PER UNA RIFLESSIONE ANALITICO – CRITICA E DI PROSPETTIVA CIRCA L ‘ INDAGINE ISTAT SULLE ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO ( “ NO PROFIT “ ) TEMATICIZZATE SULLA DISABILITA’.
di Claudio Roberti
Premessa….sui significati tematici;
Completiamo questo nostro itinerario proponendo un ‘ analisi essenziale di quanto la raccolta dati di “ disabilitàincifre” (apre il sito)dell’ ISTAT ci fornisce in merito alle persone disabili in relazione alle
( “ loro “ ) organizzazioni tematiche. In sostanza tenteremo di leggere la rappresentazione di questa “ azione “ partendo dalle tre tipologie proposte, con l’ obiettivo di osservare i dati andando oltre….in prospettiva. L’ obiettivo è quello di osservare senza fermarsi a ciò che appaiono, ma partendo da ciò. Tutto questo, a mezzo di una lettura ipotetico deduttiva – partecipata, muovendo da un loro indice, quello saliente.
Diciamo che questo perseverare in lungo & largo fra i dati ISTAT , è rientrato nella necessità di iniziare a costruire una lettura della realtà tematica fondata su criteri da analisi sociale (sociologica). Chiaramente, muoversi fra questi dati significa confrontarsi con una serie di vincoli e trabocchetti ideologico – metodologici già scovati nelle rassegne precedenti.
Riteniamo che procedendo in questa direzione si possa proporre un percorso virtuale (culturale) finalizzato a rispondere adeguatamente ad una serie di sollecitazioni in termini di contenuti ed assetti organizzativi indotti della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone Disabili.
In sostanza, ancora una volta trattiamo d’ intendere la conoscenza come strumento potenzialmente convertibile in vettore di mutamento. Inoltre, ben sapendo che la stessa rappresentazione culturale della disabilità necessita di tale presupposto, incluso per / al cospetto della costruzione ideologico – metodologica dei quadri statistici. Anzi, da un dato punto di vista, tale necessità si rivela per essere annoverata fra le questioni più prioritarie…..
Pertanto, ecco che così può apparire sufficientemente chiaro questo intento d’ intendere fino in fondo quanto prodotto dall’ ISTAT nell’ ambito di quella che è comunque una grande (al momento, la più autorevole) articolazione di dati sulla disabilità in Italia (1).
L’ ipotesi che qui ci siamo dati richiede di analizzare per quanto basti….quella raccolta di dati ISTAT riguardanti le organizzazioni “ da / verso ” le persone disabili. Questa suddivisione dell’ ISTAT, non essendo suffragata da una serie di variabili - indici, è ininfluente ai fini di una conoscenza profonda ed utile del fenomeno. L’ ulteriore necessità di mettere mano a questa panoramica statistica è resa dal fatto che, in via di principio teorico generale, si dovrebbe trattare di un quadro della realtà con la funzione di indice per misurare la quantità – qualità della (delle) azioni ad indirizzo tematico. Includendo in ciò la necessità di comprendere la direzione – le direzioni delle azioni in termini di indirizzi ideologici.
Sviluppando quest’ approccio si potrà comprendere se , in quali direzioni e fino a che punto è possibile verificare questo ventaglio di questioni.
L’ indagine ISTAT fra limiti ideologico - metodologici ed indice saliente;
Rispetto a tale ambito l’ ISTAT si è prefissa l’ ipotesi di realizzare un censimento degli organismi di volontariato intesi nella loro accezione cumulativa , ivi includendo quelle che sono le loro fattispecie giuridico formali (*). Ciò significa che in questo si deve intendere per incluso quell’ universo composito che la UE definisce in termini di O n G , in quanto considerate organismi politicamente indipendenti dai governi degli stati membri (*). Conoscendo la realtà…. già da questo tratto si può ricavare che l’ impostazione data prevede la sommatoria di entità eterogenee e simultaneamente ambiguamente contigue in verticale / orizzontale. In altri termini, l’ ISTAT ha messo insieme cose diverse, malgrado sequenziali, confinanti - assimilabili (non simili) – sovrapposte - intercambiabili. Questo carattere cumulativo ai limiti del manicheismo, presenterà notevoli limiti di rappresentatività che estrinsecheremo in avanti.
Tornando a ciò che l’ ISTAT definisce censimento, non emergono notizie metodologiche per ottemperare alla questione dei tempi reali di attivazione / estinzione (turn – over) dagli albi regionali. Conoscendo i tempi burocratici della PPAA , circa le attivazioni vi è da ritenere quei dati siano sottostimati per quantità da lentezza nella ratifica delle nascite. A questo si aggiunga che tale limite si riproduce rispetto alle estinzioni, considerando come in vita molte morti…..
Inoltre l’ ISTAT non fornisce alcun dato in merito ad i questionari respinti, andati dispersi e / o restituiti non compilati. In un ipotetico saldo fra nascite / decessi è evidente che si possa ipotizzare che i primi prevalgono sui secondi. Questo a causa di una serie di ragionamenti ipotetico deduttivi che saranno chiari alla fine di questo itinerario.
In una ricerca, questi sono margini di errore statisticamente ponderabili, a condizione che ciò si contempli e vi sia opportunità di controllo.
Ovviamente….su tali questioni, malgrado il loro peso metodologico, l’ ISTAT non fornisce alcun ragguaglio, mentre per altri studi con altri oggetti di studio è riscontrabile che l’ ISTAT almeno si pone le questioni del turn – over e delle aggregazioni spontanee. Però sappiamo, nella vita non tutti gli argomenti meritano gli stessi riguardi…..
A questo punto della disamina, già si può sostenere che si tratta di un censimento quantitativamente sottostimato e qualitativamente rozzo.
Malgrado la sottostima il dato è considerevole: dalle dimensioni quantitative di queste entità organizzative, sia rispetto ai dati del 2001 (2), che del 2003, (3) emerge un tasso di crescita del 20 %. Ovviamente, anche qui non esiste serie storica, ma già questo è comunque significativo ed impressionante, meritevole di una seria riflessione. Di suo l’ indagine dell’ ISTAT è avulsa da tale questione ed eccetto per il dato in sé, non fornisce ulteriori strumenti analiticamente utili.
Che dire, ancora una volta ritornano limiti teorico – metodologici già riscontrati presso
“ disabilitàincifre “ .
Andando agli aspetti qualitativi, la rozzezza dello studio risiede nel fatto che la definizione di istituzioni no profit (non lucrative) è troppo generica, “ talvolta “ ambigua. Essa è inadeguata a rappresentare una situazione eterogenea – multi variata e per questo complessa. In sostanza, non esiste un adeguato impianto che consenta una sufficiente disaggregazione per tematiche di attività e le loro possibili combinazioni direzionali.
Tornando all’ approccio ipotetico deduttivo da osservazione partecipata, è nel nostro sapere poter affermare che moltissime di quelle organizzazioni sono impegnate in azioni dalle tipologie dei movimenti politici. Tale tratto non deve essere inteso come semplice evento possibile, ma come altamente probabile perchè radicato nel tempo e nello spazio.Per analogia, le stesse cooperative (A- B) è notorio che abbiano peso politico.In questo contesto i loro dati non sono stati analizzati (4) , ma comunque si tratta di un ‘ entità confinante fluidamente con questo universo. Anzi , malgrado per quota ed in forma spuria, fungono da montante. Di conseguenza, ciò reca un peso da sommatoria speculare fra le due entità. Questo perché sappiamo che molto spesso cooperative ed associazioni sono delle interface – interconnesse per campi d’ azione nei servizi, come negli indirizzi politici da sinergia organizzativa . In via di principio generale, questi è un dato di fatto sul quale non vi è nulla da eccepire, a condizione che si riconosca e si possa entrare nel merito delle modalità democratiche di azioni – indirizzi.
Stando al così detto no profit, è evidente per quanto possibile…. che l’ insieme di questa azione si estrinseca con finalità, modalità e combinazioni interne e / o con campi d’ azione esterni. In questo quadro le differenziazioni appaiono multiple e soggette a varie combinazioni come da tipi misti. Solo per citare qualche esempio a campione, nulla emerge in merito alle relazioni fra queste organizzazioni, i loro trasformismi, ramificazioni – ubiquità (scatole cinesi). Anche tali tratti sono rilevanti perchè misuratori di conflitti e / o alleanze. Nell’ ambito di questa diversità sociale, misurare il conflitto, i suoi indirizzi, i contenuti di espletamento, risponde ad una necessità di rilievo democratico e culturale.
Dal versante esterno, osservare i meccanismi di legittimazione, riproduzione e controllo, avrebbe costituito un dato sociologico di rilievo, giustapponendo le azioni di queste forme organizzative con quelle dei partiti - sindacati.
Infatti, trattando di un’ azione dove la variabile politica è presente e giustapposta (a volte per camuffamento) con quelle dei servizi sociali – sanitari - culturali, la presente indagine avrebbe richiesto l’ utilizzo di indici ben più attrezzati. A sua volta, dall’ istituto di statistica nazionale non è stata contemplata la possibilità che alcune aggregazioni possano produrre azione politica come gruppi spontanei non formalizzati. Tale tratto non è nuovo, è riscontrato dalla storia e dalla sociologia dei movimenti politici. Per analogia antropologico sociale , ciò è estendibile anche a quelli tematici. Ecco che anche questo aspetto, malgrado ipotizzabile come residuale, contribuisce a definire i dati di questo censimento come sottostimati.
A sua volta, i tratti più salienti del quadro precedente si correlano con il fatto che tali organismi
“ no profit “ gestiscono danari. Osservando altrove, l’ ISTAT nel censimento generale delle istituzioni no profit nello sport, opportunamente ha esaminato questa variabile e qui i dati sono anche accessibili (5). A commento, qui si potrebbero reiterare considerazioni già fatte…..
Tornando al “ mare magnum “ del settore che ci riguarda, in vari casi si tratta di pochi quattrini da quote associative – sottoscrizioni, in molti altri casi vi sono ingenti entrate di danari pubblici. E’ notorio che qui si tratta di cifre significative ed a volte ingenti. Esse sono provenienti da varie istituzioni nazionali – internazionali e le entità sono catalogabili (già fatto….), da istituti del calibro di ISTAT - EUROSTAT.
Inoltre, fra i tanti coni d’ ombra di tali ambiti, sarebbe interessante approfondire il confine sdrucciolevole fra volontariato < > lavoro (nero) e la calda materia fiscale in termini di evasioni e / o elusioni. Discorso analogo in materia di turbativa concorrenziale da oneri sociali fra tipi di ONLUS e Società SpA, SrL etc.
Ovviamente, tutta la materia è da far tremare i polsi….” hic sunt leones “ !....
Controllo di entrate - spesa pubblica non significa entrare anche in questi meriti? O forse questi dati sono ubicati altrove, fra “ Presidi , Conto - European (….) Panel “ ?!.....
Rispetto ad una realtà eterogenea e complessa di tali dimensioni, questi vuoti appaiono rilevanti e difficilmente giustificabili…...tanto più in una situazione di grande erosione dello stato sociale verso le persone disabili comuni….
Al cospetto di dover evidenziare i vari campi – ruoli - peculiarità di una materia evidentemente scabrosa, ancora una volta l’ ISTAT si è lavata le mani….. fermandosi a fornirci poco più di uno stringato conto aritmetico.
E’ indubbio che l’ insieme dei tratti sopra sintetizzati condizionino gli indirizzi quantitativi – qualitativi di ciò che avviene e / o non avviene in Italia e verso la UE in materia di politiche sulla disabilità.
Alla luce dei fatti, sarebbe ora che la UE rivedesse il concetto ed i criteri di definizione delle O n G. L’ attuale quadro, almeno per l’ Italia (azzardiamo, non solo…..) appare come una ipocrisia burocratico - naif…..
A sua volta, è evidente che tutto questo si collega “ in qualche modo “….con indirizzi politico – sindacali di profilo generale (6). Qui si giocano differenziazioni – discriminazioni che andrebbero accuratamente misurate e conosciute. Volutamente, questo studio ha rappresentato un ‘ occasione sprecata, malgrado abbia messo in luce qualcosa…..
Evidentemente, i risultati di tale quadro pesano come un macigno sulla vita quotidiana delle persone disabili comuni .
Bene, (dovremmo dire male, molto male…) detto censimento dell’ ISTAT non fornisce alcun quadro di riferimento analitico rispetto a tutto ciò. Senza dubbio, rispetto a quanto incontrato sin qui osservando “ disabilitàincifre “, questa indagine emerge per essere estremamente lacunosa, rozzamente elementare e scientificamente significativa solo per un tratto.
Infatti, eccetto che per un aspetto, si tratta di una sezione di “ disabilitàincifre “ che in termini di analisi sociale attirerebbe l’ attenzione per ciò che non rappresenta, piuttosto che per l’ inverso.
Allora, siamo alle solite: per intendere i motivi di corpose carenze non troviamo una spiegazione migliore rispetto a quella ideologica.
Il dato quantitativo inteso secondo alcuni cenni parametrici;
Visto che non vi è di meglio, il tratto rilevante di questo censimento delle istituzioni “ no profit “ è dato dall’ emersione delle loro dimensioni quantitative (ribadiamo, sottostimate) e le tendenze di crescita riscontrate in appena un biennio (7) (8). Ciò rappresenta quanto di veramente SIGNIFICANTE - UTILE - vi sia in questa indagine e per quanto possibile cercheremo di decodificare i perché di quelle cifre.
Per rendere maggiormente l’ idea di cosa trattiamo, magari può essere utile fornire un minimo di elementi parametrici: secondo i dati CENSIS la sommatoria del non lucrativo in Italia ammonta a 220.000 unità censite al 2001 (9). Attenzione, si tratta di TUTTO il no profit riferito all’ insieme delle domande / offerte in merito alle tematiche d’ interesse della popolazione italiana, ovviamente incluso disabilità! Stando ai dati ISTAT sappiamo (apre sito) che la popolazione delle persone disabili in Italia ammonta a 2.609.0000 unità da ultimo aggiornamento e a sua volta qui abbiamo appreso che i dati più recenti sulle “ organizzazioni “ ammontano a 21021 unità. Questo significa che la relazione percentuale fra queste due variabili è dello 0,805%. In altri termini questo comporta che secondo una media semplice, vi è un ‘ associazione ogni 124 persone disabili!
A sua volta, su un totale di 220.000 associazioni eterogenee , 21021 omogenee a tema rappresentano il 9,56 %, quasi 1 /10!
Andando ad un parametro da comparto, portiamo ad esempio le associazioni ambientaliste iscritte al loro Albo Nazionale del Ministero dell’ Ambiente. Queste risultano essere circa un centinaio (10). Anche ipotizzando che questo dato sia al quanto sottostimato, la sproporzione è comunque evidentissima. Come si spiega questa marcata differenza fra un no profit e l’ altro?....
Detto francamente, non siamo tanto limitati mentalmente dal pensare che la tematica dell’ ambiente meriti meno attenzione rispetto alla nostra, non fosse altro perché malgrado tutto anche noi viviamo su questo globo….
Insomma, è il caso di fermarsi qui…… senza mezzi termini affermiamo che quei dati configurano una situazione CULTURALMENTE E POLITICAMENTE ASSURDA,
” IMPEDENTE “ , SPROPORZIONATA - PATOLOGICA!
Qui di seguito tenteremo di fare lo sforzo per iniziare ad intendere cosa vi è dietro ciò che appare secondo etica dimostrata come un fatto ABNORME.
Il dato quantitativo, effetto di un modello di sistema ed i guasti derivanti;
Come premessa va detto che rispetto all’ analisi che segue le condizioni organizzative di ciechi e sordi “ in una data forma” vanno scorporate da questo contesto e trattate a parte. Però attenzione, ciò non significa che siano avulse , ma differenziate dai meccanismi che passeremo in rassegna in questo primo tentativo di decodificarle nell’ loro insieme. Tale differenziazione comporta anche una diversa incidenza ponderale rispetto ad i dati quantitativi enunciati con il precedente paragrafo.
Innanzitutto riteniamo di poter sostenere che dietro questo dato abnorme vi è che i reali bisogni - istanze delle persone disabili comuni sono insoddisfatti. Ciò innesca un meccanismo che è importante identificare. Appare chiaro che questa insoddisfazione è data da difetti di rappresentanza per spostamento dei fini di chi sarebbe demandato a rappresentare .
A questo punto, fra gli organismi subentrano le differenziazioni in termini di peso politico – finanziario. Ovvero, comunque non sono tutti uguali……
Ciò significa che questo stato di cose non è spalmabile indifferentemente su tutto l’ universo degli organismi, ma è riferibile ad “ n “ casi di questi. Di fatto, il target è restringibile a POCHE DECINE / DOZZINE DI ENTITA’ , federate – confederate fra loro secondo più di un cartello. Pur perseverando con una lettura ipotetico deduttiva, in ogni caso vi sono ulteriori tecniche metodologiche per descrivere e mettere a parametro una serie di indici. Che dire, per fare ricerca sul campo occorrono volontà e mezzi: auspichiamo – sfidiamo affinché questo studio si realizzi! Per ora ci preme sottolineare che per procedere in tal senso all’ ISTAT dispongono di molti strumenti, ma si sono guardati bene dall’ impegnarli…..
In ogni caso è più che ipotizzabile che ci si trovi al cospetto di entità organizzative con notevoli tratti da imprese sociali e simultaneamente dotate delle prerogative di potere negoziale > di indirizzo dei movimenti politici. Da qui un ruolo binario, dei Giano bifronte innescanti vantaggi per taluni e guasti per la moltitudine. Per prendere atto di tutto questo non è necessario ricorrere a sofisticate analisi: basta osservare la realtà con attenzione ed onestà di pensiero!
Ecco che il meccanismo di cui sopra lascia una forte domanda inappagata, delle aspettative con risposte carenti e / o nulle. E’ qui che si creano le prime condizioni materiali – virtuali affinché si inneschi il proliferare organizzativo…..l’ induzione al “ fai da te in ordine sparso “, alla ricerca di ciò che è vanamente promesso / negato!…...
Per ovvi motivi…..sulle grandi tematiche (e non solo….) questi nuovi organismi NON riescono a dare risposte. Anche nel caso si tratti di tentativi goffi e improbabili questo non dissuade. Per un sottile meccanismo da scienze del comportamento, quella frustrazione originaria si reitera un forme di emulazione moltiplicate. Da qui l’ iniziativa si ripete virtualmente all’infinito……innescando un processo circolare.
Innanzi tutto qui si spiega una crescita di quelle dimensioni in un solo biennio. Se vi fossero dati proiettabili nel tempo si potrebbe evincere un trand di crescita da periodo. Fra l’ altro, questi potrebbe essere verificato con margini di errore determinabili, studiando gli Albi delle Consulte Comunali delle associazioni tematiche.
E’ evidente che tale processo è facilitato da altre pre- condizioni di sistema. I dati statistici su in - occupazione – disoccupazione ed istruzione rappresentano delle significative e chiare chiavi di lettura.
Però , tali guasti restano in ogni caso riconducibili alle funzioni delle istituzioni pubbliche ed a chi promette di assumersi il ruolo di rappresentare bisogni ed istanze. Qui subentra il nocciolo della questione: gli indirizzi sistemici e le posizioni a questi funzionali di chi rappresenta.
Da tale quadro discende una grande disattenzione verso i bisogni – istanze delle persone disabili comuni, accompagnate da privilegi ad appannaggio di élite.
Si tratta di una (relativamente) nuova forma di discriminazione fra / verso le persone disabili, uno stato di cose impedente. Una discriminazione scomoda che quasi nessuno osa trattare…..
In termini etici è una situazione insopportabile, molto grave e lesiva!
Fra gli ulteriori guasti prodotti, assistiamo ad una esasperata forma di neo – frantumazione dell’ azione organizzata. In aggiunta ai vecchi spezzatini corporativi basati sulle vecchie ripartizioni: i: 1) le categorie causali quali invalidi di guerra , del lavoro, civili etc; 2) le categorie da diagnosi di menomazioni, ossia spastici, poliomielitici, down, traumatizzati vari, etc. Ecco che ora vi è dell’ altro nel campo delle divisioni; uno spezzatino sotto – tematico, caratterizzato da entità fortemente localistiche e / o votate ad occuparsi solo di talune materie riguardanti la disabilità. Al più si tratta di organismi isolati, ma non solo. Ad esempio, rispetto ad un dato territorio, essi si occupano solo di lavoro, oppure di barriere architettoniche e / o sport ed altre singole – appaiate tematiche.
Nel paese dei particolarismi…..oggi in salsa federale….questa trovata appare in voga, malgrado gli effetti reali resi da ciò che produce: risultati modesti, limitati, nulli o controproducenti.
Siamo al cospetto delle ennesime variabili che si stratificano ad un quadro gia abbastanza frantumato. Anzi, quest’ultimo fenomeno reca la caratteristica di polverizzare le istanze e ridurle ad una dimensione da piccolo cabotaggio. E’ quasi una sorta di colpo aggiuntivo…..per toccare il fondo!
Si tratta di una grande giungla che trova espletamento nella città globale di internet, un ulteriore moltiplicatore verso quel dato quantitativo. Infatti, questo luogo virtuale costituisce un grande incentivo, non solo per i caratteri della sua accessibilità adatta alla sedentarietà, ma perché innesca un grande fascino di attrazione per motivi definibili come egocentrici, catartici ed escatologici…..
Allora…..tutti sono in rete a rappresentarsi ed estrinsecare il loro potere di verità……
Evidentemente, tutto questo contribuisce a produrre > riprodurre marginalità e segregazione, quella che inevitabilmente l’ ISTAT mette in luce.
Su queste premesse imperversano anche dei network tematici incentrati su un relazionarsi apparentemente fine a se stesso. Di fatto ciò produce intrattenimento da controllo sociale. E’ una dimensione virtuale dove si ripiegano potenzialità utilizzabili in ben altre modalità – finalità.
In termini di attitudini generali, tutte navigano a vista su una propria rotta, le alleanze sono eventi poco probabili, i conflitti (latenti / manifesti) molto probabili. Ogni entità , depositaria della propria verità, si proietta in quell’ immaginario che vorrebbe vedere fidelizzato (tutto) il consenso verso di se.
Tale quadro generale produce solo un classico “ dividi et impera “. Le conseguenze sono quelle di sempre, nel tempo è solo mutato in parte il percorso per giungervi.
Qui sarebbe interessante realizzare un’ area studies - social network analisis, innanzi tutto per risalire ad una serie di variabili indipendenti……cosa / chi vi è dietro……
Chiaramente, tutte queste realtà necessiterebbero di ulteriori approfondimenti, tali da arrivare a delle generalizzabilità per situazioni e gradi. Per fare questo occorrono volontà al momento inespresse.
E ‘ certo che altrove ci si relaziona, CONTA E DECIDE SUL SERIO, utilizzando ugualmente quel grande strumento che è il web.
E’ altrettanto certo che vi è chi utilizza lo strumento organizzativo – il veicolo virtuale per tentare di SMUOVERE LE ACQUE!
Però sta di fatto che da tempo ed al momento la situazione nel suo insieme si presenta per essere circolare e stagnante, funzionale ad un dato progetto sistemico.
Da qui ne deriva che la mancata rappresentatività politica delle le persone disabili comuni rientra fra i vari diritti inesigibili. Anzi, vista la portata sistemica, è una matrice verso le tante altre inesigibilità.
In ogni caso sta di fatto che questo è un quadro d’ azione innescato da calcoli – appetiti a discapito….producendo un modello del tutto inadeguato rispetto ai mutamenti imposti dall’ attuale geopolitica – geocultura da sistema mondo. Il dramma di tale quadro si riversa quasi esclusivamente sulla moltitudine delle persone disabili comuni!
Viste le tante…troppe debolezze, l’ attuale stagione dell’ economia globale potrebbe gettarci in un futuro prossimo dai connotati antichi, inquietanti!.....
Evidentemente da questa realtà ne deriva che è INDISPENSABILE ri – definire un ‘ altra AZIONE ORGANIZZATA, con lo sforzo di mettere insieme contenuti apparentemente distanti, con nuove modalità organizzativo - strategiche.
Insomma, è ora che si inizi seriamente a pensare al “ dopo di loro “.
Conclusioni
Innanzi tutto dovrebbe essere superfluo sottolineare che il terzo settore è composto anche da una notevole moltitudine di persone che con limpidezza e coerenza si prodigano per il prossimo - per cambiare in meglio lo stato delle cose. Evidentemente, ciò non esclude che anche qui sussiste un procedere ondivago – per ordine sparso, dove ottime potenzialità vengono sopite e sottodispiegate.
Non è superfluo, anzi è ora di iniziare a mettere in chiaro che purtroppo dall’ insieme delle realtà organizzate non discendono solo queste positività.
Esternare i concetti sopra citati è forse utile per prevenire malintesi non voluti e / o facili vittimismi di comodo – maniera……
Quel che resta da questo percorso è che occorre URGENTEMENE QUALCOSA D’ ALTRO!....
Esaurita quella doverosa premessa, con questo contributo riteniamo di aver espletato una rassegna analitico sociale su questa prima pubblicazione di “ disabilitàincifre “ dell’ ISTAT.
Detto francamente, visto il profilo di ciò che si è scritto in precedenza su questo studio dell’ ISTAT, tale trilogia ci è sembrata INDISPENSABILE.
Per quanto attiene all’ ISTAT, essa ha elaborato una corposa articolazioni di dati, in gran parte in materia di statistiche descrittive. E’ stato studiato ciò che si riteneva culturalmente prioritario, interessante, o p p o r t u n o. Di fatto, ciò che si riteneva legittimato a sapersi / utile per chi detta – influisce sugli indirizzi ideologici.
Altri dati, comunque indispensabili, di RILIEVO FONDAMENTALE PER MOTIVI ECONOMICO - SOCIALI, sono stati sapientemente nicchiati altrove…..
Malgrado i tanti limiti ideologico - metodologici,comunque questo studio costituisce un notevole strumento conoscitivo per chi VUOLE INTENDERE. Questo è il suo tratto più interessante, spendibile. Infatti, in materia di processi marginalizzanti – segregativi la situazione è fin troppo chiara, netta!
A parte taluni impedimenti squisitamente culturali……questo insieme di fatti costituisce un grande indice del perché in molti degli “ apparati – nomenklature “ si sono astenuti dall’ analizzare seriamente questi dati ISTAT!
Infatti, da talune posizioni (campo - ruolo), non è facile ammettere una situazione sostanzialmente DISASTROSA in materia di istruzione, lavoro, stato sociale nel loro complesso. Da questo, si aggiunga un chiaro trand verso il ritorno ai SERRAGLI – ISTITUZIONI TOTALI - ASILI.
Si noti che questa trilogia si chiude ricorrendo a delle categorie analitiche che drammaticamente ci riguardano nel tempo e nello spazio. Una collocazione presente > futura a cui si sappia e non si dimentichi che non possiamo dirci immuni!.....
Pertanto, tutto lo sforzo messo in atto lo dedico al ricordo di tre grandi amici del sapere su noi altri massacrati - maltrattati delle società , dei grandi intellettuali che hanno lavorato una vita per quel paradigma del mutamento che tanto ci riguarda: Michel Foucault, Franco Basaglia ed Erving Goffman.
NOTE
(*) L’ ISTAT ha lavorato sul reperimento degli elenchi completi delle “ associazioni “, da intendersi come O. n G. – ONLUS – Organizzazioni di Volontariato ed Associazioni di Promozione Sociale. Questa suddivisione ha un valore formale risalente alla normativa vigente (vedi). Essa è riferibile a organismi operanti formalmente a livello nazionale e / o internazionale. Non si tratta di categorie isolatamente affidabili come indice sociologico. Evidentemente la questione non sussiste per l’ ISTAT perché non ha considerato questa suddivisione.
(*) Vedi definizione formale di Organizzazione non Governativa;
(2) TAVOLA 1 vai alla Tavola 1;
(3) TAV. 2 vai alla Tavola 2;
(4) Vedi tavole corrispondenti alle Cooperative A – B in : www.disabilitàincifre.it
(5) Vedi dati ISTAT sullo sport , Collana Informazioni n ° 50 - 01 ;
(6) S. Rizzo G. A. Stella 07 - S. Livadiotti 08;
(7) TAV. 1 vai alla Tavola 1;
(8) TAV. 2 vai alla Tavola 2;
(9) Vedi CENSIS,2002 - XXXV ° Rapporto sulla situazione sociale del paese: la galassia del no profit;
(10) Vedi Albo pubblicato in rete da APAT , Agenzia per la Protezione dell’ Ambiente.
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Vedi altri articoli di Claudio Roberti:
- percorsi di vita indipendente