Pagina di archivio degli articoli da giugno a dicembre 2007

Archivio articoli 2006

Archivio articoli 1° semestre 2007

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25 dicembre 2007

Finanziaria 2008 e persone disabili

Riproponiamo la sintesi del sito Handylex (vedi sotto) delle "novità" apportate dalla nuova Finanziaria 2008: in sostanza poche briciole che mantengono la situazione delle persone disabili italiane assolutamente critica. Ricordiamo inoltre che, tutte le richieste avanzate al ministro Ferrero nell'occasione della Conferenza di Roma sulla Vita Indipendente, sono state puntualmente disattese.


Il Senato della Repubblica ha approvato, in via definitiva, la manovra finanziaria per il 2008. Forniamo alcune iniziali indicazioni, anticipando alcuni elementi della nostra successiva analisi che comprende anche la presentazione delle disposizioni contenute nel Collegato fiscale alla Finanziaria, e al cosiddetto protocollo del Welfare, disposizioni approvate negli stessi giorni della Finanziaria.
Nel testo approvato della Finanziaria le novità per le persone con disabilità sono estremamente limitate e di scarsa portata innovativa.

Fondo per le non autosufficienze
La Legge Finanziaria per il 2007 (L. 296/2006) aveva istituito il Fondo per le non autosufficienze, per supportare a livello locale l'assistenza a persone con grave dipendenza assistenziale. La Legge Finanziaria per il 2008 ha incrementato di 100 milioni di euro la dotazione per quest'anno che quindi sale a 300 milioni. Per il 2009 il Fondo sarà di 400 milioni di euro. La cifra viene considerata da molti analisti largamente insufficiente a coprire le necessità assistenziali delle persone con grave disabilità.

Fondo per la mobilità dei disabili
È stato istituito presso il Ministero dei Trasporti un nuovo "Fondo per la mobilità dei disabili" che, lungi da quanto farebbe supporre il nome, è destinato a finanziare "interventi specifici destinati alla realizzazione di un parco ferroviario per il trasporto in Italia e all'estero dei disabili assistiti dalle associazioni di volontariato operanti sul territorio italiano". Come è facile intuire, non si tratta di interventi per la piena accessibilità al trasporto pubblico in condizioni di pari opportunità, ma piuttosto di interventi per carrozze ferroviarie (alcune già esistenti) usate prevalentemente per i pellegrinaggi gestiti da alcune associazioni.
Il Fondo è finanziato con 5 milioni di euro nel 2008, e altri 3 per ciascuno degli anni 2009 e 2010, ma vi possono confluire donazioni e sponsorizzazioni di privati o aziende.

5 per mille
È stato confermato lo strumento del 5 per mille Irpef pur limitando la spesa massima a 380 milioni di euro. Come si ricorderà ogni contribuente può destinare il 5 per mille delle imposte dovute allo Stato ad Associazioni ONLUS e di volontariato. Nel testo approvato sono presenti anche misure che dovrebbero rendere più rapida ed efficace la definitiva erogazione del 5 per mille alle associazioni.

Congedi e adozioni
La Legge Finanziaria interviene sul Testo unico sulla maternità e paternità (D. Lgs. 151/2001) rivedendo in modo più favorevole le disposizioni a favore dei genitori adottivi e affidatari. Con le nuove regole il congedo di maternità (5 mesi) può essere fruito dal momento dell'ingresso del minore nel nucleo; nel caso di adozioni internazioni viene ammessa la concessione anche prima dell'ingresso in famiglia nel periodo di permanenza all'estero dei genitori adottivi o affidatari per lo svolgimento delle pratiche burocratiche o di incontro con il minore. Del congedo di maternità può fruire in alternativa anche il padre.
Il congedo parentale, invece, potrà essere fruito dai genitori adottivi e affidatari, qualunque sia l'età del minore entro 8 anni dall'ingresso nel nucleo, entro la maggiore età.

Barriere e servizio civile
Fra le lacune più evidenti della nuova Legge finanziaria si segnala il mancato finanziamento della Legge 13/1989, quella che prevede il contributo per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati.
Vi era inoltre una particolare attesa rispetto al Servizio Civile di cui si avvalgono molte associazioni per il supporto a persone con grave disabilità.
Nelle versioni precedenti all'approvazione, era stata inserita una nuova regola che prevedeva che nell'ambito dei "fondi destinati ai progetti di impiego dei volontari del servizio civile nazionale stabilita una quota di riserva non inferiore al 30 per cento in favore dei progetti aventi finalità di assistenza diretta o indiretta a persone con disabilità fisica, psichica o sensoriale grave". La disposizione avrebbe concesso di garantire lo svolgimento di un numero maggiore di giovani in servizio civile a favore delle persone con handicap grave. La norma proposta è stata soppressa durante l'ultimo esame della Camera.

fonte: handylex.org

 

 

4 dicembre 2007

La Giornata Internazionale delle persone disabili

Ieri, 3 dicembre, in occasione della Giornata Internazionale, molte iniziative e molti interventi. Dal Presidente Napolitano, ai ministri Turco, Ferrero, ecco un riassunto delle testimonianze sui "soliti" problemi: diritto al lavoro, accesso per tutti a tutto, i gravissimi; aspettando che molte di queste parole diventino fatti concreti. Parlando di finanziamenti basta pensare che non ne troviamo per la scuola, per i servizi sociali, ma per le armi SI´! E tanti!! Infatti la Difesa per il 2008 avrà a disposizione 23,5 miliardi di euro: un aumento di risorse dell´11% rispetto alla finanziaria del 2007, che già aveva aumentato il bilancio militare del 12%. Il governo Prodi in due anni ha già aumentato le spese militari del 23%. Ancora più grave è il fatto dei soldi investiti in armi pesanti come i caccia F35, gli Eurofighters e le nuove fregate FREMM (fregate multi missione)...
 

La disabilità - ha affermato il presidente della Repubblica - costituisce "un pesante fardello per chi ne è affetto e per i familiari", ai quali è affidata, in Italia, "in larga misura la gestione concreta di una situazione complessa e difficile". Queste famiglie, ha detto Napolitano devono essere sostenute, alleviate, accompagnate.

E al Quirinale è intervenuto anche il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero "Spero riusciremo ad approvare la ratifica della convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità nel Consiglio dei ministri del 13 dicembre; comunque sono certo che passerà entro la fine dell'anno. Questo servirà a riprendere il rapporto con Regioni e Comuni per costruire uno spazio politico di intervento", anche in vista dell"organizzazione della Conferenza nazionale sulla disabilità prevista nel 2008. Intanto Ferrero ha convocato un tavolo di lavoro che inizierà a confrontarsi su non autosufficienza e diritto al lavoro. "Un lavoro dignitoso per le persone con disabilità. E' il primo articolo della nostra Carta costituzionale a ricordarci che il lavoro è fondamento della nostra Repubblica. Nonostante tale solenne affermazione, ancora tantissime persone con disabilità sono inoccupate ovvero occupate in lavori che non tengono conto delle loro reali capacità e dei loro diritti. Ciascun cittadino, ma ancor di più chi patisce una condizione di limitata abilità, vive il proprio lavoro come condizione necessaria attraverso cui realizzare un progetto di vita indipendente nell'ambito di processi che siano realmente inclusivi. Anche la Convenzione delle Nazioni Unite dedica al tema del lavoro un'attenzione particolare, richiamando il diritto delle persone con disabilità a poter accedere al lavoro in condizioni di parità con gli altri e a potersi mantenere attraverso un lavoro scelto liberamente, in un mercato del lavoro aperto e accessibile a tutti.
Momenti solenni come questo di oggi possono e devono costituire occasione e stimolo per dare nuovo impulso alla costruzione di un sistema che assicuri la massima indipendenza ed inclusione, operando in questa direzione con le persone con disabilità prima ancora che per le persone con disabilità".

Il ministro della Salute, Livia Turco, afferma che  "le tematiche riguardanti le disabilità non siano considerate soltanto per le loro implicazioni strettamente sanitarie e sociali, pur rilevanti, ma sempre di piu' come attinenti all'area assai piu' ampia dei diritti umani". "E', questo- aggiunge Turco- un passaggio obbligato se vogliamo davvero rafforzare la protezione delle persone con disabilita', combattere ogni forma di discriminazione, assicurare 'l'accesso a tutto per tutti'". Dobbiamo, in altre parole, secondo il ministro, riconoscere la persona disabile come soggetto titolare di diritti, e quindi promuovere politiche volte a costruire una "società' per tutti" attraverso una partecipazione attiva delle persone con disabilita' alla vita politica, economica, sociale e culturale, nel rispetto delle diversita'. "E', questo, un passaggio che considero preliminare a qualunque altro intervento. Il ministro ricorda, quindi, la Convenzione Onu, che "tocca tutti gli aspetti connessi alla tutela e alla promozione dei diritti: il diritto alla vita e alla integrita' della persona, all'istruzione, all'educazione, alla formazione ed al lavoro, l'accesso ai servizi, ma anche alla cultura ed al tempo libero, oltre che la protezione da ogni forma di tortura, violenza e maltrattamento, la rappresentanza legale". Per quanto riguarda le competenze specifiche del ministero della Salute, Turco cita alcune azioni concrete: dal rinnovo del Nomenclatore tariffario dei presidi, delle protesi e degli ausili, all'intervento sull'elenco delle patologie escluse dalle visite di controllo per la verifica della permanenza dello stato di invalidità. Inoltre, nel ddl di interventi per la qualita' e la sicurezza del Ssn, presentato come provvedimento collegato alla finanziaria, e' previsto attraverso un articolo appositamente dedicato alla integrazione socio-sanitaria, la necessità di promuovere, in tempi stretti, i punti unici di accesso.

Simona Bellini, presidente del Coordinamento delle famiglie di disabili gravi e gravissimi, denuncia invece: "Si è data una visione un po' troppo rosea del mondo della disabilità - ha detto - che non corrisponde certo alla realtà", fatta di famiglie lasciate sole a fare assistenza ai loro cari 24 ore su 24. "Si parla di handicap - ha continuato - solo come sedia a rotelle e abbattimento di barriere architettoniche, ma i nostri figli non possono neanche muoversi, avrebbero bisogno di ben altro". Una voce fuori dal coro alla quale ha fatto eco anche l'Aniep (Associazione nazionale per la promozione e la difesa dei diritti civili e sociali delle persone handicappate), che ha posto l'accento sulle difficoltà su servizi, prepensionamento, progetti di vita indipendente e invalidi di guerra: "Circa il tema del lavoro, dicono - siamo in uno stato di arretratezza spaventosa, dato che spesso le persone disabili risultano occupate con borse lavoro da 3 euro l'ora".

Ileana Argentin, consigliere delegato per le politiche dell'Handicap, Salute mentale e legge 626 del Comune di Roma, controbatte cosi': "nel comune di Roma i disabili gravi e gravissimi non sono abbandonati. L'amministrazione capitolina è presente sia nell'inserimento scolastico sia nell'assistenza domiciliare. Abbiamo fatto 'salti mortali' per mantenere le cifre adeguate per assistere queste persone anche se, certo, ne servirebbero di piu', soprattutto per i problemi della salute mentale". Ma è d'accordo, invece, Argentin sul fatto che le risorse destinate dallo Stato e dalle Regioni "siano state solo residuali". Da questo punto di vista, conclude la consigliera per l'handicap, "sono con le famiglie, per rivendicare piu' risorse dalle Regioni e dallo Stato. Sinora, per scelta politica, sono state destinate molto piu' agli anziani che ai disabili. Ma si eviti, soprattutto, di fare guerre tra i poveri'".

"In tutte le società, si constata che le persone disabili sono più toccate dalla disoccupazione rispetto alle altre" ha spiegato Edoardo Bellando della Sezione Sviluppo del Dipartimento dell'informazione delle Nazioni Unite a New York. "Questo perché si ritiene che le persone con disabilità non sono impiegati validi e affidabili. Occorre superare l'idea per cui le persone disabili non possono lavorare".
fonte: superabile.it
 

 

25 novembre 2007

Veltroni licenzia il comandante dei vigili di Roma

Il sindaco di Roma Walter Veltroni ha deciso di revocare l'incarico al comandante dei vigili urbani della capitale Giovanni Catanzaro.
  
La decisione, secondo quanto si apprende in Campidoglio, è stata presa dopo la denuncia pubblicata oggi da "Il Messaggero", secondo cui Catanzaro ha usato un permesso per disabili, perso da un'anziana signora, per parcheggiare la sua autovettura personale in divieto di sosta con rimozione forzata in via della Croce, nel centro di Roma, nella serata di venerdi'.

Secondo il quotidiano 'Il Messaggero' il veicolo dal comandante dei vigili urbani di Roma, Giovanni Catanzaro, alle 20.00 circa di venerdi' scorso si sarebbe trovato in via della Croce, pieno centro storico di Roma, parcheggiato in un divieto di sosta con rimozione forzata. Le immagini pubblicate mostra l'Alfa Romeo Brera rossa di Catanzaro 'sistemata' nella traversa di piazza di Spagna: sul cruscotto un permesso da disabile rilasciato dal Comune di Roma, numero 69221R.

Il comandante dei vigili si sarebbe poi recato a cena e poi, alle 21.45, uscito dal ristorante, sarebbe tornato in macchina e andato via tranquillamente. Il tutto sarebbe già abbastanza grave, ma per il Messaggero "c'é di più: il permesso da disabile numero 69221R esposto su quell'Alfa Romeo non sarebbe valido.

Qualcuno, come confermano in Comune, ''ne ha denunciato lo smarrimento e per questa ragione è stato annullato e all'intestataria, una donna di 86 anni, ne e' stato rilasciato un altro con tutt'altro numero''. E ancora: ''ne' al primo permesso ne' al secondo risulta associata la targa'' dell'auto del comandante dei vigili urbani Giovanni Catanzaro. fonte RaiNews24

Beh, che dire su questa notizia...beccato in castagna! Aspettiamo i risvolti e la "difesa" del comandante, anzi ex.

vedi notizie correlate al contrassegno per disabili

 

22 novembre 2007

Approvato dal Consiglio dei Ministri il DDL con le norme sulla non autosufficienza e povertà estrema

Dal sito del Ministero della Solidarietà Sociale ecco di seguito il collegamento al testo del Disegno di legge in questione. Dall'esame del testo non si evidenzia nessun riferimento alla Vita Indipendente, intesa come diritto soggettivo di scelta dei propri assistenti personali.

Al punto 3 della lettera b dell'art.1 si legge: "la previsione che per le persone disabili di cui all’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, il piano personalizzato di cui al punto 2) sia predisposto, in coerenza con l’articolo 14 della legge 8 novembre 2000, n. 328, al fine di realizzare la loro piena integrazione nell’ambito della vita familiare e sociale, nonché nei percorsi dell’istruzione scolastica o professionale e del lavoro".  

E poi al punto 6 lettera c : "la previsione che il Piano biennale sia definito in coerenza con misure volte a favorire l’assunzione da parte dei soggetti non autosufficienti o dei loro familiari di addetti all’assistenza personale o familiare stabilite nell’ambito delle politiche coordinate dalla cabina di regia nazionale di cui all’articolo 1, comma 1156 della legge 27 dicembre 2006, n. 296" (che è la legge Finanziaria 2007).

Si parla inoltre di rafforzamento dei controlli per l'utilizzo del sistema ISEE ed al punto 4 lettera d il testo: "l’individuazione di modalità con cui, nei casi di valori ISEE inferiori alle soglie di cui al punto 3), possano rilevare nella compartecipazione al costo della componente sociale delle prestazioni anche le condizioni economiche delle persone beneficiarie di donazione da parte della persona assistita nei cinque anni antecedenti l’accertamento della condizione di non autosufficienza, entro limiti definiti rispetto al valore della donazione stessa";

Viene istituito, presso il Ministero della Solidarietà Sociale, l’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, con lo scopo di "promuovere la piena integrazione delle persone con disabilità, in attuazione dei principi indicati nella legge 5 febbraio 1992, n. 104 e successive modificazioni nonché dei principi sanciti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità fatta a New York il 13 dicembre 2006" . Per tale Osservatorio " è destinato uno stanziamento annuo di 500 mila euro, a decorrere dall’anno 2008, mediante corrispondente riduzione  sull’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 20, comma 8 della legge 8 novembre  2000, n. 328".

vai al testo completo

Sono 2.615.000 in Italia le persone non autosufficienti, secondo gli ultimi dati resi disponibili dell'Istat. Il dato e' riferito a donne e uomini che presentano da una totale mancanza di autonomia per almeno una delle funzioni che permettono di condurre una vita quotidiana normale. Prendendo in considerazione anche le persone che hanno bisogno di aiuto, anche in parte, per svolgere attivita' essenziali come alzarsi da un letto o da una sedia, lavarsi o vestirsi il numero sale di molto fino a quasi sette milioni, circa il 13% dell'intera popolazione. Piu' nel dettaglio, gli anziani disabili di eta' superiore ai 65 anni rappresentano il 19,3%, mentre sale il numero degli over 80: 47,7% di cui il 38,7% di uomini e 52% di donne.
 

Le discussioni e le vecchie proposte sul Fondo della non autosufficienza

 

14 novembre 2007

Finanziaria 2008: DDL non autosufficienti venerdì 16 novembre in CDM

Il disegno di legge per garantire “diritti certi ed esigibili” alle persone non autosufficienti sarà discusso dal prossimo consiglio dei ministri, convocato per venerdì 16. Lo ha detto il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, rispondendo ad una interrogazione del deputato Antonio Razzi (Italia dei valori) durante il question time alla Camera. Ferrero ha aggiunto che per le nuove misure di sostegno pubblico ai non autosufficienti, pensate “ad evitare che il problema sia scaricato sulle famiglie, come accade ora”, è previsto in finanziaria uno stanziamento di 300 milioni di euro “che spero possano diventare almeno 400 milioni” nel corso dell'iter parlamentare del provvedimento. In materia di disabilità è intervenuto nel question time anche il ministro per i rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, che ha risposto ad una interrogazione dei deputati della Sinistra democratica per il socialismo europeo (prima firmataria Katia Zanotti) sui tempi previsti per la ratifica da parte delle Camere della convenzione Onu sulla promozione e protezione dei diritti e della dignità delle persone disabili. Chiti ha informato il gruppo di lavoro interministeriale (esteri-solidarietà sociale) sta per concludere la sua attività di documentazione. Subito dopo, il disegno di legge di ratifica sarà portato in consiglio dei ministri. Fonte: AGI 14-11-2007

 

Attendiamo con ansia questo DDL dato che sono state presentate alcune importanti modifiche relative al diritto esigibile alla Vita Indipendente autogestita, con riferimenti alla L. 162/98 art. L/ter, da inserirsi nei LEA (livelli essenziali di assistenza), suggerite dal gruppo di lavoro che comprende: coordinatori regionali, realtà locali, associazioni (tra le quali noi), in attesa di strutturare il Coordinamento Nazionale.

 

 

10 novembre 2007

IL CONTRASSEGNO PER LE PERSONE DISABILI: FUTURI SVILUPPI

Il contrassegno europeo per le auto che trasportano persone disabili potrebbe essere adottato anche in Italia, grazie al disegno di legge Nicolais attualmente all'esame del Senato: lo ha reso noto Luca Faccio, attivista per i diritti dei disabili che ha un blog piuttosto seguito e che da tempo si sta battendo per l'introduzione del contrassegno europeo, finora impedita dalla legge sulla privacy. Il simbolo della sedia a rotelle infatti, spiega Faccio, dichiara che una determinata vettura trasporta o viene guidata da un disabile e questo, per alcune associazioni, è ritenuto lesivo della privacy. Questo simbolo, invece, secondo Faccio deve rimanere, "perchè ora è molto più importante garantire che se un cittadino si reca all'estero munito di contrassegno non rischi di venir multato perchè il contrassegno rilasciato dal nostro paese non viene riconosciuto in quel Paese". Il logo della sedia a rotelle, aggiunge, "ha un impatto immediato e viene subito codificato, cambiarlo creerebbe solo caos". Il contrassegno europeo, spiega ancora Faccio, può essere introdotto solo se viene approvato l'articolo 20 del ddl Nicolais, che per l'appunto modifica l'attuale articolo 74 comma 1 della legge sulla privacy che vieta di apporre "simboli o diciture dai quali può desumersi la speciale natura dell'autorizzazione per effetto della sola visione del contrassegno". Per effetto della nuova norma, il divieto riguarderebbe soltanto "diciture dalle quali può individuarsi la persona fisica interessata". In pratica, si potrebbe mettere sull'auto il contrassegno purchè non ci sia il nome o la foto della persona disabile interessata.

Sempre su questo tema pubblichiamo un contributo di Claudio Roberti, sociologo e studioso della disabilità, che affronta il discorso del contrassegno, come dice lui: per dare una scossa...a modo mio!

Vai all'articolo sul contrassegno disabili

Vai al precedente articolo di C. Roberti sulla riforma dell'Accompagnamento

Articoli correlati:  (cambiamenti a Torino)

 

 

7 novembre 2007

VITA INDIPENDENTE IN ABRUZZO: Master dell'Università di Chieti sulla Vita Indipendente

Nella Conferenza di Roma sulla Vita Indipendente, dello scorso ottobre,  per la regione Abruzzo, era presente il  rappresentante Nicolino Di Domenica  che con una relazione (vedi qui il testo integrale) ha illustrato la situazione della regione, e che, con la collaborazione della Consigliera Maria Rosaria La Morgia, è stata preparata una legge regionale sulla v.i. da presentare e si spera da approvare al più presto.

Vogliamo evidenziare anche l'importante iniziativa della facoltà di medicina dell’università di Chieti che ha indetto nel 2007 un master sulla V.I. Questo master, qualora la legge sulla V.I.  venisse approvata, sarà molto utile ai frequentanti perchè saranno loro ad istruire la nuova categoria di lavoratori che si verrebbe a creare: gli assistenti personali ai disabili .

Il master si rivolge a coloro che svolgono la loro attività nell’area della disabilità (nei suoi aspetti psicologici, riabilitativi, socio-sanitari,assistenziali,educativi,biotecnologici o di altra disciplina).Il Master fornisce conoscenze di bioetica, legislazione, fisiopatologia, psicologia, biotecnologie, riabilitazione, sessuologia, sociologia che consentono ai discenti:

            -La comprensione delle basi fisio-patologiche della disabilità, la valutazione del disagio connesso, e la progettazione di interventi che migliorino la qualità della vita e la possibilità di inserimento e/o reinserimento, favorendo la V.I.;

            -La prevenzione degli ostacoli relazionali connessi a rischio di strutturazione disequilibrata di personalità in età evolutiva e che in età adulta rendono più difficile un adeguato reinserimento;     -La promozione dell’utilizzo delle risorse affettive, ivi comprese quelle connesse all’esercizio della sessualità, nella strutturazione della personalità in fase evolutiva e/o la ristrutturazione  di essa dopo un evento traumatico in età adulta.

Visualizza il bando ed il regolamento del Master (vers. Pdf)

Per ulteriori informazioni: e-mail: nicolino.didomenica@tiscali.it

 

 

22 ottobre 2007

Emendamenti alla Finanziaria 2008 a favore della Vita Indipendente

Il Senatore Fernando Rossi del Gruppo Misto, che abbiamo incontrato alla Conferenza di Roma e fermo sostenitore del diritto alla Vita Indipendente ha presentato una serie di emendamenti, ossia proposte da inserire nel disegno di legge, tra i quali alcuni a favore della V.I. Eccoli di seguito:

...

N)

Dopo l’Art. 53, inserire il seguente:

 “Art. 53 bis (Fondo per l’autosufficienza)

 

E’ prevista la costituzione di un “Fondo Nazionale Vita Indipendente” di 500.000.000 di euro per l’anno 2008 per contribuire alle attività delle Regioni che pianificano, finanziano e  realizzano progetti di vita indipendente per le persone non autosufficienti.

 

Conseguentemente all’onere di 500.000.000 di euro, ridurre proporzionalmente tutti gli importi della tabella C.”

...

Q)

Dopo l’art. 58, inserire il seguente :

“art. 58 bis

(Pensioni di invalidità civile)

 

A decorrere dal 1 gennaio 2008, i trattamenti pensionistici di invalidità civile, il cui importo è attualmente definito in 253 euro mensili, sono adeguati all’importo di 516 euro al mese.

 

Conseguentemente ridurre proporzionalmente tutti gli importi della Tabella C.”

 

Per leggere tutti gli emendamenti presentati vai qui

 

 

21 ottobre 2007

Incontro a Fossano sulla Vita Indipendente

Continua in Piemonte il percorso della Vita Indipendente: la nostra Associazione prosegue il cammino informativo ed in collaborazione del Consorzio Monviso solidale di Fossano organizzano il Convegno "Progetto per noi oggi ...e domani" che si svolgerà il prossimo 26 ottobre nella Sala Brut e Bon del Foro Boario in Fossano (Cn), alle ore 9:30. All'incontro, insieme a noi del Consiglio Direttivo ed ai soci delle varie province cuneesi, parteciperanno i funzionari regionali dell'Assessorato alle politiche sociali. gli operatori dei Consorzi e tutte le persone interessate alla Vita Indipendente, con progetti attivi e non, per un dialogo di testimonianza orientato anche alla prossima definizione delle linee guida del regolamento di accesso alle persone disabili convinte ed autodeterminate nella scelta personale degli assistenti autogestiti.

La partecipazione è ovviamente gratuita ed aperta a tutti. Alle ore 13:00 circa è previsto un buffet per i partecipanti.

Programma dell'incontro (versione Pdf)

 

20 ottobre 2007

I Monopoli di Stato hanno evaso 98 miliardi di € di tasse

I giornalisti de Il Secolo XIX Marco Menduni e Ferruccio Sansa, già dal maggio scorso, avevano denunciato dalle pagine del loro giornale evasioni fiscali da parte dei Monopoli di Stato per circa 98 miliardi di euro. Questo ne farebbe la più grande evasione fiscale mai avvenuta in Italia. I soldi delle evasioni sono dovuti in gran parte a slot machine e videopoker che non erano collegate alla rete Sogei (come prescritto dalla legge) ed a sanzioni amministrative mai pagate.

Il meccanismo è semplicissimo: lo Stato trattiene una piccola somma su ogni giocata alle slot-machine. Per questo le macchine dovrebbero essere tutte collegate in rete e monitorate. Ma ecco che, come scoprono la commissione e i magistrati della Corte dei conti, la maggioranza delle slot non è collegata. Questo permetterebbe l’evasione da record. Soldi regalati alle società concessionarie. Non basta. La commissione d’inchiesta punta il dito contro i Monopoli di Stato che (come ricorda la Corte dei conti) non hanno chiesto alle concessionarie il pagamento di nemmeno un euro di multa.
Il direttore generale dei Monopoli è Giorgio Tino, parente di Antonio Maccanico. Sì, proprio quel Tino che venne nominato dal centrodestra e confermato dal governo Prodi nonostante appena un mese prima avesse ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura di Potenza. Quel Giorgio Tino che mentre guidava i Monopoli sedeva nel consiglio di amministrazione di una delle principali multinazionali di distribuzione dei tabacchi.
Accanto a lui, al posto chiave di direttrice delle strategie dei Monopoli, siede Gabriella Alemanno, sorella dell’ex ministro Gianni (An).

L’unica volta che Visco si è degnato di parlare del mondo dei giochi è stato quando il deputato Gianfranco Conte, di Forza Italia, gli ha presentato un’interrogazione. La risposta del vice-ministro Visco - consultabile a pagina 81 del resoconto della seduta della VI Commissione parlamentare Bilancio del 25 luglio 2007 - è lapidaria. Per parlare della questione Visco spreca dieci righe.
Ma l’esordio è significativo: «Onorevole Conte, il ramo dei giochi è un disastro», ammette Visco, che però punta il dito contro la passata gestione di centrodestra: «Alcuni anni fa volevamo avviare un’iniziativa avveniristica, ma non è stato possibile. Volevamo mettere in rete 200mila macchinette. A Las Vegas in rete ce ne sono 60mila. L’altro Paese che ne ha in rete un certo numero è la Svezia che ha 20mila, nonostante gli svedesi siano meno degli italiani e giochino meno.
Noi, invece, ripeto, abbiamo preteso di mettere in rete, in soli due anni, 200mila macchinette. Non poteva che verificarsi un disastro! E adesso lo gestiamo. Già abbiamo dato disposizioni per la sostituzione delle macchinette. Abbiamo ben due interventi della magistratura ordinaria e contabile. Ci dobbiamo muovere senza interferire direttamente sui giudizi sapendo che, se le norme predisposte e le convenzioni stipulate comportano stime per 100 miliardi di euro, probabilmente qualcosa non funziona».
Poco più di un minuto di discorso per liquidare una questione che vale tre manovre finanziarie e almeno dieci tesoretti, e se facciamo un piccolo conto, quanti progetti di vita indipendente potremmo finanziare con il solo 5% di queste tasse?? Calcolando 2 milioni e mezzo di € a regione (più della delibera in vigore in Piemonte che finanzia oltre 150 progetti) sarebbero 50 milioni per anno, quindi per spendere 5 miliardi servirebbero 100 anni!!

 

 

19 ottobre 2007

Torino, contrassegno disabili: "Stop ai furbi ora si cambia"

Il Comune ritira gli 8.500 permessi di sosta: verranno riconsegnati a chi ne ha veramente necessità con un ologramma antitruffa.

TORINO - Palazzo Civico dichiara guerra ai finti disabili. I controlli a tappeto che hanno permesso di scovare i "furbetti" delle strisce gialle, non sono l´unica arma contro l´abuso dei permessi di sosta riservati ai diversamente abili. L´offensiva del Comune prevede, infatti, anche il ritiro e il rinnovo degli 8.500 contrassegni automobilistici su cui sarà applicato un bollino che ne impedirà la contraffazione. Chi spera nel trucco è avvertito: il nuovo sistema non lascerà via di scampo ai falsificatori che esibiscono sul cruscotto i permessi fotocopiati.
L´obiettivo degli assessori Maria Grazia Sestero (viabilità) e Giuseppe Borgogno (polizia municipale) è stato ribadito ieri nella riunione congiunta della seconda e quarta commissione, per discutere un´interpellanza del consigliere di Alleanza Nazionale, Ferdinando Ventriglia. «L´ologramma sul contrassegno - spiega Borgogno - renderà più semplice l´attività di controllo, ma soprattutto renderà più difficile la falsificazione». Il bollino anti-contraffazione permette, dunque, di vigilare su un malcostume che appare alquanto diffuso, secondo i dati della Polizia municipale. Nei primi otto mesi del 2007, infatti, i vigili hanno inflitto 5.500 sanzioni per sosta non consentita negli spazi destinati ai disabili e 203 sanzioni per uso non corretto del contrassegno. Ma non è tutto, perché, nello stesso periodo, sono stati ritirati 49 contrassegni e notificate 32 notizie di reato per uso improprio del permesso per disabili. Le scuse accampate sono le più fantasiose, così come sono creative le modalità di copiatura del contrassegno. C´è chi opta per una semplice fotocopia a colori e addirittura chi si improvvisa artista e riproduce su un cartoncino, piuttosto grossolanamente, i segni e i simboli di un permesso così ambito dai finti portatori di handicap.

«Il Comune - precisa Borgogno - intende contrastare l´uso improprio dei permessi per la sosta assegnati a disabili. E´ un lavoro sofisticato che prevede due tipi di attività: una preventiva e l´altra di controllo su strada dei permessi e dei parcheggi riservati che è diventata una priorità operativa per i vigili urbani».
I controlli, infatti, sono stati intensificati su tutto il territorio cittadino (e non più solamente all´interno della Ztl) ed è stata potenziata l´attività di monitoraggio sulla correttezza e l´utilizzo dei contrassegni attraverso l´intesa sottoscritta con i 51 Comuni della Provincia da Polizia municipale, assessorato alla Viabilità e uffici anagrafici. «E´ un passo in più - aggiunge Borgogno - per tutelare i disabili ed evitare gli abusi dei permessi». Per contrastare, invece, l´abuso del permesso in area Ztl, è allo studio dell´assessorato alla Viabilità l´ipotesi di ridurre, da cinque a tre, il numero di veicoli registrati dalle telecamere nell´area off limits. «E´ un´ipotesi - precisa l´assessore Sestero - che stiamo valutando con le associazioni dei disabili. Questi cambiamenti non modificheranno sostanzialmente il numero dei posti auto: per legge, uno ogni cinquanta deve essere assegnato ai disabili. Diverso è il discorso delle aree di sosta riservate ad personam, dove il Comune utilizza già dei criteri ristrettivi e gli abusi vengono segnalati».
fonte: La Repubblica - di Simona Savoldi

Com'era finora il regolamento dei permessi per disabili a Torino

L'Assessorato all'Urbanistica e Trasporti del Comune di Torino, in base alle normative vigenti, ha istituito il permesso di libera circolazione e sosta, che consente alle persone disabili (motulesi e/o non vedenti) di transitare in zone altrimenti vietate (es. ZTL - Zona Traffico Limitato -; vie riservate ai mezzi pubblici, ecc.) Il Decreto Ministeriale (Ministero dei Lavori Pubblici 14/6/89, n. 236) precisa che: "Nelle aree di parcheggio devono comunque essere previsti, nella misura minima di 1 ogni 50 o frazione di 50, posti auto di larghezza non inferiore a m 3.20, e riservati gratuitamente ai veicoli al servizio di persone disabili. Detti posti auto, opportunamente segnalati, sono ubicati in aderenza ai percorsi pedonali e nelle vicinanze dell'accesso dell'edificio (...). Al fine di agevolare la manovra di trasferimento della persona su sedia a ruote in comuni condizioni atmosferiche, detti posti auto riservati sono, preferibilmente, dotati di copertura". Mentre, in relazione allo speciale contrassegno, il Decreto del Presidente della Repubblica informa che: "Ai minorati fisici con capacità di deambulazione sensibilmente ridotte è rilasciato dai comuni, a seguito di apposita documentata istanza (anche tramite le associazioni di categoria legalmente riconosciute), uno speciale contrassegno che deve essere apposto sulla parte anteriore del veicolo per poter esercitare la facoltà di cui al precedente articolo. Il prototipo di tale contrassegno, che deve contenere appositi spazi per l'indicazione a caratteri indelebili delle generalità e del domicilio del minorato, sarà predisposto ed approvato con decreto del Ministro dei lavori pubblici di concerto con quello dei trasporti entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente regolamento. Il contrassegno è valido per tutto il territorio nazionale".

Esso consente la libera circolazione:

 ·  nelle aree pedonali

 ·  nelle aree verdi

 ·  nelle corsie preferenziali

 ·  nelle zone a traffico limitato es. ZTL (Zona Traffico Limitato), vie riservate ai mezzi pubblici, ecc.

 ·  durante le giornate di blocco del traffico (per esempio il giovedì o la domenica).

A tale riguardo sono stati istituiti nuovi provvedimenti per la circolazione e sosta.

L'articolo 4 bis, dell'ordinanza comunale ai sensi del D.L. n.285 ("Autorizzazione speciale alla circolazione e sosta dei veicoli al servizio di persone disabili") specifica che:

1) le autorizzazioni e le corrispondenti facilitazioni per la circolazione e la sosta dei veicoli al servizio delle persone invalide, riconosciute e garantite alle persone detentrici dello speciale contrassegno previsto dal DPR del 24 luglio 1996 n.503 (regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici) e dal DPR del 16 dicembre 1992 n.495 /regolamento di esecuzione e di attuazione del nuovo codice della strada), sono disciplinate con ordinanza comunale ai sensi del decreto legislativo del 30 aprile 1992 n. 285

2) è vietato avvalersi indebitamente delle suddette facoltà con veicoli che espongono lo speciale contrassegno invalidi, i quali non siano condotti dallo stesso disabile titolare dell'autorizzazione ovvero non siano al servizio diretto ed attuale dell'invalido titolare del contrassegno medesimo

3) è vietato esporre impropriamente lo speciale contrassegno invalidi al di fuori delle condizioni di suo utilizzo legittimo

4) fatta salva l'applicazione delle specifiche sanzioni previste in materia di circolazione stradale, chiunque, in violazione dei commi 2 e 3, fa uso indebito o improprio dello speciale contrassegno invalidi è soggetto alla sanzione amministrativa pecuniaria da 25 euro a 500 euro

 

5) il contrassegno è immediatamente ritirato dall'agente che ne ha accertato l'uso indebito o improprio ed inviato, entro cinque giorni, all'ufficio comunale competente il quale ne dispone la sospensione per un periodo di due mesi decorrenti dall'avvenuto ritiro. Nel caso di ulteriore accertamento delle medesime violazioni l'autorizzazione è revocata


6) lo speciale contrassegno invalidi esposto sul veicolo, nonostante sia scaduto di validità, è immediatamente ritirato dall'agente preposto al controllo ed inviato, entro cinque giorni, all'ufficio comunale competente il quale provvederà al rinnovo qualora ne permangono i requisiti di rilascio

Nelle zone in cui il parcheggio è proibito, tale permesso ha esclusiva validità temporanea, non autorizza la sosta a tempo indeterminato. Alla persona disabile è consentita la sosta solo per il tempo necessario alla discesa dall'automezzo.
Nelle aree di parcheggio a pagamento non custodite, delimitate con le strisce blu, la normativa prevede che vi debba essere almeno un parcheggio riservato (delimitato da strisce gialle) ogni 50 posti.
Per il rilascio del permesso la persona disabile si deve rivolgere al competente Ufficio comunale.
Sarà lo stesso Ufficio che, dopo aver fatto compilare al richiedente un apposito modulo, prenoterà direttamente la visita medico-legale presso l'A.S.L. 3 di Torino.
Il contrassegno (di colore arancione) ha validità massima di cinque anni, trascorsi i quali è possibile rinnovarlo.
Il contrassegno può essere esposto coprendo i dati anagrafici del titolare, ma lasciando in evidenza il numero identificativo e la scadenza.


COME


per ottenere il permesso di libera circolazione è necessario compilare il modulo di richiesta presso il competente Ufficio comunale.
Bisogna essere muniti dei seguenti documenti:

 ·  documento di riconoscimento

 ·  l'ufficio provvede ad acquisire dalla struttura di Medicina Legale dell'ASL la documentazione comprovante il possesso dei requisiti

Se concesso, il Permesso di Circolazione potrà essere ritirato, anche da un incaricato, presso l'Ufficio Permessi di Circolazione
 

DOVE


Comune di Torino - Divisione Ambiente e Mobilità
Settore Esercizio - Ufficio Permessi di Circolazione
Piazzale Valdo Fusi (via Cavour angolo via Accademia Albertina)
Tel 011.442.9033 - 011.442.9034
Fax 011.442.9040
ztlpermessi@comune.torino.it
 

QUANDO


Comune di Torino - Divisione Ambiente e Mobilità
Settore Esercizio - Ufficio Permessi di Circolazione
dal lunedì al venerdì 8.30 - 12.30
 

COSTO

all'atto del ritiro del contrassegno verrà richiesta la somma di Euro 4,39 relativa ai diritti di permesso e di segreteria

 

 

15 ottobre 2007

Il Decreto sulle Patologie esenti da revisione dello stato invalidante

Il Parlamento nel 2006 ha emanato la Legge 80-2006 con la quale "i soggetti portatori di menomazioni o patologie stabilizzate o ingravescenti, inclusi i soggetti affetti da sindrome da talidomide, che abbiano dato luogo al riconoscimento dell'indennità di accompagnamento o di comunicazione sono esonerati da ogni visita medica finalizzata all'accertamento della permanenza della minorazione civile o dell'handicap." e che "con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della salute, sono individuate, senza ulteriori oneri per lo Stato, le patologie e le menomazioni rispetto alle quali sono esclusi gli accertamenti di controllo e di revisione. Si indica inoltre la documentazione sanitaria, da richiedere agli interessati o alle commissioni mediche delle aziende sanitarie locali qualora non acquisita agli atti, idonea a comprovare la minorazione".

Ecco i 12 punti previsti dal Decreto Ministeriale pubblicato il 27 settembre in Gazzetta Ufficiale sulle condizioni patologiche che determinano una grave compromissione dell'autonomia personale e gravi limitazioni delle attività e della partecipazione alla vita comunitaria":

1.       Insufficienza cardiaca in IV classe NHYA refrattaria a terapia

2.       Insufficienza respiratoria in trattamento continuo di ossigenoterapia o ventilazione meccanica

3.       Perdita della funzione emuntoria del rene, in trattamento dialitico, non trapiantabile

4.       Perdita anatomica o funzionale bilaterale degli arti superiori e/o degli arti inferiori, ivi comprese le menomazioni da sindrome da talidomide

5.       Menomazioni dell'apparato osteo-articolare, non emendabili, con perdita o gravi limitazioni funzionali analoghe a quelle delle voci 2 e/o 4 e/o 8

6.       Epatopatie con compromissione persistente del sistema nervoso centrale e/o periferico, non emendabilde con terapia farmacologica e/om chirurgica

7.       Patologia oncologica con compromissione secondaria di organi o apparati

8.       Patologie e sindromi neurologiche di origine centrale o periferica (come al punto 4). Atrofia muscolare progressiva; atassie; afasie; lesione bilaterale combinate dei nervi cranici con deficit della visione; deglutizione; fonazione o articolazione del linguaggio; stato comiziale con crisi plurisettimanali refrattarie al trattamento.

9.       Patologie cromosomiche e/o genetiche e/o congenite con compromissione d'organo e/o apparato che determinino uan o più menomazioni contemplate nel presente elenco

10.    Patologie mentali dell'età evolutiva e adulta con gravi deficit neuropsichici e della vita di relazione

11.    Deficit totale della visione

12.    Deficit totale dell'udito, congenito o insorto nella prima infanzia


Nel Decreto è indicata per ogni voce la documentazione sanitaria, rilasciata da struttura sanitaria pubblica o privata accreditata, idonea a comprovare la patologia o la menomazione, da richiedere alle Commissioni mediche delle Aziende sanitarie locali o agli interessati, solo qualora non sia stata acquisita agli atti o non più reperibile.

Le persone affette da patologie o menomazioni comprese nell'elenco sono esonerate da tutte le visite di controllo o di revisione circa la permanenza dello stato invalidante.

 

 

15 ottobre 2007

L'esempio del FRIULI VENEZIA GIULIA: il F.A.P fondo per l'autonomia possibile

di Roby Margutti*

 

Grazie all’ impegno delle Associazioni dei disabili, in primis I.D.E.A. Onlus e TetraParaplegici del F.V.G., finalmente abbiamo una legge regionale che riconosce e garantisce l’Assistenza Personale per la Vita Indipendente nella nostra regione. Si tratta di una delle leggi in materia più avanzate in Italia e in Europa. Il F.A.P prevede tre tipologie di intervento:

1. Assegno per l’ autonomia (APA): sostanzialmente sostituisce il contributo previsto dall’art. 32 della L.R. 
    10/98;
2. Contributo per l'aiuto familiare: sostituisce la L.R. 24/04 ed è un contributo per chi usufruisce di assistenti 
    personali o badanti.
3. Sostegno alla Vita Indipendente: raccoglie ed integra i Progetti Personali di Vita Indipendente contemplati 
    dalla L. 162/98.

Brevemente indico quali sono i vantaggi per noi disabili gravi e allego una nota informativa che spiega più esaurientemente che cos’è il F.A.P.

Per i disabili gravi c’è l’introduzione del Progetto Personalizzato che consente a chi è in grado di autodeterminarsi di accumulare tutte e 3 le tipologie di intervento. Per i progetti di Vita Indipendente non occorre la presentazione dell’ISEE, e questo rappresenta già una grande conquista in quanto viene riconosciuto il diritto ad una Vita Indipendente a prescindere dal reddito. Il Progetto Personalizzato ha accesso “a sportello”; in pratica può essere chiesto ed elaborato in qualsiasi giorno dell’ anno. Il progetto inizia un mese dopo l’accoglimento e non bisognerà più presentare la domanda entro date stabilite dell’anno. Il regolamento del F.A.P. obbliga gli Ambiti socio – sanitari dei Comuni a destinare almeno il 15% dei fondi per i Progetti di Vita Indipendente. Vi è stato un consistente incremento dei fondi per gli interventi del F.A.P. da parte della Regione. Si auspica che dopo un periodo di “rodaggio” i progetti personalizzati vengano automaticamente rinnovati ogni anno. Bisogna purtroppo anche registrare una nota dolente: per avere accesso all’Assegno per l’Autonomia e al Contributo per il sostegno famigliare è richiesto l’ISEE del nucleo famigliare che non dovrà superare i 35.000 euro. Avevamo avvertito per tempo la Regione che tale richiesta è illegittima in quanto l'articolo 25 della legge n. 328/2000 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”, stabilisce che “ai fini dell'accesso ai servizi disciplinati dalla presente legge, la verifica della condizione economica del richiedente è effettuata secondo le disposizioni previste dal decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 109, come modificato dal decreto legislativo 3 maggio 2000, n. 130" secondo il quale: "per le prestazioni di natura socio-sanitaria erogate a domicilio o in ambiente residenziale a ciclo diurno o continuativo, rivolte a persone con handicap permanente grave, nonché a soggetti ultrasessantacinquenni la cui non autosufficienza fisica o psichica sia stata accertata dalle Unità sanitarie locali, deve essere presa in considerazione la sola situazione economica dell'assistito". Quindi, in base a queste norme, i Comuni, le Province, le ASL e gli altri enti pubblici per il calcolo dell'ISEE (Indicatore Situazione Economica Equivalente) devono prendere in considerazione la situazione economica del solo assistito (e quindi non quella dei congiunti anche se conviventi e tenuti agli alimenti). Su questo punto siamo rimasti inascoltati; ad ogni modo, i riferimenti normativi sopra riportati, consentono alle persone che accedono agli interventi del F.A.P. di rifiutarsi di presentare l’ISEE del nucleo famigliare senza il timore di venire esclusi.

(1) FONDO PER L’AUTONOMIA POSSIBILE E PER L’ASSISTENZA A LUNGO TERMINE NOTA INFORMATIVA

Con Decreto del Presidente della Regione n. 035 del 21/02/007 è stato approvato il Regolamento di attuazione del Fondo per l’autonomia possibile e per l’assistenza a lungo termine, così come previsto dalla LR 6/2006.

Che cos’è il Fondo dell’autonomia possibile?
Il Fondo dell’autonomia possibile è una risorsa che si affianca alla rete dei servizi ad alta integrazione sociosanitaria, per favorire la permanenza delle persone non autosufficienti al proprio  
 domicilio e per sostenere le famiglie nel loro lavoro di cura.
Gli operatori assieme alla persona non autosufficiente e alla sua famiglia elaborano un Progetto personalizzato, che prevede tutti gli interventi necessari e realizzabili in risposta al problema evidenziato.
Tra le diverse soluzioni una possibile risposta è rappresentata dal Fondo dell’autonomia possibile. Nel caso il progetto personalizzato preveda il FAP, il limite ISEE previsto dal regolamento regionale per l’accesso è di € 35.000,00

Il Fondo dell’autonomia possibile si articola in diversi tipi d’intervento che prevedono:
a) assegno per l’autonomia: è un intervento che ha lo scopo di rendere possibile e sostenibile l’assistenza dei familiari a domicilio delle persone in condizioni di grave non autosufficienza;
b) contributo per l’aiuto familiare: è un intervento che ha la finalità di sostenere le situazioni in cui la persona o la famiglia si avvale dell’aiuto di addetti all’assistenza familiare (le cosiddette “badanti”) per le attività assistenziali di cura;
c) sostegno alla vita indipendente: è un intervento che concorre a finanziare i progetti di vita indipendente per le persone con grave disabilità, in grado di autodeterminarsi. Con questa normativa vengono sostituite le regole di applicazione relative all’ assegno di cura, al contributo per il personale addetto all’assistenza familiare e ai progetti relativi alla L.162/98 Ogni Ente gestore del Servizio sociale dei Comuni ha a disposizione, per il Fondo dell’autonomia possibile, una determinata quota, pertanto saranno finanziati i progetti fino alla copertura dello stanziamento messo a disposizione.
A chi è rivolto?
Si rivolge a persone, siano esse anziane, disabili, adulti o minori, che per la loro condizione di non autosufficienza non possono provvedere alla cura della propria persona e mantenere una normale vita di relazione senza l’aiuto determinante di altri.
Che cosa è necessario?
La persona deve essere non autosufficiente o disabile grave. Tale condizione verrà valutata in base ai requisiti previsti dal regolamento sul Fondo per l’autonomia possibile.
• Alla persona destinataria della valutazione viene richiesta la certificazione ISEE del proprio nucleo familiare. Tale certificazione viene rilasciata gratuitamente dai centri autorizzati ( CAAF, patronati, INPS…). Non è necessaria unicamente per i progetti relativi al sostegno alla vita indipendente.
• Alla persona interessata, o chi ne fa le veci, viene richiesta la disponibilità a condividere e sottoscrivere un progetto personalizzato con i servizi sociosanitari.

Il Progetto personalizzato
Il Progetto personalizzato viene elaborato con la persona non autosufficiente o chi ne fa le veci, il suo contesto familiare ed eventuali altre risorse informali. Nel progetto personalizzato vengono sintetizzati i problemi relativi all’assistenza familiare e vengono definiti i risultati attesi, gli interventi necessari, le risorse eventualmente messe a disposizione da parte del settore sociale, da quello sanitario, dal volontariato o dalla cooperazione sociale. Gli interventi previsti dal FAP decorrono dal primo giorno del mese successivo alla definizione del progetto personalizzato che deve essere sottoscritto da parte dell’interessato o da chi ne fa le veci.

Ulteriori informazioni
Coloro che, alla data di entrata in vigore del Regolamento sul Fondo per l’autonomia possibile, risultavano assegnatari per l’anno 2006 di contributi relativi all’assegno di cura, al contributo per addetti all’assistenza familiare (badanti), e/o ai contributi relativi alla legge 162/98, viene mantenuto, per l’anno 2007, lo stesso beneficio.

A chi rivolgersi

Di fronte ai problemi di grave non autosufficienza le persone possono rivolgersi agli operatori dei servizi sociali e/o sanitari.

Roby Margutti  lasfida coop.soc. onlus

 

Pagine correlate: vai alle Delibere del Friuli V. G.

 

11 ottobre 2007

La Conferenza di Roma sulla Vita Indipendente

Vai alla pagina dedicata

 

 

10 ottobre 2007

Welfare: Bolzano, assegno mensile 1.800 euro a disabili gravi

Riforma del welfare nella Provincia autonoma di Bolzano dove per una persona non autosufficiente grave, assistita a casa o in strutture specializzate, ci sarà un assegno mensile fino a 1.800 euro. La misura è stata approvata dal Consiglio provinciale con un vasto consenso: 25 voti a favore, otto astenuti e nessun contrario. La legge è arrivata dopo un lungo dibattito e dopo polemiche sulla possibilità che venisse introdotta anche una quota di spese a carico dei singoli e sulla base del loro reddito. Questa parte è stata stralciata ed ora per ogni persona non autosufficiente - a casa o in struttura assistenziale - ci sarà un assegno. La quantità varia, divisa in quattro gradi di non autosufficienza valutati da esperti. Si va dal primo livello con 520 Euro, al secondo con 900, al terzo con 1.300 e al quarto con 1.800. Il tutto di fronte ad una popolazione che, come ovunque, invecchia sempre più. La riforma scatterà per una prima parte - i non autosufficienti tenuti a casa - dal luglio 2008 quando partiranno i primi assegni. Poi il sistema entrerà lentamente a regime, dal gennaio 2009, anche per chi è assistito in casa di riposo. La spesa prevista è di 50 milioni di euro nel 2008 che balzeranno a 182 milioni l'anno successivo. Gli assistiti nel 2008, secondo le previsioni, saranno 11.700, di cui 8 mila in famiglia e 3.700 in case di riposo. Il diritto all’assegno scatta con cinque anni di residenza. Le risorse saranno gestite da un apposito fondo con denaro della Provincia, della Regione Trentino-Alto Adige, di privati e, in previsione, anche dello Stato. “E’ una pietra miliare nella nostra politica sociale” - ha commentato l’assessore alla sanità ed assistenza Richard Theiner (Svp). Soddisfazione è stata espressa anche dalle organizzazioni sindacali che avevano appunto chiesto interventi tutti a carico dell’ente pubblico oppure sulla base del reddito se fosse stata chiesta una quota di partecipazione ai singoli.

fonte: nonsoloabili

 

22 settembre 2007

La signora Anna denuncia

Pubblichiamo, per gentile concessione della redazione del sito nonsoloabili, la lettera di una mamma di una ragazza, ennesima prova della impossibilità di esercitare il diritto di scelta per le persone con disabilità.

Leggendo il Vostro impegno a riguardo, Vi invio per conoscenza, la lettera che ho spedito, tra i tanti altri, al Ministro Ferrero e ai vari ministeri e Senatori. Nel mio caso, la legge fiscale in atto risulta discriminante 2 volte, perchè mia figlia viene esclusa sia dall’adeguamento delle pensioni, e, poichè una quota di pensione di reversibilità del padre viene data a suo nome, perde anche la detraibilità fiscale, possedendo dal 2006 un reddito che supera i 2.840 euro/annui, che la rende non più fiscalmente a mio carico, ma il reddito è talmente basso che risulta anche soggetto fiscale incapiente. Vi ringrazio per l’attenzione, Anna C. “Buongiorno, innanzitutto Vi ringrazio e chiedo scusa per lo sfogo; faccio riferimento al recente decreto, col quale si approva l'aumento delle pensioni di invalidità, a partire dal 2008, MA SOLO PER I DISABILI ULTRA60enni. Sono madre, peraltro vedova da 18 mesi e disoccupata, di una ragazza dolcissima di 26 anni, disabile psichica al 100%. Per me è impensabile trovare un lavoro, a meno che non decida di relegare in un istituto mia figlia, togliendole il calore e la sicurezza della sua casa e della sua famiglia, dove ci sono due fratelli che la coccolano, giocando e scrivendo o colorando con lei. L’altra possibilità sarebbe quella di pagare una persona che possa tutti i giorni in mia assenza, assistere mia figlia, ma così facendo annullo il beneficio economico del mio lavoro. E ho già provato. Con un lavoro part-time, guadagnando circa 480/500 € mensili, non erano sufficienti a pagare una persona adeguatamente capace di assistere mia figlia per sole 5 ore al giorno. Mi chiedo perchè oltre all’handycap, i giovani disabili devono essere discriminati anche economicamente. Quali sono i criteri che vi fanno creare leggi così inique? Forse un/a ragazzo/a disabile ha meno esigenze di un adulto? Forse può farcela con 230 € al mese, ed in qualche caso, con l'accompagnamento, vivere da pascià? Abbiamo sempre pagato le tasse e forse qualcosa in più, come moltissimi italiani poveri. Sarebbe logico pensare che siamo tutti uguali, ma non posso non vedere le discriminazioni che vengono fatte, e non capirne il senso. O forse il criterio di certe leggi sta NELLA SPERANZA CHE MOLTI DEI NOSTRI FIGLI NON ARRIVINO A 60 ANNI! Allora dico: preferisco continuare a mettere vestiti usati, comprare ai ragazzi libri usati, fare gite al posto delle vacanze, ma dare a mia figlia almeno la gioia e la serenità di una famiglia, sperando che superi di gran lunga i 60 anni, perchè la dignità di una persona non viene annullata da una malattia o da un handycap. In ultimo, nel salutarVi, prego che Dio possa darVi la sapienza per guidare il Paese, l’intelligenza per prendere le giuste decisioni nell’amministrare il Paese, perchè, almeno davanti a Lui, siamo tutti uguali. Dio Vi benedica. Cordialmente, Anna S.”.

 

15 settembre 2007

Una Legge ed un Coordinamento Nazionale per la Vita Indipendente per il diritto alla Libertà

 

Ci avviciniamo rapidamente all'appuntamento di Roma, tappa importantissima per l'obbiettivo comune di veder finalmente affermato il diritto alla propria Vita Indipendente. Dopo il II° Forum di Lignano di marzo, i Coordinatori pro tempore del Coordinamento Nazionale Vita Indipendente Roby Margutti e Dino Baarlam*, unitamente ai comitati regionali ed alle Associazioni, hanno lavorato per questa prossima Conferenza Nazionale per la Vita Indipendente, che si svolgerà a Roma dal 4 al 6 ottobre. La nostra Associazione, da anni impegnata in questa battaglia, sarà presente con alcuni membri del Consiglio Direttivo, per il comitato del Piemonte e porterà l'esperienza della delibera regionale per la Vita Indipendente in corso dal 2004, che tutt'ora vede attivati circa 140 progetti. Di seguito l'articolo scritto da Roby Margutti in preparazione alla Conferenza.

 

 

“Vita Indipendente” è una Filosofia ed un Movimento Europeo  di persone con disabilità grave che opera per una vita di pari opportunità e autodeterminazione e propone l’assistenza personale autogestita per renderla possibile. 

La Vita Indipendente per le persone con disabilità come per chiunque altro è il diritto fondamentale e inalienabile all'autodeterminazione della propria esistenza, per affrontare e controllare in prima persona il proprio presente e il proprio futuro senza decisioni altrui.

Le persone con disabilità grave devono essere messe nella condizione di vivere con dignità e avere le stesse opportunità degli altri cittadini. Perché tale assunto divenga normale quotidianità serve un reale potenziamento dei servizi a sostegno delle persone e delle famiglie e politiche sociali innovative.

L’approvazione della “162” ha reso possibile l’assistenza a gestione indiretta e ha cambiato molte cose; alcune regioni hanno anche istituito nuovi capitoli di bilancio ed emanato linee guida per l’assistenza personale per la Vita Indipendente, considerata lo strumento indispensabile per la conquista di spazi di libertà, pur in presenza di una grave disabilità, ma il diritto di ogni persona alla Vita Indipendente è ancora tutto da conquistare. Molto resta ancora da fare.

Il gruppo di ENIL Italia, le agenzie per la V.I., le associazioni locali e nazionali, i “comitati regionali e locali per la V.I.” , il folto gruppo di giovani intorno ai siti “Pianetabile”,”Superabile”,”Superando”, la Mailing List “Vita Indipendente”, le tante persone ed i gruppi spontanei hanno posto all’ordine del giorno, in questo paese e in tutta Europa, la necessità di una grande battaglia per l’affermazione del diritto all’assistenza personale per a Vita Indipendente.

E’ un movimento che ha maturato esperienza e consapevolezza, capacità di iniziativa e di interlocuzione con le istituzioni e gli enti e che oggi è chiamato ad assumersi nuove e maggiori responsabilità, superando la frammentazione che lo contraddistingue e che rischia di renderlo impotente.

Questo movimento deve darsi una prospettiva e gli strumenti per sostenere una grande battaglia di civiltà. Lo diciamo dopo aver vissuto in prima persona l’esperienza dei comitati per la V. I.  e dopo aver partecipato a molti eventi e manifestazioni fra cui:

- “Strasbourg Freedom Drive” incontro con i Parlamentari Europei in Parlamento Europeo settembre 2003

-"Primo Forum Nazionale sulla Vita Indipendente: analisi e prospettive" tenutosi sabato 8 e domenica 9 maggio 2004 presso il Centro Progetto Spilimbergo
-“Manifestazione nazionale”  contro il Governo Berlusconi organizzata dalla FISH il 15 novembre 2005

-“European Meeting of Centers of Independent Living” a Valencia, novembre 2006.

-"Secondo Forum  Nazionale sulla Vita Indipendente: Organizziamoci" tenutosi a Lignano Sabbiadoro in marzo 2007.

Questi eventi hanno dimostrato che dal nord al sud c'è un movimento di persone piene di entusiasmo, consapevoli e disponibili a darsi da fare. E' un movimento culturalmente nuovo che ha rotto i ponti con il cosiddetto associazionismo storico e che si pensa protagonista. E' un movimento unitario, indipendente, libero da condizionamenti di partito, plurale e che si propone un obbiettivo semplice e allo stesso tempo di difficile realizzazione, ma non più rinviabile:

estendere, su tutto il territorio nazionale, il diritto realmente esigibile all’assistenza personalizzata per tutte le persone con disabilità grave. L’assistenza a gestione indiretta (autogestita) - lo ribadiamo- deve essere riconosciuta a tutte le persone che intendono organizzare la propria assistenza senza delegare tale compito a terzi.

La competenza esclusiva delle regioni in materia di politiche sociali ha complicato le cose e con i comuni, consorziati o meno, aumentano esponenzialmente le difficoltà. Il tentativo di portare il momento decisionale più vicino al cittadino, paradossalmente, ha reso più difficile e complicato ottenere il riconoscimento dei diritti. Le compatibilità di bilancio, come previsto dalla stessa “328”, sono usate per rispondere negativamente alle richieste di assistenza personalizzata.  

Dobbiamo  cercare di aprire un tavolo permanente di confronto con il ministro Ferrero e porre all’attenzione del legislatore la nostra proposta affinchè il diritto all’assistenza, in tutte le forme previste dalla legge, non continui a restare solo una possibilità ma diventi, finalmente, un obbligo degli enti locali ed un diritto, soggettivo, di cittadinanza della persona con grave disabilità.

 

A questo proposito i Comitati per la Vita Indipendente regionali del Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Toscana, Umbria, Trentino Alto Adige, Valle D’Aosta, Molise, Marche, si erano dati appuntamento e parteciperanno con loro nutrite delegazioni alla Conferenza Nazionale:

 

 

“Diritto ad una Vita Indipendente: Diritto alla Libertà”

Conferenza Nazionale

Roma presso “Don Orione” via della Camilluccia 120

Giovedì 4- Venerdì 5- Sabato 6  Ottobre 2007

 

La Conferenza avrà le caratteristiche dell'incontro nazionale per riflettere sulle esperienze e per rilanciare, con forza, in tutta Italia, la battaglia per la Vita Indipendente: un diritto, non un contributo economico.

Tema centrale della Conferenza  sarà l’assistenza personale per la Vita Indipendente, per i disabili gravi  l’assistenza personale rappresenta un sostegno indispensabile per le pari opportunità.

Alla conferenza saranno invitati comitati, associazioni, rappresentanti istituzionali nazionali, regionali, giuristi e persone che condividono e intendono proseguire questa necessaria battaglia di libertà.

Con i rappresentanti delle persone con disabilità, e le persone stesse discuteremo le proposte di una Legge per la Vita Indipendente, la costituzione del Coordinamento Nazionale Italiano per la Vita Indipendente, l’importanza di avere un Pool di giuristi che coadiuvano il Coordinamento e l’indispensabilità delle Agenzie per la Vita Indipendente.

Con i rappresentanti istituzionali ed i giuristi ragioneremo su alcune proposte di Legge Nazionale per la Vita Indipendente, una norma che garantisca il diritto all’ assistenza personale per la Vita Indipendente, problema vitale.

E’ un diritto che non può restare, come oggi, solo una possibilità. Deve essere realmente esigibile; un obbligo degli enti locali ed un diritto soggettivo della persona con grave disabilità.

Si ricorda che il l’Albero del Programma del Governo Prodi  “Per il bene dell’Italia” nei Nuovi Diritti

 ( pag. 17) riporta: (Recepimento tempestivo delle indicazioni della Convenzione Onu sulla “Promozione e tutela dei diritti e della dignità delle Persone con disabilità): Convenzione Internazionale dei Diritti delle Persone con Disabilità, approvata nel 2006, sottoscritta dall’ Italia, che, richiamandosi ai principi della Carta delle Nazioni Unite, all’Articolo 19 (Vivere in maniera indipendente ed essere inclusi nella comunità), recita: “Gli Stati Parte di questa Convenzione riconoscono l’eguale diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella comunità, in pari condizioni di scelta rispetto agli altri membri, e prenderanno misure efficaci e appropriate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e della piena inclusione e partecipazione all’interno della comunità, anche assicurando che:

(b)       le persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di servizi di sostegno domiciliare, residenziale o di comunità, compresa l’assistenza personale necessaria a sostenere la vita e l’inclusione all’interno della comunità e a prevenire l’isolamento o la segregazione fuori dalla comunità”.

Roby Margutti

 

Per informazioni sull’ incontro:


*Roby Margutti Coordinatore pro-tempore, Cooperativa sociale La Sfida Onlus assieme a:

*Dino Barlaam dell' Agenzia per la Vita Indipendente di Roma

 

Stefania Palombi stefania_palombi@yahoo.it che vi fornirà il modulo di iscrizione e vi indicherà le procedure da seguire.

 

Programma (vers. Pdf)

 

vedi anche l'interrogazione parlamentare

 

 

29 agosto 2007

Sanità Piemonte: strumenti tecnologicamente avanzati per disabili: stanziati 2 milioni di euro

"Il miglioramento della qualità della vita delle persone disabili e delle loro famiglie, anche attraverso la fornitura di strumenti tecnologicamente avanzati, costituisce un obiettivo fondamentale di questa amministrazione": lo ha dichiarato la presidente Mercedes Bresso, illustrando le importanti novità in materia di ausili tecnici introdotte ieri con una delibera della Giunta regionale, che prevedono, per il triennio 2007-2009, uno stanziamento di 2 milioni di euro da destinarsi al finanziamento di prodotti, attrezzature o sistemi tecnologici destinati a prevenire, compensare e alleviare una grave e permanente disabilità fisica o sensoriale che comporti limitazioni alla possibilità di rapportarsi con l'ambiente. Rientrano in questa categoria, ad esempio, i computer destinati ai soggetti affetti da sclerosi, gli strumenti di lettura per gli ipovedenti e i dispositivi che traducono alcune piccole motilità residue - degli occhi, delle dita o della testa - in una voce artificiale, che consente di comunicare con gli altri. .Beneficiari del provvedimento sono tutti coloro riconosciuti come "persone disabili in stato di gravità", minori o adulti, residenti in Piemonte.
"Il Nomenclatore tariffario delle protesi e degli ausili tecnici del Ministero - continua Bresso - è stato aggiornato l'ultima volta nel 1999. Le tecnologie rivolte specificatamente ai disabili che si sono rese disponibili negli ultimi anni non sono pertanto comprese nell'elenco dei dispositivi erogati dal Servizio sanitario nazionale, limitando le possibilità di autonomia e interazione sociale delle persone interessate. Di qui la decisione della Regione di intervenire con fondi aggiuntivi propri, per garantire ai disabili piemontesi d'utilizzo dei migliori strumenti disponibili".
Il contributo massimo erogabile per ciascuna domanda e per ciascun soggetto richiedente ammonta a 1.500 euro, sperimentalmente per l'anno 2007, salvo condizioni di particolare gravità che richiedano un aumento della somma erogata.
La documentazione necessaria dovrà essere presentata all'Ufficio assistenza protesica distrettuale competente per territorio. Sarà poi compito delle Unità multidisciplinari di valutazione giudicare l'appropriatezza della richiesta e formulare la relativa graduatoria, considerando il livello di inclusione sociale a cui può condurre la tecnologia in oggetto, la gravità della disabilità, l'età anagrafica e il reddito del richiedente.
La Regione Piemonte, insieme alle Aziende sanitarie regionali, provvederà alla diffusione delle informazioni relative al contributo, anche attraverso la rete delle ausilioteche.

La Giunta regionale, con D.G.R. n. 4-6467 del 23.7.07, ha approvato la definizione dei beneficiari, la tipologia dei dispositivi ammessi al finanziamento, le modalità di attuazione , l'ammontare dei contributi erogabili, le modalità di presentazione delle domande, i criteri di valutazione e l'erogazione dei contributi per l'acquisto di strumenti tecnologicamente avanzati, rivolti all'autonomia e all'inclusione sociale. Il provvedimento specifica che l'iniziativa, per l'anno 2007, riveste carattere sperimentale e che la lettura dei bisogni espressi dalle richieste costituiranno guida per ulteriori successivi provvedimenti.

Il beneficiario è:

Persona minorenne con disabilità che vive in famiglia o comunità di tipo familiare, riconosciuta "minore con difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni della propria età o ipoacusico" con diritto all'indennità di frequenza, oppure "minore invalido con impossibilità a deambulare senza l'aiuto permanente di un accompagnatore" oppure"minore invalido con necessità di assistenza continua non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita" con diritto all'indennità di accompagnamento.

Persona adulta con disabilità che vive sola o in famiglia o in convivenza (gruppo appartamento, comunità alloggio, convivenza guidata) riconosciuta "invalido con impossibilità a deambulare senza l'aiuto permanente di un accompagnatore" oppure "invalido con necessità di assistenza continua non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita", con diritto in entrambi i casi dell'indennità di accompagnamento.

Persona cieca civile, minore o adulta, con residuo visivo non superiore ad un ventesimo titolare di indennità speciale per ciechi parziali o cieco assoluto titolare di indennità di accompagnamento.

Persona sorda civile, minore o adulta, riconosciuta "sordomuta", titolare di indennità di comunicazione.

 n Modulo richiesta di contributo per l'acquisto di sistemi tecnologicamente avanzati rivolti all'autonomia e all'integrazione - anno 2007 (formato .doc)

 n Modulo richiesta in formato Pdf

fonte: regione.piemonte.it - redattore r.f. e r.c.

 

 

27 agosto 2007

Per un dibattito maturo e concreto sulla vita indipendente

(di Giampiero Griffo*)
Non manca molto alla Conferenza Nazionale sulla Vita Indipendente che si terrà a Roma nei primi giorni di ottobre, appuntamento programmato durante il II FORUM di Lignano. Questo approfondito documento, elaborato da uno dei leader del movimento mondiale delle persone con disabilità, offre un prezioso contributo al dibattito che si terrà in quella sede, nel tentativo di attivare tutte quelle azioni che consentano di sostenere una reale inclusione sociale delle persone con disabilità
La prossima Conferenza Nazionale sulla Vita Indipendente che si terrà a Roma dal 4 al 6 ottobre solleva una serie di riflessioni sulla strategia da perseguire nel nostro Paese per sviluppare la filosofia/pratica del diritto alla vita autonoma, autodeterminata, indipendente e interindipendente delle persone con disabilità.
Questo documento vuole offrire un contributo al dibattito, rimasto talora impantanato in discussioni parziali o in confronti spesso autoreferenziali, e una serie di proposte concrete di azione cui ancorare la strategia italiana in materia.

Il dibattito internazionale
Il punto di riferimento obbligato in questo campo è la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità approvata il 13 dicembre 2006 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Tale importante documento costituisce il punto di arrivo di una lotta decennale delle organizzazioni di persone con disabilità per il riconoscimento dei propri diritti. Esso afferma infatti che tutelare i diritti delle persone con disabilità significa prima di tutto «tutelare i loro diritti umani».
Per millenni le persone con disabilità sono state trattate in maniera discriminatoria e impoverite socialmente ed economicamente. Ad esse, infatti, veniva attribuita l'incapacità a vivere nella società di tutti. Per offrire loro la possibilità di vivere, sono state quindi giustificate politiche e sostenuti servizi che le segregavano in istituzioni totali, in ruoli di dipendenza, all'insegna di interventi esclusivamente assistenziali e curativi.
Il paradigma culturale su cui era basata tale cultura della disabilità sottolineava che queste persone erano malate e incapaci e quindi la società doveva occuparsi di loro. Per secoli esse sono state espropriate del diritto di vivere nelle loro comunità di nascita e di vita, sono state attribuite loro condizioni di malattia e di inabilità permanenti, hanno visto cancellata la propria possibilità di avere un'opinione e una voce sulla propria vita. Tutto ciò ha prodotto istituzioni totali, dove venivano (e vengono) rinchiuse per tutta la vita, luoghi "speciali", dove dovevano essere trattate e riabilitate prima di essere inserite nella società.

Negli ultimi decenni il movimento mondiale delle persone con disabilità ha rifiutato questa cultura, dimostrando che la disabilità non è una condizione soggettiva, causata da problemi psicofisici, ma che essa dipende dal modo in cui la società include le diversità psicofisiche delle persone nella programmazione del proprio sviluppo, nella costruzione degli ambienti fisici, nella progettazione di beni e servizi, nel trattamento e nell'accesso ai diritti.
È emerso così che la disabilità è un rapporto sociale tra le caratteristiche delle persone e l'insieme delle politiche, dell'uso appropriato delle risorse e delle soluzioni tecniche e tecnologiche, degli atteggiamenti culturali e sociali che la società utilizza per trattare le diversità umane: stiamo parlando insomma del modello sociale della disabilità che nella forma più estrema vede le persone con disabilità oppresse dal modo in cui la società le ha trattate per secoli.
La Convenzione approvata all'ONU sposta questo modello, sottolineando come sia necessario tutelare i diritti umani delle persone con disabilità, garantendo cioè loro che nessuno sia trattato in modo discriminatorio sulla base di una condizione di disabilità e che gli Stati debbano proibire ogni discriminazione, garantendo una tutela legale (articolo 5).


In  questo quadro culturale e legale di riferimento, si inserisce anche l'articolo 19 della Convenzione, nel quale già il titolo (Vita indipendente ed inclusione nella comunità) lega fortemente la vita indipendente al superamento delle pratiche istituzionalizzanti e segregative.
Anche le Comunità Europee, nell'iniziativa in questo campo, fanno riferimento al Community Living, consapevoli che nei Paesi Comunitari vive più di mezzo milione di persone con disabilità in 2.500 megaistituti (progetto Included in Society, 2004).
In questo senso l'articolo 19 della Convenzione approvata all'ONU impegna gli Stati che la ratificheranno a riconoscere «l'eguale diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella comunità, con la stessa libertà di scelta delle altre persone» e a prendere «misure efficaci e appropriate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e della piena inclusione e partecipazione all’interno della comunità».
Questo comporta che gli Stati assicurino che «le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, sulla base di eguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione abitativa». Che abbiano inoltre «accesso ad una serie di servizi di sostegno domiciliare, residenziale o di comunità, compresa l’assistenza personale necessaria per permettere loro di vivere all’interno della comunità e di inserirvisi e impedire che esse siano isolate o vittime di segregazione».
Infine gli Stati devono assicurare che «i servizi e le strutture della comunità destinate a tutta la popolazione siano messe a disposizione, su base di eguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adatti ai loro bisogni».

Al diritto alla vita indipendente e all'inclusione nella comunità si lega strettamente anche l'articolo 20 (Mobilità personale) che impegna gli Stati a «prendere misure efficaci ad assicurare alle persone con disabilità la mobilità personale con la maggiore indipendenza possibile», in modo tale da «facilitare la mobilità personale delle persone con disabilità nei modi e nei tempi da loro scelti ed a costi sostenibili; agevolare l’accesso da parte delle persone con disabilità ad ausili per una mobilità di qualità, a strumenti, a tecnologie di supporto, a forme di assistenza da parte di persone o d’animali addestrati e di mediatori specializzati, rendendoli disponibili a costi sostenibili; fornire alle persone con disabilità e al personale specializzato che lavora con esse una formazione sulle tecniche di mobilità; incoraggiare gli organismi (i soggetti) che producono ausili alla mobilità, strumenti e accessori e tecnologie di supporto a prendere in considerazione tutti gli aspetti della mobilità delle persone con disabilità».
Infine, va tenuto conto dell'«universalità, l’indivisibilità, l’interdipendenza e interrelazione di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali» e della «necessità da parte delle persone con disabilità di essere garantite nel loro pieno godimento senza discriminazioni», collegando così gli articoli 19 e 20 a tutti gli altri.

Appare a questo punto evidente che l'impostazione del'articolo 19 è il quadro culturale di approccio alla vita indipendente delle persone con disabilità.
Conformemente alla Dichiarazione di Tenerife sulla Vita Indipendente del 2003 - cui hanno contribuito teorici del movimento come Colin Barnes e che costituisce il riferimento più calzante - vale dunque la pena ricapitolare che la Convenzione ONU sottolinea:
- l’eguale diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella comunità, con la stessa libertà di scelta delle altre persone: stessa libertà, quindi, in tutti i campi;
- la stretta connessione tra vita indipendente e percorsi di prevenzione dell'istituzionalizzazione e di deistituzionalizzazione;
- l'accesso ad una serie di servizi di sostegno domiciliare, residenziale o di comunità, compresa l’assistenza personale necessaria per permettere alle persone con disabilità di vivere all’interno della comunità e di inserirvisi, impedendo che esse siano isolate o vittime di segregazione;
- l'accessibilità e fruibilità dei servizi e delle strutture della comunità destinate a tutta la popolazione, sulla base dell'eguaglianza con gli altri. 

Altro elemento essenziale per garantire la vita indipendente è il cosiddetto empowerment delle persone con disabilità. Infatti, a causa dell'esclusione sociale e della mancanza di pari opportunità, queste ultime, attraverso trattamenti discriminatori, sono state impoverite di diritti e di competenze, vulnerando la loro stessa autostima e la capacità di affrontare la vita. Questo significa che la società è doppiamente responsabile, sia per l'esclusione sociale che per l'impoverimento di capacità e opportunità.
Fondamentale, quindi, è promuovere azioni di empowerment delle persone con disabilità che permettano di accrescerne il grado di autostima e di capacità per affrontare una vita indipendente.
Ricordiamo che la parola empowerment in inglese significa da un lato "rafforzare le capacità e le competenze", dall'altro "prendere potere". Non a caso la Convenzione si occupa di empowerment proprio all'articolo 26, dove impegna gli Stati a prendere «misure efficaci e appropriate, tra cui il sostegno tra pari, per permettere alle persone con disabilità di ottenere e conservare la massima autonomia, la piena abilità fisica, mentale, sociale e professionale, e di giungere alla piena inclusione e partecipazione in tutti gli ambiti della vita». Perciò gli Stati «organizzeranno, rafforzeranno e estenderanno servizi e programmi complessivi per l’abilitazione e la riabilitazione, in particolare nelle aree della sanità, dell’occupazione, dell’istruzione e dei servizi sociali».
Da qui emerge con forza la necessità che il movimento si doti di strumenti di empowerment, come la consulenza alla pari, una rete di informazione e di orientamento positivo, oltre che di centri per la vita indipendente


Infine va fatta una riflessione teorica sul significato stesso di vita indipendente.
DPI Italia (Disabled Peoples' International) ritiene che sia molto importante valorizzare le risorse di una persona con disabilità, proprio perché ciò le riconosce la sua dignità di Essere Umano che, in un’ottica di pari opportunità rispetto agli altri membri della società, può e dev'essere messo nelle condizioni di  realizzare il proprio percorso di vita autonoma, autodeterminata, indipendente e interindipendente.
Questi ultimi termini (vita autonoma, autodeterminata, indipendente e interindipendente) sembrano sinonimi, ma nascondono una serie di sfumature molto significative che - pur indicando processi strettamente intrecciati tra di loro - necessitano di una riflessione critica prima di poterli usare consapevolmente nel linguaggio di tutti i giorni.

Autonomia
Tutti i figli, in un periodo determinato della loro vita, sentono di doversi "autonomizzare" dalla famiglia di provenienza, costruendosi spazi di vita, ruoli sociali, relazioni interpersonali, esterne alle relazioni parentali, dove poter vivere esperienze di confronto su temi essenziali per la crescita di ognuno: l'amicizia, gli affetti, la sessualità, il lavoro e così via.
Tale processo di autonomia - comune a tutti i figli che diventano potenziali padri e madri - non ha certo un carattere lineare, essendo bensì punteggiato da tensioni, scontri e lacerazioni che ogni volta caratterizzano inevitabilmente la separazione di una persona dalle figure genitoriali o da figure equivalenti. Infatti il processo di autonomizzazione riguarda tutte le relazioni affettive di dipendenza da persone significative che nel corso della vita di ognuno possono rappresentare figure "di rassicurazione" cui affidare in modo improprio le proprie sicurezze.
Il livello di affidamento delle proprie sicurezze ad altre persone varia naturalmente da persona a persona e a seconda delle età.

Autodeterminazione
L’autonomia è collegata alla capacità della persona di autodeterminarsi - cioè di volere e saper scegliere - e alla progressiva assunzione di responsabilità rispetto alle conseguenze che queste scelte comportano. Risulta chiaro che questo processo, più o meno lungo, è connesso alla capacità di costruire relazioni esterne alla famiglia, superando il pregiudizio - che diventa spesso convinzione nella stessa persona con disabilità - che vuole quest'ultima come sempre dipendente da qualcuno.
In sintesi si può dire che l’autonomia e la capacità di autodeterminarsi siano i primi passi per poter vivere esperienze di indipendenza e interindipendenza.

Indipendenza
Il primo livello di indipendenza da conseguire è quello di compiere autonomamente le attività della vita quotidiana. In questo caso vi sono condizioni esterne che possono consentire un più facile conseguimento di questo obiettivo, come di quelli successivi (condizioni economiche favorevoli, disponibilità di risorse sul territorio ecc.); è evidente, però, che queste attività dipendono anche – e in maniera rilevante - da scelte personali. Così viaggiare (per vacanze e/o tempo libero), conseguire la patente di guida, gestire una casa propria, costruire una professionalità sono alcune delle attività che portano e fanno vivere situazioni di indipendenza.

Interindipendenza
Lavorare per un'interindipendenza con la società e con l’ambiente umano e naturale in cui si vive rappresenta ancora uno stadio successivo. In quest’area si possono includere tutte le attività con le quali si interagisce con la società e con molte persone, in forma di reciproca dipendenza e interscambio.
Cercare e conseguire un lavoro, costruire uno spazio di relazioni scelte, costruirsi una famiglia, agire nella società in maniera consapevole, attraverso azioni politiche, economiche e sociali, sono tante facce della stessa medaglia, in cui "giochiamo" con continuità e in forma strutturata le capacità di autonomia e indipendenza, in relazione con la società e le persone concrete.

La vita indipendente è quindi sia un percorso individuale di consapevolezza e di crescita personale, sia la possibilità di accedere a beni e servizi di sostegno, sia l'opportunità di avere accesso alla società senza pregiudizio e senza ostacoli e barriere, in condizioni di pari opportunità con gli altri.

La situazione italiana
In Italia il movimento per la vita indipendente ha cominciato a svilupparsi negli anni Novanta, con la creazione di ENIL (European Network of Independent Living, promosso nel 1989 da DPI Europe nella Conferenza di Strasburgo) e grazie a DPI Italia, con l'avvio di una serie di esperienze pilota (prevalentemente in alcune Regioni del Nord), basate per lo più sulla cosiddetta assistenza indiretta (brutto termine il quale mutua il concetto che per essere assistiti correttamente debbano intervenire i servizi pubblici, mentre l'erogazione di una monetizzazione viene appunto definita un'"assistenza indiretta". In realtà anche lo Stato si serve di ditte accreditate che gestiscono i servizi...).

La possibilità di autogestirsi un proprio assistente personale è un elemento essenziale della vita indipendente, per poter decidere sui tempi e le modalità della propria esistenza, senza dover dipendere da una persona di assistenza che abbia tempi rigidi e limitati (le sei o otto ore di lavoro quotidiano), il cui servizio non sia mirato alle esigenze della persona che assiste e che spesso non sia disponibile in determinati orari (o anche che non sia abilitata a viaggiare e così via).

Nel 1998, sulla spinta di varie associazioni, è stata approvata la Legge 162 che modificando la Legge 104/92, ha introdotto tra i compiti delle Regioni quello di «disciplinare, allo scopo di garantire il diritto ad una vita indipendente alle persone con disabilità permanente e grave limitazione dell’autonomia personale nello svolgimento di una o più funzioni essenziali della vita, non superabili mediante ausili tecnici, le modalità di realizzazione di programmi di aiuto alla persona, gestiti in forma indiretta, anche mediante piani personalizzati per i soggetti che ne facciano richiesta, con verifica delle prestazioni erogate e della loro efficacia».
Questa legge ha prodotto in realtà situazioni estremamente diversificate: infatti, se un Comune come quello di Roma ha previsto da tempo nella disciplina dei suoi oltre 3.500 beneficiari la possibilità di accedere a programmi di assistenza indiretta, molti altri hanno invece ignorato la norma o spalmato le risorse sui servizi tradizionali di assistenza diretta. Alcune Regioni, poi - prima fra tutte la Sardegna - hanno finanziato con propri fondi i progetti di vita indipendente, coprendo 9.500 beneficiari. E tuttavia la gran parte delle realtà italiane è rimasta esclusa, o per l'incapacità degli enti pubblici o per le resistenze degli enti accreditati dei servizi di assistenza diretta.
Nel Comune di Roma è nata l'AVI (Agenzia per la Vita Indipendente), promossa dalle associazioni per sostenere i beneficiari di assistenza indiretta nelle pratiche burocratiche e nei percorsi di empowerment, oltre che nella selezione degli assistenti personali.
Successivamente, la Legge 328/2000 ha introdotto un fatto nuovo, con l'articolo 14, ovvero la necessità di concordare su richiesta dei beneficiari progetti di vita individuali che consentano la presa in carico globale e unitaria da parte di tutti gli enti competenti.

Oggi, poiché si parla di una legge nazionale per i non autosufficienti, con alcune Regioni che hanno già definito provvedimenti sulla materia, ritorna all'ordine del giorno dell'agenda politica la possibilità di discutere di vita indipendente per le persone con gravi dipendenze e che non possono rappresentarsi da sole.
Nel frattempo, però, l'istituzionalizzazione di persone con disabilità non autosufficienti viene ancora disciplinata dal Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza n° 773 del 1931, in cui, agli articoli 153 e 154, esse sono «internate per ragioni di sicurezza pubblica e di salute» (sic!). Inoltre, per quanto sia stato introdotto dalla Legge 6/2004 l'amministratore di sostegno per le persone con disabilità non in grado di rappresentarsi da sole, l'attività di tale figura non risulta ancora ancorata alla tutela dei diritti umani delle persone che sostiene, come previsto invece dall'articolo 12 della Convenzione ONU. A ciò consegue che possa ancora risultare ovvio violare i diritti umani di queste persone, internandole in istituti quando non vi sia la famiglia (o a volte, ma fortunatamente sempre più di rado, proprio per volontà della stessa).

Le proposte
Una Conferenza Nazionale sulla Vita Indipendente deve quindi elaborare una piattaforma di richieste che faccia proprio l'insieme di queste esigenze, per dare il giusto respiro culturale e politico alla nostra battaglia per la vita indipendente.
A mio personale avviso, tale piattaforma dovrebbe contenere nel preambolo:
- la sottolineatura che le questioni legate alla piena inclusione delle persone con disabilità nella società sono questioni di diritti umani da rispettare;
- il riferimento alla Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità delle Nazioni Unite, ricordando che la disabilità «è un concetto in evoluzione e che [...] è il risultato dell’interazione tra persone con minorazioni e barriere attitudinali ed ambientali, che impedisce la loro piena ed efficace partecipazione nella società su una base di parità con gli altri» (Punto E del Preambolo alla Convenzione);
- il riferimento all'«universalità, l’indivisibilità, l’interdipendenza e interrelazione di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali e la necessità da parte delle persone con disabilità di essere garantite nel loro pieno godimento senza discriminazioni» (Punto C del Preambolo alla Convenzione);
- il riferimento agli articoli 3 (Principi generali), 9 (Accessibilità), 19 (Vita indipendente ed inclusione nella comunità), 20 (Mobilità personale) e 26 (Abilitazione e riabilitazione) della Convenzione;
- il riferimento alle iniziative delle Comunità Europee sul Community Living e il Piano d'Azione Europeo sulla Disabilità;
- il riferimento ai processi di prevenzione dell'istituzionalizzazione;
 

Le proposte d'azione dovrebbero dunque essere le seguenti:
- il riconoscimento dei diritti alla vita indipendente per le persone con disabilità, sanciti dalla Convenzione ONU;
- la necessità di una rilevazione del numero delle persone con disabilità con gravi dipendenze assistenziali e che non possono rappresentarsi da sole (in Italia non c'è un dato generalmente accettato);
- l'approvazione di una legge nazionale sulla vita indipendente che:
      a) istituisca un fondo nazionale di risorse certe annuali;
      b) consenta l'accesso attraverso l'articolo 14 della Legge 328/2000 a progetti individuali di vita indipendente, prevedendo la gestione diretta del servizio da parte dei beneficiari (o delle famiglie nel caso in cui le persone non possano rappresentarsi da sole), con la libera scelta dell'assistente personale;
      c) la definizione di procedure di funzionamento del servizio;
     d) la possibilità di creare enti di supporto per assistere i beneficiari che ne facciano richiesta nella gestione burocratica e nella selezione del personale;
     e) l'attivazione di servizi di empowerment territoriali come centri per la vita indipendente, servizi di consulenza alla pari, centri di informazione e orientamento ai beneficiari;
      f) la definizione di un profilo professionale degli assistenti personali per la vita indipendente;
- la definizione di un piano nazionale, regionale e locale di accessibilità «all’ambiente fisico, ai trasporti, all’informazione e alla comunicazione, compresi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione, e ad altre attrezzature e servizi aperti o offerti al pubblico» (articolo 9 della Convenzione), attraverso appropriate politiche di mainstreaming [l'inserimento della disabilità in tutti i processi, le politiche e le strategie delle risorse umane, N.d.R.], standard di accessibilità e progettualità basate sull'Universal Design;
- l'accesso ai servizi non accessibili attraverso politiche e facilitazioni tariffarie che prevedano la gratuità dei servizi per gli assistenti personali;
- la promozione e il potenziamento di «servizi e programmi complessivi per l’abilitazione e la riabilitazione, in particolare nelle aree della sanità, dell’occupazione, dell’istruzione e dei servizi sociali» (articolo 26 della Convenzione);
- politiche concrete di prevenzione dell'istituzionalizzazione e deistituzionalizzazione, modificando gli articoli 153 e 154 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza n° 773/1931;
- vincolare alla tutela dei diritti umani l'attività di supporto dell'amministratore di sostegno (Legge 6/2004) nei confronti delle persone che non possono rappresentarsi da sole, sulla base dell'articolo 12 della Convenzione;
- potenziare i servizi del cosiddetto "dopo di noi", qualificandoli in direzione della tutela e della promozione dei diritti umani, sanciti anch'essi dalla Convenzione;
- riformulare l'accesso agli ausili attraverso una revisione del Nomenclatore Tariffario, basata sul diritto alla mobilità personale, sancito dall'articolo 20 della Convenzione.

Tutte queste proposte naturalmente non sono esaustive, ma vogliono contribuire a sviluppare un dibattito maturo sulla vita indipendente, superando i corporativismi e i riduzionismi, oltre che attivando tutte quelle azioni che consentano di sostenere l'inclusione sociale delle persone con disabilità: i veri esperti di questa inclusione siamo noi. Una volta di più, quindi, Niente su di Noi senza di Noi!

*Membro del Consiglio Mondiale di DPI (Disabled Peoples' International).

 

 

10 agosto 2007

La nuova delibera 2007 con il ri-finanziamento della "sperimentazione" in Piemonte

La Regione Piemonte con la delibera 64-6596 del 30 luglio 2007 garantisce per l'anno 2007-2008 la copertura finanziaria ai progetti finora attivati dalla sperimentazione iniziata nel 2004, senza nessun aumento, sino a quando non si avranno tutti i risultati del monitoraggio in corso e si procederà finalmente alla stesura di un regolamento con linee guida omogenee per tutti i Consorzi.

Vai alla pagina dedicata

 

 

10 agosto 2007

Senato. Il diritto alla Vita Indipendente (2)

Nell'articolo sottostante avevamo parlato dell'interrogazione presentata da 12 senatori, dopo una petizione annunciata al Senato di diverse associazioni e privati cittadini che chiedono di cambiare l'articolo 39 comma 2, della legge 104/1992, come modificato dalla legge 21 maggio 1998, n.162 che prevede solo la possibilità per le regioni, e non l'obbligo, di costituire un sistema di assistenza personalizzata ai disabili. Ricordiamo come recita l'articolo: "Le regioni, allo scopo di garantire il diritto ad una vita indipendente alle persone con disabilità permanente, devono provvedere a disciplinare le modalità di realizzazione di programmi di aiuto alla persona, gestiti in forma indiretta, anche mediante piani personalizzati per i soggetti che ne facciano richiesta, con verifica delle prestazioni erogate e della loro efficacia". Ecco il testo integrale dell'interrogazione.

ROSSI FERNANDO, BENVENUTO, BIANCO, CAFORIO, FORMISANO, FUDA, GIAMBRONE, RAME, SANTINI, SCALERA, THALER AUSSERHOFER, TIBALDI

 

- Al Presidente del Consiglio dei ministri

 

Premesso che:

recentemente l'ONU ha approvato la Convenzione internazionale sui diritti dei disabili, trattato con il quale si intendono superare i limiti fisici, i pregiudizi e le lacune legislative che impediscono ai disabili di vedere riconosciuti a pieno i propri diritti di esseri umani;

in Italia, secondo l'art. 39, comma 2, della legge 104/1992, come modificato dalla legge 21 maggio 1998, n.162 (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 29 maggio 1998, n. 123) che disciplina gli interventi di assistenza personale autogestita, "le Regioni possono provvedere, sentite le rappresentanze degli enti locali e le principali organizzazioni del privato sociale presenti sul territorio, (...) a disciplinare allo scopo di garantire il diritto ad una vita indipendente alle persone con disabilità permanente e grave limitazione dell'autonomia personale nello svolgimento di una o più funzioni essenziali della vita, non superabili mediante ausili tecnici - le modalità di realizzazione di programmi di aiuto alla persona, gestiti in forma indiretta, anche mediante piani personalizzati per i soggetti che ne facciano richiesta, con verifica delle prestazioni erogate e della loro efficacia";

con la legge 1° marzo 2006, n. 67, riguardante "Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni", è entrata in vigore una nuova normativa che risponde a precise direttive dell'Unione europea, tendente a promuovere la piena attuazione dei principi di parità e delle pari opportunità nei confronti delle persone disabili, al fine di garantire alle stesse il pieno godimento dei loro diritti civili, politici, economici e sociali;

diverse associazioni e privati cittadini stanno chiedendo al Governo, attraverso una petizione, che è stata annunciata al Senato il giorno 11 luglio 2007 durante la seduta n. 188 (Petizione n. 557), un'importante modifica al suddetto articolo 39, comma 2, attraverso la sostituzione di "possono" con il termine "devono", al fine di imporre alle Regioni la costituzione di un sistema di assistenza personalizzata ai disabili, consentendo così ai soggetti interessati di indicare quali sono le proprie personali esigenze, al fine di ottenere un servizio più completo e mirato ai bisogni di ognuno,

si chiede di sapere se il Governo non ritenga opportuno attivarsi affinché divenga un dovere delle Regioni, e non una semplice facoltà, quello di pianificare, finanziare e realizzare progetti di vita indipendente per le persone non autosufficienti, da mettere in campo anche attraverso la creazione di appositi Fondi da destinarsi distintamente alla voce "vita indipendente" in maniera omogenea in tutte le Regioni d'Italia, con l'affermazione dei principi giuridici in base ai quali essi siano riconosciuti quali fondi integrativi e non sostitutivi di altri (come la 328/2000, assistenza sanitaria, assistenza sociale, e altre provvidenze economiche), non dovendo essere legati al reddito ISEE, né tanto meno influire sulla reversibilità della pensione dei genitori, in quanto misure volte nel loro insieme a rendere qualitativamente migliore la vita e a tutelare il diritto alla piena dignità dell'esistenza dei cittadini disabili.

 

 

 

25 luglio 2007

Al Senato si parla di vita indipendente

Roma - Un'interrogazione presentata da dodici senatori a Palazzo Madama, con la quale si chiede al Governo se non ritenga opportuno attivarsi affinché divenga un dovere delle Regioni, e non una semplice facoltà, quello di pianificare, finanziare e realizzare progetti di vita indipendente per le persone non autosufficienti, da mettere in campo anche attraverso la creazione di appositi fondi


I dodici senatori Giorgio Benvenuto (Ulivo), Enzo Bianco (Ulivo), Giuseppe Caforio (Italia dei Valori), Aniello Formisano (Italia dei Valori), Pietro Fuda (Partito Democratico Meridionale), Fabio Giambrone (Italia dei Valori), Franca Rame (Italia dei Valori), Fernando Rossi (Gruppo Misto), Giacomo Santini (DC per le Autonomie-Partito Repubblicano Italiano-Movimento per l'Autonomia), Giuseppe Scalera (Ulivo), Helga Thaler Ausserhofer (Per le Autonomie) e Dino Tibaldi (Comunisti Italiani) hanno presentato in questi giorni a Palazzo Madama un'interrogazione per richiamare il diritto alla vita indipendente delle persone con una disabilità permanente e una grave limitazione dell'autonomia personale nello svolgimento di una o più funzioni essenziali della vita.
Nel dettaglio, l'interrogazione è stata formulata «per sapere se il Governo non ritenga opportuno attivarsi affinché divenga un dovere delle Regioni, e non una semplice facoltà, quello di pianificare, finanziare e realizzare progetti di vita indipendente per le persone non autosufficienti, da mettere in campo anche attraverso la creazione di appositi fondi da destinarsi distintamente alla voce "vita indipendente" in maniera omogenea in tutte le Regioni d'Italia [grassetti nostri in questa e nella successiva citazione, N.d.R.]».
Un'iniziativa, quindi, quanto mai interessante, anche leggendo quanto dichiarato successivamente nel testo dell'interrogazione, sempre a proposito dei fondi da destinare a questi obiettivi. Vi si chiede infatti «l'affermazione dei principi giuridici in base ai quali essi siano riconosciuti quali fondi integrativi e non sostitutivi di altri (come la 328/2000, assistenza sanitaria, assistenza sociale e altre provvidenze economiche), non dovendo essere legati al reddito ISEE [Indicatore Situazione Economica Equivalente, N.d.R.], né tanto meno influire sulla reversibilità della pensione dei genitori, in quanto misure volte nel loro insieme a rendere qualitativamente migliore la vita e a tutelare il diritto alla piena dignità dell'esistenza dei propri cittadini disabili».
fonte: superando.it (S.B.)

 

 

5 luglio 2007

Il nostro socio Valerio Perano di Mondovì multato a Loano

Una vicenda a dir poco spiacevole quella capitata a Valerio ed alla sua assistente Salima lo scorso sabato 30 giugno a Loano (Sv), cittadina ligure già citata in articoli precedenti per l'attenzione dedicata ai bagnanti disabili, con spiagge accessibili ed il servizio della carrozzina da mare Tiralò (vedi qui sotto).

Ma per loro, quella giornata al mare, ha riservato un inaspettato epilogo turbolento, conclusa con una denuncia alle Autorità per omissione di soccorso. A Valerio e Salima va tutta la nostra solidarietà e l'augurio che la brutta avventura si risolva pacificamente.

Clicca sulla foto piccola per leggere l'articolo pubblicato oggi su La Stampa ediz. prov. di Cuneo.

 

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