22 ottobre 2007

Pubblichiamo un elaborato a tinte forti dell'amico Claudio Roberti, persona in condizione di grave disabilità, sociologo studioso della tematica (*).  Qui interviene sulla situazione italiana controversa e diversificata sulle pensioni, l' indennità di accompagnamento e le rendite in relazione alla Vita Indipendente. E' evidente che una guerra fra disabili non aiuterebbe nessuno, è altrettanto evidente però che esistono disparità di trattamento fra le categorie. L'assurdità sta nel fatto che: chi decide che un disabile è più o meno grave di un altro disabile e su quali concetti? Se ogni persona è diversa dall'altra a maggior ragione i disabili perchè non devono essere considerati persone? Fondamenti errati che si trovano anche nel Fondo per la non autosufficienza nel quale non esiste differenza tra un anziano reso disabile dalla malattia ed un ragazzo reso disabile da trauma, con davanti a se una vita. Riguardo l'indennità di accompagnamento è assolutamente vero il fatto che sia da riformare, come già argomentato da Raffaello Belli durante il II° Forum di Lignano, ed a questo proposito come indicato nella tabella a fondo pagina, i non vedenti godono di un trattamento più favorevole rispetto a tutti.

La discussione è aperta, diteci la vostra opinione

DISCRIMINAZIONI  TRA PERSONE  DISABILI:  DALLA SPEREQUAZIONE   FRA   CIECHI ASSOLUTI ED INVALIDI CIVILI AL 100% ALLA RIFORMA DELL’ ISTITUTO DELL’ ACCOMPAGNO.

 

di Claudio Roberti (*) Esperto afferente alla Commissione Inclusione Studenti Disabili Università degli Studi  “ Federico II “ di Napoli. Già dirigente nazionale – locale azione tematica.

  

I percorsi verso una vita indipendente richiedono che  si inquadri la tematica secondo una lettura d’ insieme, ovvero sistemica. Il presente contributo si rivolge ad una questione specifica da inquadrarsi in tale prospettiva.

Qui  riprendiamo  la questione pensioni, approfondendone una specificità, contribuendo  a stimolare  intorno un laboratorio (inizialmente solo)  virtuale  che passi per tale ordine : informazione , partecipazione, protesta,  proposta per il mutamento.

In vero, si tratta  una vecchia faccenda, mai approfondita seriamente perchè evocante tabù culturali e politici:  i datati  (stabilizzati)  e  ragguardevoli    aumenti dell'indennità di accompagnamento (vedi rispettivi importi..) accordati con le precedenti  finanziarie, ancora una volta ad ì soli ciechi assoluti. Entrando nella fattispecie  , tanto per non cambiare (da Berlusconi a Prodi, è un vecchia  tradizione che viene rispettata….) con  la prossima Finanziaria , dal “ Protocollo su previdenza , lavoro e competitività ”  è pronto qualcosa che incrementi ulteriormente questo divario. Si tratta di una situazione vergognosa, non più accettabile.

Visti gli antefatti e fatti , sottopongo  alcune brevi  osservazioni e quesiti: è ben noto che l'istituto dell'accompagnamento non è legato alla  tipologia di menomazione, ma alla carenza di autonomia nell'espletamento delle funzioni quotidiane, quelle primarie come le successive. In seguito la dottrina a chiarito che tali funzioni vanno lette per compensazione, in modo armonico. Per desumere tutto questo basta risalire alla  L. 18/80, L. 508/88 e Sentenze Giurisprudenziali.

Pertanto, un accompagnamento a due dimensioni e velocità è un provvedimento illogico, discriminatorio, vessatorio, surrettizio, fondato solo sulle discrezionalità <  > favoritismi politici. Questi ultimi, consolidati da un consociativismo forte, affidabile, politicamente anomalo: governi questo o quello, non importa…..i ciechi restano i prediletti della casta!   

A questo punto , forse è bene entrare nel merito di un’ ingiustizia che è sociale, ma è prodotta / riprodotta a livelli istituzionali, come in un processo circolare.

Andando alla radice del ragionamento, possibilmente utilizzando un poco di capacità d’ astrazione logica,   si dimostri che:   soggetti ad esempio con tetraparesi, tetraplegia, grave deficit intellettivo o menomazioni progressive in fasi inoltrate , siano più autonomi di un cieco assoluto!.... Sfido chiunque a dimostrarlo, anche a mezzo di  prove empiriche!

Il modello in vigore è talmente superficiale che, gli stessi trattamenti per i  pluriminorati , sono il totale di una rozza somma aritmetica fra dei presupposti errati. Siamo al cospetto di un determinismo burocratico che ignora la possibilità – necessità di correlare  e ponderare.

Questi  fatti e quelli che seguono dimostrano che in Italia siamo ancora  al paleo – assistenzialismo!     

In effetti, nei casi dove esiste  la citata capacità d’ astrazione, (in vero, non credo sia dote universale per  tutti i Parlamentari….) essa dovrebbe aiutare, se accompagnata da un pizzico di etica politica – onestà intellettuale. In ogni caso, non occorrerebbe essere particolarmente dotati intellettivamente – intellettualmente per accedere a quello che è  un dato di fatto. Un minimo di cultura pratica,  ed un poco di buon senso dimostrano chiaramente l’ assurdità di questa realtà.

In ogni modo , anche volendo verificare questa situazione in termini di medicina legale, lo strumento per approfondire tutto questo in modo scientifico  esiste, ed è fornito dagli  ICF del OMS. Invece di citarli solo come slogan da buoni propositi (come da anni) , sarebbe ora che le istituzioni li rendessero esigibili. Per fare questo , occorrerebbero misure di supporto operativo che, non a caso, non esistono….   

La stessa equiparazione ciechi civili assoluti con quelli di guerra (negata ad altri) è anch'essa surrettizia perché la normativa inerente agli invalidi di guerra è retta da motivi risarcitori. Anche in questo caso si opera una doppia forzatura:  risarcendo chi non è da risarcire, ma escludendo altri che appartengono per analogia causale  alla medesima (vecchia) categoria  giuridica: ciechi civili / invalidi civili .....

E’ ora che queste logiche perverse emergano, basta con reticenze ed ogni  timore  di sorta. Evidentemente, questo compito spetta a tutti quei soggetti, organizzati e non,  dotati del coraggio di porre la questione e la determinazione di portarla avanti fino in fondo. A sua volta, per fare questo bisogna anche essere liberi  da logiche di scambio e / o scheletri da armadio..…

Fino ad oggi sul tema si tende a nicchiare,  al massimo  vi possono essere associazioni / federazioni che tutt’al più   accennano (timidamente, genericamente) alla necessità di riformare…... Ovviamente, questa sommessa istanza viene accuratamente tralasciata ed il tutto finisce per  giacere nell’ accettazione passiva! Questo circolo vizioso si deve spezzare, i fatti dicono che occorre ben altro, incluso  delle serie riflessioni sui modelli  e gli indirizzi delle rappresentanze!  Inoltre, chi , rifacendosi  ad una  presunta inopportunità del tema…..lo fa perché probabilmente si lascia prendere dal conformarsi. Dietro tali atti vi può essere di tutto , dagli interessi ideologici , fino alla rassegnazione……ma è ora che si mettano  a nudo gli uni e gli altri.

Talvolta si   invocano anche   malintesi -  presunti principi di “ solidarietà – unitarietà tra disabili “. Si invoca il pericolo di perdere un unità che non è mai esistita, ci si richiama ad un mito…..

I portatori di queste stravaganti idee sappiano che tale (romanzata…) armonia la rompe  chi innesca e/o tace – farfuglia   su questi gravi problemi.

Le stesse persone  disabili non vedenti, organizzate e non,  sarebbe ora che si dessero uno scatto di dignità e riconoscessero serenamente come stanno le cose! Magari tale percorso apparirebbe  per loro inusitato perché sono storicamente compenetrati in una dimensione sociale definibile come “ discriminazione positiva”. Comunque, sarebbe significativo, almeno in termini culturali, che almeno qualche persona non vedente denunciasse la verità!.....

In ogni caso, è ora di stanarli, invitiamoli a misurarsi -   confrontarsi, innanzi tutto  culturalmente, su i contenuti della questione. Anzi , bisogna fare in modo che questo scritto sia accessibile in braille. Chiunque conosca una persona disabile non vedente, lo inviti a questa lettura ed al conseguente dibattito. Anche in tal modo, si rende pieno respiro ad un’ istanza che è innanzi tutto etica. Certo, perché l’ attuale accompagno è provvedimento privo di etica.  Tutti devono risponderne, secondo i rispettivi ruoli.

I mutamenti imposti dalla globalizzazione tendono  a rendere ingestibili e controproducenti tali collocazioni, tutti dovrebbero farsene una ragione….in primo luogo  quella corposa quota del ceto politico tanto attenta a talune  istanze corporative, da convertire in consensi elettorali!……..

Tutto il  tema è certamente complesso e   stratificato, si giustappone ad un tabù più generale , da affrontare quanto prima: le tante (troppe) discriminazioni – privilegi  fra disabili. Si tratta di fatti vecchi e nuovi che si intersecano e ristagnano. In ogni caso, non si tratta di una realtà funzionale agli interessi diffusi delle persone disabili e si stratifica al resto. In altre parole , è vero che sovente i disabili sono discriminati dai “ normali “, ma questo non esclude che vi sia anche una discriminazione interna….. Del resto questo dato è stata una costante per  etnie – entità -  gruppi marginali, non si vede perché noi dovremmo esserne immuni…..  In Italia  molte persone disabili di questo hanno una consapevolezza latente, è ora che si tramuti in manifesta. Questa faccenda ne costituisce un inizio…..  Stando all’  argomento specifico,  facciamo attenzione:  nessuno sostiene che non debbano essere riconosciuti i  diritti delle persone  disabili non vedenti  , il dato dovrebbe essere pleonastico, ma è bene chiarire onde evitare comodi vittimismi….. La questione è di più alto profilo: se  si sforzassero  ad avere approcci meno  “ parziali “  verso le disabilità, potremmo costruire percorsi di più ampio respiro, a vantaggio di tutti. Inoltre, è a tutti notorio che questo privilegio è solo una tessera di un mosaico di datati  favoritismi e fra questi vi è certamente il collocamento al  lavoro. Questi è un privilegio forte, discriminante….determina una gamma di differenziazioni.

Si sappia, le pratiche antidiscriminatorie , le pari opportunità, la vita indipendente, attengono a percorsi socialmente complessi. Essi necessitano di itinerari comuni, anche con l’ universo dei  non disabili a noi complementari. Questi sono  itinerari sociali imposti dal sistema mondo. Tale sistema porta il cambiamento ,ma ne impone dell’ altro. A volte pare non siano  chiari i caratteri della svolta epocale nella quale siamo tutti immersi…..

La discriminazione – sperequazione sociale  qui trattata, attiene anche ad  aspetti monetari correlati alla realizzazione di una riforma dello stato sociale che contempli in una lettura d’ insieme  i concetti della v. i. per tutti.  

Malgrado le solite semplificazioni e stereotipi culturali ben conosciuti , sappiamo che  tutta la questione disabilità è materia complessa e molto articolata,  inter / intra relazionata. Fra l’ altro, questo tratto  si collega ad   un ulteriore  carattere  che discende dal    sistema mondo. Entrando nella fattispecie,  si tratta di giustapporre il tema della v. i. alle questioni di economia – bilancio, finalizzando il tutto  al  modello di stato sociale  al quale aspiriamo con cognizioni di causa e determinazione. Questo perché gli accompagnamenti devono tramutarsi in strumenti di supporto verso la v. i.

A questo punto, si riproducono concetti già espressi in altri contributi inerenti l’ esigibilità della v. i. :dobbiamo essere consapevoli che per le  note questioni internazionali, sommate ad altre  interne (squilibrio nord / sud), la variabile economica > di risparmio della spesa, pesano molto nelle politiche programmatiche di qualsiasi tipo di governo. Tutto questo non deve costituire un elemento di stupore e / o imbarazzo, ma l’ occasione per rilanciare le nostre ragioni e dimostrare la loro precisa  congruenza rispetto a questa necessità. Infatti, è provato e da più parti che  la v. i. rientra in un modello di stato sociale che innesca una forma di risparmio strutturale di spesa in relazione ai gettiti (stimati per induzione) verso  i ricoveri nelle  istituzioni totali (alias, reclusori, serragli definiti con linguaggi burocratici come RSA). Del resto, l’ accompagnamento nacque anche come deterrente per evitare  tali destini…..

Su questo terreno , il Ministero della Solidarietà Sociale deve svolgere il suo ruolo verso l’ISTAT. Basta con quelle solite statistiche periodiche sullo “stato di salute degli italiani “ , rette da una cultura vecchia (la malatizzazione) ,  fra l’ altro fondate su campionamenti inadeguati. Nel 2003 a Bari, in occasione dell’ anno europeo delle persone disabili, si diede agio al Presidente dell’ISTAT di fare spectaculum fra belle parole e buoni propositi.

Fu una grande occasione sprecata, ma su tutto il tema statistico è necessario tornarvi più compiutamente.

In riferimento al tema dei bisogni / utilizzi del welfere state come leva per l’ integrazione inclusione sociale, occorrono quadri statistici rappresentativi,  che forniscano informazioni socio – economiche – territoriali – ausilistiche,  utilizzabili sia in chiave descrittiva che parametrica. Nello specifico si deve sapere quanto - quando, come e dove si spendono / si devono spendere  i soldi per l’ assistenza verso le disabilità. Chiaramente i dati devono essere rappresentativi,  disagregabili secondo vari ordini. Di fatto, questo sarebbe  il compito dell’ ISTAT alla luce dell’ Art. 31 della Convenzione ONU su i Diritti delle Persone Disabili. Comunque , sul tema è necessario tornare e lo faremo.  

Ciò che si chiede attiene alle necessità di poter fruire di letture scientifiche  della realtà. Si tratterebbe di necessità legittime per un paese democratico ,civile,competitivo….insomma, come tanti altri…...

Invece, a causa dell’ incontro fra vecchie e nuove contraddizioni, le tendenze in atto dicono che il ceto politico si dimostra in genere  poco attrezzato da questi punti di vista.

Evidentemente, non si vuole che l’ ISTAT rappresenti ciò che non interessa si sappia.

Tutto questo presenta dei risvolti in termini di controllo inadeguato – ideologico della spesa pubblica del comparto. Un uso schizofrenico di / per  una realtà spesso falsificata.  Ogni strategia programmatica in termini di innovazione per le pratiche antidiscriminatorie – pari opportunità – v. i. si scontra con questo vincolo. Occorre una svolta.  Da questo punto di vista , la Commissione Europea ha il diritto – dovere di intervenire. E’ ora che ci si faccia carico di questa istanza. Le persone disabili si devono rendere portatori di un’ iniziativa  del genere. Basta con i diritti inesigibili affiancati da quelli esatti solo da alcuni…..

Stando al tema qui centrale, è urgente che si arrivi in tempi accettabili ad una riforma delle indennità di accompagnamento. Tali istituti devono  tramutarsi in forme di:

misure di interventi monetari modulati in personificazioni   diversificate - differenziate a mezzo dei criteri definiti a  mezzo  dagli ICF dell’ OMS. Tali misure economiche vanno intese come  integrazioni ad bisogni collaterali all’ esercizio sociale delle buone  prassi di  vita indipendente.

Le coperture finanziarie vanno reperite dalle seguenti fonti: a) quote annuali stornate dal gettito da recupero dell’ evasione fiscale; b) spostamenti tendenziali di spesa dalla vecchia assistenza al moderno stato sociale; c) studiare forme di gettito da imposta – esercizio  di scopo su modello spagnolo. I punti a, b, c vanno integrati per ripartizione programmata.

In conclusione , è evidente   che  le persone disabili sono stanche del sussistere ripetuto di questa discriminazione nella discriminazione, retta da un assistenzialismo iniquo, vecchio, fondato su rendite di posizione da  privilegi corporativi. Essa è particolarmente fastidiosa e dannosa,  al pari di ogni tipo di discriminazione consumata all’  interno di  un gruppo identitario.

E giunto il momento che anche su tale tema si organizzi un’ azione di contrasto sia politica che giudiziaria. In coerenza  con il mio ruolo di persona disabile impegnata in analisi sociologica delle disabilità, qui ho inaugurato questo percorso  affrontando la questione in termini innanzitutto culturali, con i conseguenti  riferimenti economico – politici.

In ogni caso, per ottenere questo mutamento occorre partecipazione da parte della moltitudine delle persone disabili e di tutti coloro che sono ad essi vicini. Inoltre,  cambiamenti di tale portata necessitano di sforzi comuni proiettati in varie direzioni.

Ripetere giova , dice un proverbio latino, pertanto affermo con convinzione e chiarezza  che le persone  disabili  non vedenti meritano massimo rispetto,essi recano una menomazione di notevole peso,  questo è ovvio. Del resto,  invito chiunque a dimostrare che in questo scritto  si  manchi di tale doveroso riguardo. Lo scopo ed i contenuti esposti non mirano  a togliere dei supporti  ad altre  persone disabili, ma tendono  a mettere in risalto che chi è messo peggio fruisce in misura nettamente inferiore di detti supporti.

 

 

Proposta di articolo per utilizzo indennità d’accompagnamento (di Raffaello Belli dal II° Forum di Lignano)

Per i soggetti di cui al co. 3 dell’art. 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, titolari dell’indennità di accompagnamento di cui alla legge 11 febbraio 1980, n. 18, su loro richiesta motivata l’importo di questa indennità è aumentato del 100% per ogni ora al giorno di assistenza personale riconosciuta come necessaria dalla commissione di cui all’art. 4 della legge 5 febbraio 1992 n. 104.

Tale maggiorazione, per un massimo di 8 ore al giorno, spetta ai soggetti che autocertificano ogni anno di ricorrere esclusivamente al lavoro regolare di assistenti personali di propria scelta. Ad essa, per le ulteriori necessità, si aggiungono l’interventi già a carico delle regioni ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e successive motivazioni e integrazioni.
 

 

Provvidenze economiche per invalidi civili, ciechi civili e sordomuti: importi e limiti per il 2007

 

Ogni anno vengono ridefiniti, collegandoli agli indicatori dell'inflazione e del costo della vita, gli importi delle pensioni, assegni e indennità che vengono erogati agli invalidi civili, ai ciechi civili e ai sordomuti e i relativi limiti reddituali previsti per alcune provvidenze economiche.

Per il 2007 importi delle provvidenze e limiti reddituali sono stati fissati dalla Direzione Centrale delle Prestazioni dell'INPS con Circolare del 4 gennaio 2007, n. 3.

 

Nella tabella che segue riportiamo gli importi in euro, comparati con quelli del 2006.

Tipo di provvidenza Importo Limite di reddito
  2007 2006 2007 2006
Pensione ciechi civili assoluti 262,62 257,47 14.256,92 13.973,26
Pensione ciechi civili assoluti (se ricoverati) 242,84 238,07 14.256,92 13.973,26
Pensione ciechi civili parziali 242,84 238,07 14.256,92 13.973,26
Pensione invalidi civili totali 242,84 238,07 14.256,92 13.973,26
Pensione sordomuti 242,84 238,07
14.256,92
13.973,26
Assegno mensile invalidi civili parziali 242,84 238,07 4.171,44 4.089,54
Indennità mensile frequenza minori 242,84 238,07 4.171,44 4.089,54
Indennità accompagnamento ciechi civili assoluti 710,32 689,56 Nessuno Nessuno
Indennità accompagnamento invalidi civili totali 457,66 450,78 Nessuno Nessuno
Indennità comunicazione sordomuti 229,64 226,53 Nessuno Nessuno
Indennità speciale ciechi ventesimisti 168,70 164,96 Nessuno Nessuno
Lavoratori con drepanocitosi o talassemia major 436,14 427,58 Nessuno Nessuno

 

Vedi altri articoli di Claudio Roberti:

- contrassegno disabili

- percorsi di vita indipendente

- contrassegno disabili (2)

- dati ISTAT sulla disabilità italiana 1

- dati ISTAT la chiave di volta 2

- dati ISTAT Organizzazioni no-profit 3

 

 

  E-MAIL HOME