alleviare una grave e permanente disabilità fisica o sensoriale
che comporti limitazioni alla possibilità di rapportarsi con l'ambiente.
Rientrano in questa categoria, ad esempio, i computer destinati ai soggetti
affetti da sclerosi, gli strumenti di lettura per gli ipovedenti e i
dispositivi che traducono alcune piccole motilità residue - degli occhi,
delle dita o della testa - in una voce artificiale, che consente di
comunicare con gli altri. .Beneficiari del provvedimento sono tutti coloro
riconosciuti come "persone disabili in stato di gravità", minori o adulti,
residenti in Piemonte.
"Il Nomenclatore tariffario delle protesi e degli ausili tecnici del
Ministero - continua Bresso - è stato aggiornato l'ultima volta nel 1999. Le
tecnologie rivolte specificatamente ai disabili che si sono rese disponibili
negli ultimi anni non sono pertanto comprese nell'elenco dei dispositivi
erogati dal Servizio sanitario nazionale, limitando le possibilità di
autonomia e interazione sociale delle persone interessate. Di qui la
decisione della Regione di intervenire con fondi aggiuntivi propri, per
garantire ai disabili piemontesi d'utilizzo dei migliori strumenti
disponibili".
Il contributo massimo erogabile per ciascuna domanda e per ciascun soggetto
richiedente ammonta a 1.500 euro, sperimentalmente per l'anno 2007,
salvo condizioni di particolare gravità che richiedano un aumento della
somma erogata.
La documentazione necessaria dovrà essere presentata all'Ufficio assistenza
protesica distrettuale competente per territorio. Sarà poi compito delle
Unità multidisciplinari di valutazione giudicare l'appropriatezza della
richiesta e formulare la relativa graduatoria, considerando il livello di
inclusione sociale a cui può condurre la tecnologia in oggetto, la gravità
della disabilità, l'età anagrafica e il reddito del richiedente.
La Regione Piemonte, insieme alle Aziende sanitarie regionali, provvederà
alla diffusione delle informazioni relative al contributo, anche attraverso
la rete delle ausilioteche.
La Giunta regionale, con D.G.R. n. 4-6467 del 23.7.07, ha approvato la
definizione dei beneficiari, la tipologia dei dispositivi ammessi al
finanziamento, le modalità di attuazione , l'ammontare dei contributi
erogabili, le modalità di presentazione delle domande, i criteri di
valutazione e l'erogazione dei contributi per l'acquisto di strumenti
tecnologicamente avanzati, rivolti all'autonomia e all'inclusione
sociale. Il provvedimento specifica che l'iniziativa, per l'anno 2007,
riveste carattere sperimentale e che la lettura dei bisogni
espressi dalle richieste costituiranno guida per ulteriori successivi
provvedimenti.
Il beneficiario è:
■
Persona minorenne con disabilità che vive in famiglia o comunità di tipo
familiare, riconosciuta "minore con difficoltà persistenti a svolgere i
compiti e le funzioni della propria età o ipoacusico" con diritto
all'indennità di frequenza, oppure "minore invalido con impossibilità a
deambulare senza l'aiuto permanente di un accompagnatore" oppure"minore
invalido con necessità di assistenza continua non essendo in grado di
compiere gli atti quotidiani della vita" con diritto all'indennità di
accompagnamento.
■
Persona adulta con disabilità che vive sola o in famiglia o in
convivenza (gruppo appartamento, comunità alloggio, convivenza guidata)
riconosciuta "invalido con impossibilità a deambulare senza l'aiuto
permanente di un accompagnatore" oppure "invalido con necessità di
assistenza continua non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani
della vita", con diritto in entrambi i casi dell'indennità di
accompagnamento.
■ Persona cieca civile, minore o adulta, con residuo visivo non superiore
ad un ventesimo titolare di indennità speciale per ciechi parziali o
cieco assoluto titolare di indennità di accompagnamento.
fonte: regione.piemonte.it -
redattore r.f. e r.c.
Per
un dibattito maturo e concreto sulla vita
indipendente
(di Giampiero Griffo*)
Non manca molto alla
Conferenza
Nazionale sulla Vita Indipendente
che si terrà a Roma nei primi giorni di
ottobre, appuntamento programmato
durante il
II
FORUM di Lignano. Questo
approfondito documento, elaborato da uno
dei leader del movimento mondiale delle
persone con disabilità, offre un
prezioso contributo al dibattito che si
terrà in quella sede, nel tentativo di
attivare tutte quelle azioni che
consentano di sostenere una reale
inclusione sociale delle persone con
disabilità
La prossima
Conferenza
Nazionale sulla Vita Indipendente
che si terrà a Roma dal 4 al 6 ottobre
solleva una serie di riflessioni sulla
strategia da perseguire nel nostro Paese
per sviluppare la filosofia/pratica del
diritto alla
vita autonoma,
autodeterminata, indipendente e
interindipendente delle persone con
disabilità.
Questo documento vuole offrire un
contributo al dibattito, rimasto talora
impantanato in discussioni parziali o in
confronti spesso autoreferenziali, e una
serie di proposte concrete di azione cui
ancorare la strategia italiana in
materia.
Il dibattito
internazionale
Il punto di riferimento
obbligato in questo campo è la
Convenzione sui Diritti
delle Persone con Disabilità
approvata il 13 dicembre 2006
dall'Assemblea Generale delle Nazioni
Unite. Tale importante documento
costituisce il punto di arrivo di una
lotta decennale delle organizzazioni di
persone con disabilità per il
riconoscimento dei propri diritti. Esso
afferma infatti che tutelare i diritti
delle persone con disabilità significa
prima di tutto «tutelare i loro
diritti umani».
Per millenni le persone con
disabilità sono state trattate
in maniera discriminatoria e
impoverite socialmente ed
economicamente. Ad esse, infatti, veniva
attribuita l'incapacità a vivere
nella società di tutti. Per
offrire loro la possibilità di vivere,
sono state quindi giustificate politiche
e sostenuti servizi che le segregavano
in istituzioni totali,
in ruoli di dipendenza, all'insegna di
interventi esclusivamente
assistenziali e curativi.
Il paradigma culturale su cui era basata
tale cultura della disabilità
sottolineava che queste persone erano
malate e incapaci e quindi la
società doveva occuparsi di loro. Per
secoli esse sono state espropriate del
diritto di vivere nelle loro comunità di
nascita e di vita, sono state attribuite
loro condizioni di malattia e di
inabilità permanenti, hanno visto
cancellata la propria possibilità di
avere un'opinione e una voce sulla
propria vita. Tutto ciò ha prodotto
istituzioni totali,
dove venivano (e vengono)
rinchiuse per tutta la vita, luoghi
"speciali", dove dovevano essere
trattate e riabilitate prima di
essere inserite nella società.
Negli ultimi decenni il movimento
mondiale delle persone con disabilità
ha rifiutato questa cultura,
dimostrando che la disabilità non è una
condizione soggettiva, causata da
problemi psicofisici, ma che essa dipende
dal modo in cui la società include le
diversità psicofisiche delle persone
nella programmazione del
proprio sviluppo, nella costruzione
degli ambienti fisici, nella
progettazione di beni e servizi, nel
trattamento e nell'accesso ai diritti.
È emerso così che la disabilità
è un rapporto sociale tra le
caratteristiche delle persone e
l'insieme delle politiche, dell'uso
appropriato delle risorse e delle
soluzioni tecniche e tecnologiche, degli
atteggiamenti culturali e sociali che la
società utilizza per trattare le
diversità umane: stiamo parlando insomma
del modello sociale della
disabilità che nella forma più
estrema vede le persone con disabilità
oppresse dal modo in cui la società le
ha trattate per secoli.
La Convenzione
approvata all'ONU sposta questo
modello, sottolineando come sia
necessario tutelare i diritti
umani delle persone con disabilità,
garantendo cioè loro che nessuno sia
trattato in modo discriminatorio sulla
base di una condizione di disabilità e
che gli Stati debbano proibire ogni
discriminazione, garantendo una tutela
legale (articolo 5).
In questo quadro culturale e
legale di riferimento, si inserisce
anche l'articolo 19
della Convenzione, nel quale già il
titolo (Vita indipendente ed
inclusione nella comunità) lega
fortemente la vita indipendente
al superamento delle pratiche
istituzionalizzanti e segregative.
Anche le Comunità Europee,
nell'iniziativa in questo campo, fanno
riferimento al
Community Living, consapevoli
che nei Paesi Comunitari vive più di
mezzo milione di persone con
disabilità in 2.500
megaistituti (progetto
Included in Society, 2004).
In questo senso l'articolo 19
della Convenzione approvata
all'ONU impegna gli Stati che la
ratificheranno a riconoscere «l'eguale
diritto di tutte le persone con
disabilità a vivere nella comunità, con
la stessa libertà di scelta delle altre
persone» e a prendere «misure efficaci e
appropriate al fine di facilitare il
pieno godimento da parte delle persone
con disabilità di tale diritto e della
piena inclusione e partecipazione
all’interno della comunità».
Questo comporta che gli Stati assicurino
che «le persone con disabilità abbiano
la possibilità di scegliere, sulla base
di eguaglianza con gli altri, il proprio
luogo di residenza e dove e con chi
vivere e non siano obbligate a vivere in
una particolare sistemazione abitativa».
Che abbiano inoltre «accesso ad una
serie di servizi di sostegno
domiciliare, residenziale o di comunità,
compresa l’assistenza personale
necessaria per permettere loro di vivere
all’interno della comunità e di
inserirvisi e impedire che esse siano
isolate o vittime di segregazione».
Infine gli Stati devono assicurare che
«i servizi e le strutture della comunità
destinate a tutta la popolazione siano
messe a disposizione, su base di
eguaglianza con gli altri, delle persone
con disabilità e siano adatti ai loro
bisogni».
Al diritto alla vita indipendente e
all'inclusione nella comunità si lega
strettamente anche l'articolo 20
(Mobilità personale)
che impegna gli Stati a «prendere misure
efficaci ad assicurare alle persone con
disabilità la mobilità personale con la
maggiore indipendenza possibile», in
modo tale da «facilitare la mobilità
personale delle persone con disabilità
nei modi e nei tempi da loro scelti ed a
costi sostenibili; agevolare l’accesso
da parte delle persone con disabilità ad
ausili per una mobilità di qualità, a
strumenti, a tecnologie di supporto, a
forme di assistenza da parte di persone
o d’animali addestrati e di mediatori
specializzati, rendendoli disponibili a
costi sostenibili; fornire alle persone
con disabilità e al personale
specializzato che lavora con esse una
formazione sulle tecniche di mobilità;
incoraggiare gli organismi (i soggetti)
che producono ausili alla mobilità,
strumenti e accessori e tecnologie di
supporto a prendere in considerazione
tutti gli aspetti della mobilità delle
persone con disabilità».
Infine, va tenuto conto
dell'«universalità, l’indivisibilità,
l’interdipendenza e interrelazione di
tutti i diritti umani e delle libertà
fondamentali» e della «necessità da
parte delle persone con disabilità di
essere garantite nel loro pieno
godimento senza discriminazioni»,
collegando così gli articoli 19
e 20 a tutti gli altri.
Appare a questo punto evidente che
l'impostazione del'articolo 19 è
il quadro culturale di approccio alla
vita indipendente delle persone con
disabilità.
Conformemente alla
Dichiarazione di Tenerife sulla Vita
Indipendente del 2003 - cui hanno
contribuito teorici del movimento come
Colin Barnes e che
costituisce il riferimento più calzante
- vale dunque la pena ricapitolare che
la Convenzione ONU sottolinea:
- l’eguale diritto di
tutte le persone con disabilità a vivere
nella comunità, con la stessa libertà di
scelta delle altre persone: stessa
libertà, quindi, in tutti i campi;
- la stretta connessione
tra vita indipendente e
percorsi di prevenzione
dell'istituzionalizzazione e di
deistituzionalizzazione;
- l'accesso ad una serie di
servizi di sostegno
domiciliare, residenziale
o di comunità, compresa
l’assistenza personale necessaria per
permettere alle persone con disabilità
di vivere all’interno della comunità e
di inserirvisi, impedendo che esse siano
isolate o vittime di segregazione;
- l'accessibilità e fruibilità
dei servizi e delle strutture
della comunità destinate a tutta la
popolazione, sulla base dell'eguaglianza
con gli altri.
Altro elemento essenziale per
garantire la vita indipendente è il
cosiddetto empowerment
delle persone con disabilità.
Infatti, a causa dell'esclusione sociale
e della mancanza di pari opportunità,
queste ultime, attraverso trattamenti
discriminatori, sono state
impoverite di diritti e di competenze,
vulnerando la loro stessa autostima e la
capacità di affrontare la vita. Questo
significa che la società è
doppiamente responsabile, sia
per l'esclusione sociale che
per l'impoverimento di capacità e
opportunità.
Fondamentale, quindi, è promuovere
azioni di empowerment delle
persone con disabilità che permettano di
accrescerne il grado di autostima e di
capacità per affrontare una vita
indipendente.
Ricordiamo che la parola empowerment
in inglese significa da un lato
"rafforzare le capacità e le
competenze", dall'altro "prendere
potere". Non a caso la Convenzione si
occupa di empowerment proprio
all'articolo 26, dove
impegna gli Stati a prendere «misure
efficaci e appropriate, tra cui il
sostegno tra pari, per permettere alle
persone con disabilità di ottenere e
conservare la massima autonomia, la
piena abilità fisica, mentale, sociale e
professionale, e di giungere alla piena
inclusione e partecipazione in tutti gli
ambiti della vita». Perciò gli
Stati «organizzeranno, rafforzeranno e
estenderanno servizi e programmi
complessivi per l’abilitazione e la
riabilitazione, in particolare nelle
aree della sanità, dell’occupazione,
dell’istruzione e dei servizi sociali».
Da qui emerge con forza la necessità che
il movimento si doti di
strumenti di empowerment,
come la consulenza alla pari,
una rete di informazione e di
orientamento positivo, oltre
che di centri per la vita
indipendente.
Infine va fatta una riflessione
teorica sul significato stesso
di vita indipendente.
DPI Italia (Disabled Peoples'
International) ritiene che sia molto
importante valorizzare le
risorse di una persona con disabilità,
proprio perché ciò le riconosce la sua
dignità di Essere Umano
che, in un’ottica di pari opportunità
rispetto agli altri membri della
società, può e dev'essere messo nelle
condizioni di realizzare il proprio
percorso di vita autonoma,
autodeterminata, indipendente e
interindipendente.
Questi ultimi termini (vita autonoma,
autodeterminata,
indipendente e
interindipendente)
sembrano sinonimi, ma nascondono
una serie di sfumature molto
significative che - pur
indicando processi strettamente
intrecciati tra di loro - necessitano di
una riflessione critica prima di poterli
usare consapevolmente nel linguaggio di
tutti i giorni.
Autonomia
Tutti i figli, in un
periodo determinato della loro vita,
sentono di doversi "autonomizzare"
dalla famiglia di provenienza,
costruendosi spazi di vita, ruoli
sociali, relazioni interpersonali,
esterne alle relazioni parentali, dove
poter vivere esperienze di confronto su
temi essenziali per la crescita di
ognuno: l'amicizia, gli affetti, la
sessualità, il lavoro e così via.
Tale processo di autonomia - comune a
tutti i figli che diventano potenziali
padri e madri - non ha certo un
carattere lineare, essendo bensì
punteggiato da tensioni, scontri e
lacerazioni che ogni volta
caratterizzano inevitabilmente la
separazione di una persona dalle figure
genitoriali o da figure equivalenti.
Infatti il processo di autonomizzazione
riguarda tutte le relazioni
affettive di dipendenza da persone
significative che nel corso
della vita di ognuno possono
rappresentare figure "di rassicurazione"
cui affidare in modo improprio le
proprie sicurezze.
Il livello di affidamento delle proprie
sicurezze ad altre persone varia
naturalmente da persona a persona e a
seconda delle età.
Autodeterminazione
L’autonomia è collegata
alla capacità della persona di
autodeterminarsi - cioè di
volere e saper scegliere - e alla
progressiva assunzione di responsabilità
rispetto alle conseguenze che queste
scelte comportano. Risulta chiaro che
questo processo, più o meno lungo, è
connesso alla capacità di
costruire relazioni esterne alla
famiglia,
superando il pregiudizio - che diventa
spesso convinzione nella stessa
persona con disabilità - che vuole
quest'ultima come sempre
dipendente da qualcuno.
In sintesi si può dire che l’autonomia
e la capacità di
autodeterminarsi siano i
primi passi per poter vivere
esperienze di indipendenza e
interindipendenza.
Indipendenza
Il primo livello di
indipendenza da conseguire è quello di
compiere autonomamente le
attività della vita quotidiana.
In questo caso vi sono condizioni
esterne che possono consentire un più
facile conseguimento di questo
obiettivo, come di quelli successivi (condizioni
economiche favorevoli,
disponibilità di risorse sul territorio
ecc.); è evidente, però, che queste
attività dipendono anche – e in maniera
rilevante - da scelte personali.
Così viaggiare (per
vacanze e/o tempo libero), conseguire la
patente di guida, gestire una
casa propria, costruire una
professionalità sono alcune
delle attività che portano e fanno
vivere situazioni di indipendenza.
Interindipendenza
Lavorare per
un'interindipendenza con la società e
con l’ambiente umano e naturale in cui
si vive rappresenta ancora uno
stadio successivo. In quest’area
si possono includere tutte le attività
con le quali si interagisce con la
società e con molte persone, in forma di
reciproca dipendenza e interscambio.
Cercare e conseguire un lavoro,
costruire uno spazio di
relazioni scelte, costruirsi
una famiglia, agire
nella società in maniera
consapevole,
attraverso azioni politiche, economiche
e sociali, sono tante facce della stessa
medaglia, in cui "giochiamo" con
continuità e in forma strutturata le
capacità di autonomia e indipendenza, in
relazione con la società e le persone
concrete.
La vita indipendente è quindi sia
un percorso individuale
di consapevolezza e di crescita
personale, sia la possibilità di
accedere a beni e servizi di
sostegno, sia l'opportunità di
avere accesso alla società senza
pregiudizio e senza ostacoli e barriere,
in condizioni di pari
opportunità con gli altri.
La situazione italiana
In Italia il movimento per la
vita indipendente ha cominciato a
svilupparsi negli anni Novanta, con la
creazione di
ENIL (European Network of
Independent Living, promosso nel 1989 da
DPI Europe nella Conferenza di
Strasburgo) e grazie a
DPI Italia, con l'avvio di una serie
di esperienze pilota (prevalentemente in
alcune Regioni del Nord), basate per lo
più sulla cosiddetta assistenza
indiretta (brutto termine il quale
mutua il concetto che per essere
assistiti correttamente debbano
intervenire i servizi pubblici, mentre
l'erogazione di una monetizzazione viene
appunto definita un'"assistenza
indiretta". In realtà anche lo Stato si
serve di ditte accreditate che
gestiscono i servizi...).
La possibilità di
autogestirsi un proprio assistente
personale è un elemento
essenziale della vita indipendente,
per poter decidere sui tempi e
le modalità della propria esistenza,
senza dover dipendere da una persona di
assistenza che abbia tempi rigidi e
limitati (le sei o otto ore di lavoro
quotidiano), il cui servizio non sia
mirato alle esigenze della persona che
assiste e che spesso non sia disponibile
in determinati orari (o anche che non
sia abilitata a viaggiare e così via).
Nel 1998, sulla spinta di varie
associazioni, è stata approvata la
Legge 162 che modificando
la
Legge 104/92, ha introdotto tra i
compiti delle Regioni quello di
«disciplinare, allo scopo di garantire
il diritto ad una vita indipendente alle
persone con disabilità permanente e
grave limitazione dell’autonomia
personale nello svolgimento di una o più
funzioni essenziali della vita, non
superabili mediante ausili tecnici, le
modalità di realizzazione di programmi
di aiuto alla persona, gestiti in forma
indiretta, anche mediante piani
personalizzati per i soggetti che ne
facciano richiesta, con verifica delle
prestazioni erogate e della loro
efficacia».
Questa legge ha prodotto in realtà
situazioni estremamente
diversificate: infatti, se un
Comune come quello di Roma
ha previsto da tempo nella disciplina
dei suoi oltre 3.500 beneficiari la
possibilità di accedere a
programmi di assistenza indiretta,
molti altri hanno invece ignorato la
norma o spalmato le risorse sui servizi
tradizionali di assistenza diretta.
Alcune Regioni, poi - prima fra tutte la
Sardegna - hanno
finanziato con propri fondi i progetti
di vita indipendente, coprendo
9.500 beneficiari. E
tuttavia la gran parte delle realtà
italiane è rimasta esclusa, o per
l'incapacità degli enti pubblici o per
le resistenze degli enti accreditati dei
servizi di assistenza diretta.
Nel Comune di Roma è nata l'AVI
(Agenzia per la Vita Indipendente),
promossa dalle associazioni per
sostenere i beneficiari di assistenza
indiretta nelle pratiche
burocratiche e nei percorsi di
empowerment, oltre che
nella selezione degli assistenti
personali.
Successivamente, la
Legge 328/2000 ha introdotto un
fatto nuovo, con l'articolo 14, ovvero
la necessità di concordare su richiesta
dei beneficiari progetti di vita
individuali che consentano la
presa in carico globale e unitaria da
parte di tutti gli enti competenti.
Oggi, poiché si parla di una
legge nazionale per i non
autosufficienti, con alcune
Regioni che hanno già definito
provvedimenti sulla materia, ritorna
all'ordine del giorno dell'agenda
politica la possibilità di discutere di
vita indipendente per le persone
con gravi dipendenze e che non possono
rappresentarsi da sole.
Nel frattempo, però,
l'istituzionalizzazione di persone con
disabilità non autosufficienti viene
ancora disciplinata dal Testo
Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza
n° 773 del 1931, in cui,
agli articoli 153 e 154, esse sono
«internate per ragioni di sicurezza
pubblica e di salute» (sic!). Inoltre,
per quanto sia stato introdotto dalla
Legge
6/2004 l'amministratore di
sostegno per le persone con
disabilità non in grado di
rappresentarsi da sole, l'attività di
tale figura non risulta ancora
ancorata alla tutela dei diritti umani
delle persone che sostiene,
come previsto invece dall'articolo
12 della Convenzione ONU. A ciò
consegue che possa ancora risultare
ovvio violare i diritti umani di
queste persone, internandole in
istituti quando non vi sia la famiglia
(o a volte, ma fortunatamente sempre più
di rado, proprio per volontà della
stessa).
Le proposte
Una Conferenza Nazionale sulla
Vita Indipendente deve quindi
elaborare una piattaforma di richieste
che faccia proprio l'insieme di
queste esigenze, per dare il giusto
respiro culturale e politico alla nostra
battaglia per la vita indipendente.
A mio personale avviso, tale piattaforma
dovrebbe contenere nel preambolo:
- la sottolineatura che
le questioni legate alla piena
inclusione delle persone con disabilità
nella società sono questioni di
diritti umani da rispettare;
- il riferimento alla
Convenzione sui Diritti delle Persone
con Disabilità delle Nazioni Unite,
ricordando che la disabilità «è un
concetto in evoluzione e che [...] è il
risultato dell’interazione tra persone
con minorazioni e barriere attitudinali
ed ambientali, che impedisce la loro
piena ed efficace partecipazione nella
società su una base di parità con gli
altri» (Punto E del
Preambolo alla Convenzione);
- il riferimento
all'«universalità, l’indivisibilità,
l’interdipendenza e interrelazione di
tutti i diritti umani e delle libertà
fondamentali e la necessità da parte
delle persone con disabilità di essere
garantite nel loro pieno godimento senza
discriminazioni» (Punto C del
Preambolo alla Convenzione);
- il riferimento agli
articoli 3
(Principi generali),
9 (Accessibilità),
19 (Vita
indipendente ed inclusione nella
comunità), 20
(Mobilità personale) e
26 (Abilitazione e
riabilitazione) della Convenzione;
- il riferimento alle
iniziative delle Comunità Europee sul
Community Living e il
Piano d'Azione Europeo sulla
Disabilità;
- il riferimento ai
processi di prevenzione
dell'istituzionalizzazione;
Le proposte d'azione
dovrebbero dunque essere le seguenti:
- il riconoscimento dei diritti alla
vita indipendente per le persone con
disabilità, sanciti dalla Convenzione
ONU;
- la necessità di una
rilevazione del numero delle
persone con disabilità con gravi
dipendenze assistenziali e che non
possono rappresentarsi da sole
(in Italia non c'è un dato generalmente
accettato);
- l'approvazione di una legge
nazionale sulla vita indipendente
che:
a) istituisca un fondo nazionale
di risorse certe annuali;
b) consenta l'accesso attraverso
l'articolo 14 della Legge
328/2000 a progetti individuali di
vita indipendente, prevedendo la
gestione diretta del servizio da parte
dei beneficiari (o delle famiglie nel
caso in cui le persone non possano
rappresentarsi da sole), con la libera
scelta dell'assistente personale;
c) la definizione di procedure di
funzionamento del servizio;
d) la possibilità di creare enti di
supporto per assistere i beneficiari che
ne facciano richiesta nella gestione
burocratica e nella selezione del
personale;
e) l'attivazione di servizi di
empowerment territoriali come
centri per la vita indipendente,
servizi di consulenza alla pari,
centri di informazione e
orientamento ai beneficiari;
f) la definizione di un profilo
professionale degli assistenti personali
per la vita indipendente;
- la definizione di un piano
nazionale, regionale e locale di
accessibilità «all’ambiente
fisico, ai trasporti, all’informazione e
alla comunicazione, compresi i sistemi e
le tecnologie di informazione e
comunicazione, e ad altre attrezzature e
servizi aperti o offerti al pubblico» (articolo
9 della Convenzione),
attraverso appropriate politiche di
mainstreaming [l'inserimento della
disabilità in tutti i processi, le
politiche e le strategie delle risorse
umane, N.d.R.], standard di
accessibilità e progettualità basate
sull'Universal Design;
- l'accesso ai servizi non accessibili
attraverso politiche e facilitazioni
tariffarie che prevedano la
gratuità dei servizi per gli assistenti
personali;
- la promozione e il potenziamento di
«servizi e programmi complessivi per
l’abilitazione e la riabilitazione, in
particolare nelle aree della sanità,
dell’occupazione, dell’istruzione e dei
servizi sociali» (articolo 26
della Convenzione);
- politiche concrete di
prevenzione dell'istituzionalizzazione
e
deistituzionalizzazione,
modificando gli articoli 153 e
154 del Testo Unico delle Leggi di
Pubblica Sicurezza n° 773/1931;
- vincolare alla tutela dei
diritti umani l'attività di
supporto dell'amministratore di sostegno
(Legge 6/2004) nei confronti delle
persone che non possono rappresentarsi
da sole, sulla base dell'articolo
12 della Convenzione;
- potenziare i servizi del
cosiddetto "dopo di noi",
qualificandoli in direzione della tutela
e della promozione dei diritti umani,
sanciti anch'essi dalla Convenzione;
- riformulare l'accesso agli
ausili attraverso una revisione
del Nomenclatore Tariffario, basata sul
diritto alla mobilità personale,
sancito dall'articolo 20
della Convenzione.
Tutte queste proposte naturalmente
non sono esaustive, ma
vogliono contribuire a sviluppare un
dibattito maturo sulla vita
indipendente, superando i corporativismi
e i riduzionismi, oltre che attivando
tutte quelle azioni che consentano di
sostenere l'inclusione sociale
delle persone con disabilità: i
veri esperti di questa inclusione siamo
noi. Una volta di più, quindi,
Niente su di Noi senza di Noi!
*Membro del Consiglio Mondiale di
DPI (Disabled Peoples' International).
10 agosto 2007
La nuova delibera 2007 con il ri-finanziamento della
"sperimentazione" in Piemonte
La Regione Piemonte con la delibera
64-6596
del 30 luglio 2007 garantisce per l'anno 2007-2008 la copertura
finanziaria ai progetti finora attivati dalla sperimentazione iniziata nel 2004,
senza nessun aumento, sino a quando non si avranno tutti i risultati del
monitoraggio in corso e si procederà finalmente alla stesura di un regolamento
con linee guida omogenee per tutti i Consorzi.
Vai alla pagina dedicata
10 agosto 2007
Senato. Il diritto alla Vita Indipendente (2)
Nell'articolo sottostante avevamo parlato dell'interrogazione
presentata da 12 senatori, dopo una petizione annunciata al
Senato di diverse associazioni e privati cittadini che chiedono
di cambiare l'articolo 39 comma 2, della legge 104/1992, come
modificato dalla legge 21 maggio 1998, n.162 che prevede solo la
possibilità per le regioni, e non l'obbligo, di costituire un
sistema di assistenza personalizzata ai disabili. Ricordiamo
come recita l'articolo:
"Le regioni, allo scopo di garantire
il diritto ad una vita indipendente alle persone con disabilità
permanente, devono provvedere a disciplinare le modalità di
realizzazione di programmi di aiuto alla persona, gestiti in
forma indiretta, anche mediante piani personalizzati per i
soggetti che ne facciano richiesta, con verifica delle
prestazioni erogate e della loro efficacia". Ecco il testo
integrale dell'interrogazione.
ROSSI FERNANDO,
BENVENUTO,
BIANCO,
CAFORIO,
FORMISANO,
FUDA,
GIAMBRONE,
RAME,
SANTINI,
SCALERA,
THALER AUSSERHOFER,
TIBALDI
- Al Presidente del Consiglio
dei ministri –
Premesso che:
recentemente l'ONU ha approvato la
Convenzione internazionale sui diritti dei disabili,
trattato con il quale si intendono superare i limiti fisici,
i pregiudizi e le lacune legislative che impediscono ai
disabili di vedere riconosciuti a pieno i propri diritti di
esseri umani;
in Italia, secondo l'art. 39, comma
2, della legge 104/1992, come modificato dalla legge 21
maggio 1998, n.162 (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale
del 29 maggio 1998, n. 123) che disciplina gli interventi di
assistenza personale autogestita, "le Regioni possono
provvedere, sentite le rappresentanze degli enti locali e le
principali organizzazioni del privato sociale presenti sul
territorio, (...) a disciplinare allo scopo di garantire il
diritto ad una vita indipendente alle persone con disabilità
permanente e grave limitazione dell'autonomia personale
nello svolgimento di una o più funzioni essenziali della
vita, non superabili mediante ausili tecnici - le modalità
di realizzazione di programmi di aiuto alla persona, gestiti
in forma indiretta, anche mediante piani personalizzati per
i soggetti che ne facciano richiesta, con verifica delle
prestazioni erogate e della loro efficacia";
con la legge 1° marzo 2006, n. 67,
riguardante "Misure per la tutela giudiziaria delle persone
con disabilità vittime di discriminazioni", è entrata in
vigore una nuova normativa che risponde a precise direttive
dell'Unione europea, tendente a promuovere la piena
attuazione dei principi di parità e delle pari opportunità
nei confronti delle persone disabili, al fine di garantire
alle stesse il pieno godimento dei loro diritti civili,
politici, economici e sociali;
diverse associazioni e privati
cittadini stanno chiedendo al Governo, attraverso una
petizione, che è stata annunciata al Senato il giorno 11
luglio 2007 durante la seduta n. 188 (Petizione n. 557),
un'importante modifica al suddetto articolo 39, comma 2,
attraverso la sostituzione di "possono" con il termine
"devono", al fine di imporre alle Regioni la costituzione di
un sistema di assistenza personalizzata ai disabili,
consentendo così ai soggetti interessati di indicare quali
sono le proprie personali esigenze, al fine di ottenere un
servizio più completo e mirato ai bisogni di ognuno,
si chiede di sapere se il Governo
non ritenga opportuno attivarsi affinché divenga un dovere
delle Regioni, e non una semplice facoltà, quello di
pianificare, finanziare e realizzare progetti di vita
indipendente per le persone non autosufficienti, da mettere
in campo anche attraverso la creazione di appositi Fondi da
destinarsi distintamente alla voce "vita indipendente" in
maniera omogenea in tutte le Regioni d'Italia, con
l'affermazione dei principi giuridici in base ai quali essi
siano riconosciuti quali fondi integrativi e non sostitutivi
di altri (come la 328/2000, assistenza sanitaria, assistenza
sociale, e altre provvidenze economiche), non dovendo essere
legati al reddito ISEE, né tanto meno influire sulla
reversibilità della pensione dei genitori, in quanto misure
volte nel loro insieme a rendere qualitativamente migliore
la vita e a tutelare il diritto alla piena dignità
dell'esistenza dei cittadini disabili.
25 luglio 2007
Al
Senato si parla di vita indipendente
Roma -
Un'interrogazione presentata da dodici
senatori a Palazzo Madama, con la quale
si chiede al Governo se non ritenga
opportuno attivarsi affinché divenga un
dovere delle Regioni, e non una semplice
facoltà, quello di pianificare,
finanziare e realizzare progetti di vita
indipendente per le persone non
autosufficienti, da mettere in campo
anche attraverso la creazione di
appositi fondi
I dodici senatori Giorgio
Benvenuto (Ulivo), Enzo
Bianco (Ulivo), Giuseppe
Caforio (Italia dei
Valori), Aniello Formisano
(Italia dei Valori), Pietro Fuda
(Partito Democratico Meridionale), Fabio
Giambrone (Italia dei
Valori), Franca Rame
(Italia dei Valori), Fernando
Rossi (Gruppo Misto), Giacomo
Santini (DC per le
Autonomie-Partito Repubblicano
Italiano-Movimento per l'Autonomia),
Giuseppe Scalera
(Ulivo), Helga Thaler
Ausserhofer (Per le Autonomie)
e Dino Tibaldi
(Comunisti Italiani) hanno presentato in
questi giorni a Palazzo Madama
un'interrogazione per richiamare il
diritto alla vita indipendente
delle persone con una disabilità
permanente e una grave limitazione
dell'autonomia personale nello
svolgimento di una o più funzioni
essenziali della vita.
Nel dettaglio, l'interrogazione è stata
formulata «per sapere se il Governo non
ritenga opportuno attivarsi affinché
divenga un dovere delle Regioni,
e non una semplice facoltà,
quello di pianificare,
finanziare e realizzare progetti di vita
indipendente per le persone non
autosufficienti, da mettere in campo
anche attraverso la creazione di
appositi fondi da destinarsi
distintamente alla voce "vita
indipendente" in maniera omogenea in
tutte le Regioni d'Italia [grassetti
nostri in questa e nella successiva
citazione, N.d.R.]».
Un'iniziativa, quindi, quanto mai
interessante, anche leggendo quanto
dichiarato successivamente nel testo
dell'interrogazione, sempre a proposito
dei fondi da destinare a questi
obiettivi. Vi si chiede infatti
«l'affermazione dei principi giuridici
in base ai quali essi siano riconosciuti
quali fondi integrativi e non
sostitutivi di altri (come la
328/2000, assistenza sanitaria,
assistenza sociale e altre provvidenze
economiche), non dovendo essere
legati al reddito ISEE
[Indicatore Situazione Economica
Equivalente, N.d.R.], né tanto meno
influire sulla reversibilità della
pensione dei genitori, in quanto misure
volte nel loro insieme a rendere
qualitativamente migliore la vita e a
tutelare il diritto alla piena dignità
dell'esistenza dei propri cittadini
disabili».
fonte:
superando.it (S.B.)
5 luglio 2007
Il nostro socio Valerio Perano di Mondovì multato a Loano
Una
vicenda a dir poco spiacevole quella capitata a Valerio ed alla sua assistente
Salima lo scorso sabato 30 giugno a Loano (Sv), cittadina ligure già citata in
articoli precedenti per l'attenzione dedicata ai bagnanti disabili, con spiagge
accessibili ed il servizio della carrozzina da mare Tiralò (vedi
qui sotto).
Ma per loro, quella giornata al mare, ha riservato un inaspettato epilogo
turbolento, conclusa con una denuncia alle Autorità per omissione di soccorso. A
Valerio e Salima va tutta la nostra solidarietà e l'augurio che la brutta
avventura si risolva pacificamente.
Clicca sulla foto piccola per leggere l'articolo pubblicato oggi su La Stampa
ediz. prov. di Cuneo.