L’INDENNITA’ DI  ACCOMPAGNAMENTO, UN ISTITUTO IN VIA DI LIQUIDAZIONE-ESTINZIONE: BREVE ANALISI E PROPOSTE MIRATE

di Claudio Roberti*

Azione monotematica/politematica: V.I. - Accompagno.

Sono fondatamente convinto, avendolo articolato brevemente nel precedente contributo per l’ assemblea, che ENIL Italia debba restare un organismo a centralità  monotematica in materia di Vita Indipendente,ma con u grande elemento innovativo: Come O. n G. di ampio raggio fra centri/periferie deve essere capace elaborare contenuti e confrontarsi su tutte quelle grandi  politematiche direttamente e/o indirettamente giustapposte alla materia V. I.. Fare nuova azione programmatica al presente-futuro vuol dire anche sapere ed  organizzarsi in tal senso. Trovare alleanze – confluenze verso organismi altri, significa anche saper portare contenuti critico- propositivi. L’atto necessario di aderire alla FISH rientra in tutto questo ed anche ben  oltre. La questione dell’ accompagno in fase di rapida-avanzata  liquidazione…riguarda uno di quei temi a grande collegamento diretto.

Senso,artifizi, effetti  di una discriminazione.

Con questo intervento non ritengo utile soffermarmi su  caratteristiche giuridiche e funzioni già egregiamente trattate in un recente intervento di Carlo Giacobini (1) e ben articolato dallo stesso durante la nostra ultima assemblea di ENIL Italia. Sintetizzando in forma molto semplificata quanto esposto con grande rigore da Giacobini, nell’ultima manovra di settembre 2011, sono stati immessi una serie di sbarramenti in batteria di sequenza (se superi il primo, trovi il secondo e così via.). Essi riducono l’accompagno in termini di una prestazione residuale, rivolta a quei pochi “fortunati” che possono sfuggire ad una pretestuosa griglia selettiva dalle maglie molto strette. L’indennità secondo questa costruzione strumentale dovrà tramutare la regola in eccezione, piegando la realtà a mere convinzioni ideologiche da arbitrio del potere. La citata impalcatura accampa finanche la pretesa di stabilire ciò che “proprio e ciò che è “improprio”….fondando solo su pre-concetti, banali stereotipi di maniera. Insomma, delle trovate strumentali finalizzate al bieco fine di  tagliare, sic et sempliciter.

Si sappia che ciò che risulta essere per noi proprio, possiamo definirlo in primo luogo solo noi medesimi. Questo in quanto tecnici delle nostre vicende e lo strumento scientifico metodologico è dato solo dagli ICF dell’ OMS. I veri politici (pochi) e politicanti (molti), lo capiscano una volta per tutte!

In quel provvedimento non vi è nulla di apodittico, anche se traspare chiaramente che  la cosa è stata studiata da chi ha conoscenze e volontà da accanimento  fiscale su di noi, ma rispetto alla complessità della nostra tematica non ha alcuna cultura che vada oltre i soliti clichet. Anzi, rispetto alla nostra realtà non è neanche al sillabario, perché sappiamo che i bambini sono intelligenti e liberi da orpelli mentali!.

Allora,con tali referenti elevati al rango di parlamentari e ministri,l’ atto di acculturare diviene molto difficile, forse impossibile. Sono vari anni che si tenta di liquidare in fretta questo incomodo, l’inizio dei lavori risale al 1994 e quella data non è un caso.

La campagna mediatica all’ insegna di pinocchio su sedia a ruote servi a preparare un dato clima. Poi, vi è stato il procedimento  medico legale,direi inquisitorio-poliziesco; una notoria campagna ancora in atto. Una sorta di triennio del terrore all’ insegna del tutti all’ INPS….però appare   evidente che il teorema  non ha dato i risultati sperati. Certo, i falsi invalidi ci sono e lo sapevamo,però le dimensioni sono molto più ristrette e questo si evince già dai  primi dati forniti dall’ INPS. In ogni caso, sappiamo anche che di  questa vergogna non sono responsabili i veri:vedi ceto politico con corporazione medica in correità. Caso strano, chi si dimena sulla faccenda dei falsi invalidi non vuole parlare di questo presupposto fondamentale! Come mai?!.

Comunque, tornando alle famigerate verifiche INPS, su cui vedremo i dati statistici definitivi,al momento vi è già una certezza:  malgrado arbitri, forzature, scorrettezze che al più si ipotizza saranno materia di ricorso; sono emersi “falsi invalidi” in percentuali intorno al 10%, quindi siamo ben distanti dalle dimensioni  propagandate da taluni personaggi politici su cui tornerò alla fine.

Allora, per continuare ad attaccare l’istituto dell’ accompagno occorreva anche dell’altro…ed ecco che partendo dai reiterati  problemi economici derivanti da una svolta epocale mai capita (altro che crisi…) ed affrontata da dilettanti di parte,si è pensato bene di manovrare ancora  su di noi.        

Dopo aver devastato gli interventi assistenziali generali che ci riguardano, assieme alle reversibilità toccano uno dei nostri pochi diritti esigibili senza proporre alcuna alternativa seria, sostenibile; i danni saranno multipli e in seguito li argomento, malgrado in sintesi.  

L’accompagno è stato  un istituto dotato di alti contenuti da argomentare, ma da almeno 20 anni necessita di una seria riforma. Bene, avere posizioni dotate di contenuti forti significa avanzare proposta concrete in tal senso. Però questo andava fatto quando non se ne parlava, non quando vi è la necessità di affermare con durezza. Dire questo vuol dire solo stimolare una pacata riflessione a fini  costruttivi. Oggi questo serve, anche per altri argomenti che ci riguardano.

Allora, mettiamoci a lavoro per una seria, corretta e reale riforma di questo istituto. Partiamo da cosa c’è, ma se necessario andiamo oltre. Iniziamo a farlo prossimamente, in prospettiva di una nuova stagione politica. Ovviamente, con il contributo di tutti noi.   

Il vero senso socio culturale di questo istituto.

Per quanto riguarda il nostro paese l’accompagno fece modernizzazione, piaccia o non. Sottolineo che si tratta di  uno dei primi istituti di diritto dotati di esigibilità da parte di noi a-vitruviani, esso ha rappresentato l’ inizio di una tendenza verso la nostra liberazione dagli odierni serragli,intesi come istituzioni totali. Faccio parte di quella generazione che iniziò ad uscire….grazie all’ accompagno. Infatti, chi vi lavorò sin dagli anni ’70 sa bene che questo istituto non lo volemmo per i falsi invalidi, e neanche per chi è in stato di senilità del corpo (meritevole di grande rispetto ed attenzione, ma di altri interventi mirati). Anzi, tornando alla faccenda di ciò che sarebbe proprio/improprio…forse è necessario chiarire qualche passaggio in materia di ragionamento ipotetico deduttivo: il concetto di accompagno materiale è strettamente giustapposto alla gamma d’azioni del soggetto. In tal caso si deve trattare di tipologie di azioni necessitanti del supporto altrui, pena impedimenti generici e/o specifici. Ecco perché è stato necessario riconoscere tale emolumento a chi studia,  lavora, guida l’ automobile, scopa (con o senza pillole) o semplicemente socializza in forma primaria e meglio ancora secondaria. In sostanza, gli atti quotidiani a cui si riferisce la L. 18/80 e la giurisprudenza conseguente fondano buona parte della loro legittimità sul citato approccio geometrico.

L’accompagno nacque per i giovani “handicappati”, onde farli uscire fuori!. Chi è veramente dentro le nostre tematiche in termini di vissuto e competenza tecnica, non può che confermare questo dato di fatto a connotazione storico  sociologica. Malgrado differenziazioni territoriali e/o temporali, il dato generale resta questo. Ad esempio, saper leggere i dati ISTAT di “disabilitàincifre” rende chiarezza anche in qui (2).

Il significato di quell’intervento verso la singola persona deve essere sempre contestualizzato, quindi continuiamo ad entrare in un quadro di riferimento procedendo per punti:I). L’accompagno è fondamentale per chi studia, per noi lo studio è decisivo. E’ li che  si gioca tanto del nostro presente e futuro, ovvero del senso della nostra presenza fra tutti. Non a caso si trattava di un’ indennità verso la persona. Legarla  al reddito, peggio se familiare, è una forzatura. Un atto scellerato e sporco: la mala fede trasferita in politica;II). Per quei pochi che svolgono regolare lavoro (dipendente o non) rappresenta una forma di aiuto minimale per ottemperare agli impegni lavorativi quotidiani. Toglierlo o decurtarlo significa mettere detta persona in condizioni di insostenibilità dell’ impegno lavorativo. In altre parole, altri disoccupati bisognevoli di assistenza totale;III). Per quella maggioranza che non lavora (inoccupati e/o disoccupati) rappresenta un supporto finalizzato a forme di aiuto alla persona fra attività quotidiane domiciliari e collaterali. Negare e/o decurtare questa prestazione significa abbandonare  la persona necessitante. Poi, nei casi in cui il territorio non offre altro i risultati sarebbero trancianti di netto. Nell’accezione generale, si tratterebbe di passare da uno stato di povertà relativa verso la deriva della povertà assoluta. I passaggi dalla sedentarietà domiciliare al ricovero nelle istituzioni totali costituirebbe uno scenario non solo altamente probabile, direi certo;IV). Di fatto l’ accompagno rappresenta una sorta di assegno di cura minimalista,quindi è giustapposto per generica analogia ai LIVEAS, ma non li ottempera. A mio vedere qui risiede uno dei noccioli dell’ incostituzionalità, visto l’ Articolo 2;V). Secondo il Titolo V°della Costituzione  l’assistenza è materia delle Regioni, lo stato centrale deve intervenir solo ai sensi dell’ articolo 117, punto M. Pertanto, mettere mano in quel modo a questa normativa è contrastante con la Costituzione. Chi vuol far credere di vantare una cultura federale dovrebbe sapere tali cose….la Conferenza Stato–Regioni intervenga, è un suo diritto/dovere;VI). E’ fin troppo evidente che l’ accompagno non garantisce la V. I., esso talvolta può aprire a scampoli spazio-temporali di v. i. (le minuscole sono  d’obbligo), ma per chi la V. I. NON la tiene…a volte può essere una boccata di ossigeno vitale!

Per chi la V. I. la vive recando un reddito personale medio-basso l’accompagno serve per ottemperare al dovere del pagamento dei contributi INPS-INAIL verso gli assistenti personali. Inoltre, serve per gestirli adeguatamente….pecunia non olet. Non si dimenticasse che costoro, stranieri e italiani, sono delle persone che hanno dei bisogni sempre più seri e poi invecchieranno anche loro…non sono degli ausili da buttare via quando inutili.

L’ accompagno e il senso del welfare

E’ nella natura dei fatti sociali che anche un grande istituto a distanza di tanti anni dalla sua promulgazione necessita di una riforma. Le istituzioni democratiche di un paese dovrebbero servire a questo. In un paese serio e corretto lo stato sociale costituisce un diritto, ma in primo luogo uno strumento organizzativo funzionale al sistema paese. Una riforma dell’ accompagno dovrebbe seguire tali criteri basilari. Se si volesse ragionare in termini colti e corretti (scientifici) si dovrebbe sapere che la crisi dello stato sociale vuol dire il superamento di quegli interventi all’insegna del tutto a tutti allo stesso modo, insomma la classica assistenza a pioggia!. E’ chiaro che tale modello classico è un cimelio inutile, dannoso. In generale, gli stati artefici del welfare questo lo hanno capito da tempo,intervenendo in modi equi ed efficaci. In Italia, taluni dilettanti del governare (centrali e periferici)  hanno interpretato quella tendenza in termini di tagli lineari a pioggia…e tra quelli che avversano l’accompagno vi è molto di questa cultura ideologica stereotipata. Dietro vi è molta ignoranza tematica, ma anche tanta  mala fede intellettuale. Anche il ricorso a vanvera al  concetto di sussidiarietà rientra in questo ambito. I frequenti richiami al “dono individuale, le opere di bene”….rientrano in una ben precisa e conosciuta filosofia sociale molto ricorrente in Padania, quindi esportata come verità assoluta in Terronia. Eh, anche il Regno delle due Sicilie erogava assistenza…si trattava dei proventi annonari elargiti dai Borbone:in occasione di talune ricorrenze (S. Ferdinando, Piedigrotta e altre feste) si donava olio e grano ai poveri disgraziati da sfamare. Gli altri stati italiani pre-unitari elargivano provvidenze sostanzialmente simili. Questo è il modello arcaico  a cui dobbiamo aspirare per il futuro prossimo?!. No grazie!!!   

IL modello di welfare state da perseguire è quello particolaristico strutturale (a volte residuale): In altre parole erogare in base ai bisogni reali e mirati, senza sprechi. Si tratta di un “vestito su misura” che garantisce dei risultati che diano risposte funzionali al sistema paese ed alla persona esposta.

Ovviamente, per fare questo bisogna ricorrere alla fiscalità generale, non escludendo soluzioni in termini di  tassa di scopo. Ciò vuol dire non essere forti con i deboli e deboli con i forti…In questo non vi è nulla di strano o ideologicamente di scandaloso; altri stati lo fanno ancora oggi, in primo luogo quelli U. E. Eppure, anche loro sono in  crisi… e alcuni hanno anche un grande debito pubblico o altri limiti.

Ridurre alla povertà relativa > assoluta gli a-vitruviani vuol dir tornare indietro, molto indietro.

Che senso avrebbero circa 30 anni di interventi in materia di riabilitazione, istruzione, lavoro, barriere architettoniche? Bene o male, in più di tre decenni lo stato italiano ha impegnato delle risorse per l’ inserimento sociale dei disabili. La stessa U. E., da anni produce dei programmi in tal senso impegnando soldi degli stati parte. Bene, anche se molto limitatamente, alcuni risultati si vedono.

Allora, nel caso italiano deve essere buttato tutto questo perché siamo gestiti da un manipolo di cervellotici dilettanti che vogliono fare populismo sulla nostra pelle?!.Cosi si pensa di competere nel sistema mondo?

No, diciamo un GRANDE NO CON DETERMINAZIONE E FORZA!

Riprendendo concetti generali espressi da Pietro Barbieri, Presidente FISH, durante il suo intervento presso la recente assemblea di ENIL Italia, qui occorrono serie e decise AZIONI DI RAGGIO POLITICO E/O GIUDIZIARIO. Concetti peraltro, evidenziati anche da Raffaello Belli nella sua relazione alla Conferenza Internazionale di Roma (maggio 2011).

L’ormai nota  stroncatura operata dalla Corte dei Conti in merito ai propositi del governo rende alle nostre ragioni  ulteriore forza in termini di  legittimità giuridica. Oltre all’ ennesima figuraccia politico-culturale a carico dei soliti noti di stampo governativo, questo determinante atto  si traduce in un vincolo da cui nessuno potrà prescindere.

Questo ci serva per rilanciare, in vari modi ed a vari livelli!...

Per avversare tutta la delega in materia fiscale-assistenziale occorre avviare decise azioni politiche e/o giudiziarie, esse vanno concertate mettendo in sinergia tutte quelle componenti delle parti sociali ed associative attente verso la salvaguardia di taluni contenuti etici, civili e di salvaguarda del sistema paese.                           

Un appello mirato agli a-vitruviani di Padania.

Quando si è imbevuti di ignoranza e non si è all’altezza di trovare soluzioni serie e corrette a fatti complessi, molto sovente ci si accanisce verso il capro espiatorio!. Questo è un classico della storia sociale.

In Italia esiste un vertice ed un retroterra fatto di pensiero ed azione condizionati da quel modo di semplificare e manipolare la realtà. Questo tratto è diffuso nel paese, ma sappiamo che l’epicentro  spazio-temporale risiede in “Padania”.

Sappiamo anche che l’arbitrio di mettere le mani nelle tasche (o bucarle) degli a-vitruviani non rappresenta solo un atto moralmente e eticamente scorretto nel senso generico:qui si tratta di creare le condizioni per tornare a scenari storico sociali ben conosciuti a chi ha sapere tematico.

Inoltre, sappiamo anche che per le minoranze la solita manifestazione politica classica rende risultati sempre più limitati, scadenti.

Allora, faccio il seguente appello agli amici (anche  a quelli non necessariamente tali) a-vitruviani presenti nei vari territori regionali corrispondenti a quell’immaginario politico definito Padania: fate azioni politico culturali e pedagogiche mirate- orientate!.

Senza girare troppo intorno, questo vuol dire rivolgersi a Comunione e Liberazione, Compagnia delle Opere, Opus Dei, Lega Nord e altri affini collaterali. Questi sono i territori dove tali soggetti politici mirano al consenso (da tempo in netto calo…), temono il dissenso (ora molto). Quindi, è lì che si deve lavorare, narrare, stuzzicare…. Forse ciò che propongo potrebbe coincidere con quel “kit della sopravvivenza” accennato da Ida Sala. So bene che non è facile (direi, neanche gradevole…), ma intervenite presso questi signori della politica che conta e spiegate come stanno i fatti, metteteli di fronte a contraddizioni e responsabilità. Recatevi preso le entità di base, andate ad eventi, convegni, intervenite a Radio Padania. Cercate dei colloqui con gli Onorevoli: Tremonti, Formigoni, Bossi e poi Calderoni, Salvini e segnatamente M. Reguzzoni da Busto Arsizio (VA)(3). Egli è il Capogruppo alla Camera, e pare sia veramente convinto che siamo tutti falsi invalidi, almeno per il 70% dei casi. Per il resto solo un inutile peso che crea soltanto danni. Essendo del ‘71 è un giovane, aiutatelo ad uscire da questo film luce, è necessario da vari punti di vista!.

Magari mandategli L’ UOMO A-VITRUVIANO (4), ma fategli scoprire il più tardi possibile che l’autore è napoletano….

A sua volta mi piacerebbe discutere con il sociologo Luca Ricolfi, forte di vari orpelli classici su di noi (falsi) invalidi terroni….magari accettasse.

Insomma, volentieri vorrei partecipare anch’io a questa campagna politico-culturale,in fin dei conti troverei anche dei tratti di divertimento. Solo che purtroppo faccio parte di un territorio periferico di cui non interessa la dinamica dissenso/consenso. Anzi, l’ideale sarebbe liberarsene del tutto!.

Io  sono napoletano, quindi ovviamente  falso invalido, sfaticato e amante dell’ assistenzialismo!.

Pertanto, in questa faccenda il mio ruolo deve essere altro.

NOTE

1)  Vedi sul web ( www.superando.it )articolo a tema di Carlo Giacobini su Corriere della Sera, malgrado in parte superato. Ora è indispensabile che egli faccia una sintesi semplificata di quanto ha articolato durante l’ assemblea di ENIL Italia;

2) Vedi mio contributo a tema per Consequor (più in basso);

(3) Vedi presentazione del libro. Purtroppo il mio libro è complicatuccio e non solo per lui (già lo sapevo). Però l’ ottima Ida Sala potrebbe fare il riassuntino, prodigarsi come la maestrina dalla penna rossa.

(4) Vicepresidente di  ENIL Italia. Sociologo esperto-studioso disabilità (a-vitruviani) afferente freelance  al Centro SinAPSi dell’ Ateneo Federico II di Napoli.

 

 

Vedi altri articoli di Claudio Roberti:

- contrassegno disabili

- discriminazioni reddituali

- percorsi di vita indipendente

- dati ISTAT sulla disabilità italiana 

- dati ISTAT sulla disabilità italiana 1

- dati ISTAT la chiave di volta 2

- dati ISTAT Organizzazioni no-profit 3

- lettera aperta sulla Vita Indipendente

- vita e morte indipendente

- sulle barriere architettoniche

 

  E-MAIL HOME