La Vita
Indipendente è
una filosofia e
un movimento di
persone con
disabilità che
lavorano per
pari
opportunità,
rispetto per se
stesse ed
autodeterminazione.
"Vita
Indipendente"
non significa
che noi non
abbiamo bisogno
di nessuno, che
vogliamo vivere
isolati. "Vita
Indipendente"
significa che
noi vogliamo
esercitare il
medesimo
controllo e fare
le medesime
scelte nella
vita di tutti i
giorni che i
nostri fratelli
e sorelle non
disabili, vicini
ed amici danno
per scontati.
Noi vogliamo
crescere nelle
nostre famiglie,
andare nelle
scuole della
nostra zona,
usare lo stesso
bus, fare lavori
che siano in
linea con la
nostra
educazione e le
nostre capacità.
Di più, proprio
come tutti, noi
abbiamo bisogno
di farci carico
della nostra
vita, pensare e
parlare per noi.
Le statistiche
mostrano che le
persone disabili
possiedono un
minore grado
d'istruzione
rispetto al
resto della
popolazione,
hanno situazioni
abitative
peggiori, sono
più spesso
disoccupate; in
numero minore
arrivano a
sposarsi ed
hanno figli. È
stato detto di
noi che siamo
diversi e che le
nostre vite sono
inutili, come
sottintendono i
termini di
"ipovalidi" e di
"invalidi".
In molti paesi
ai bambini con
disabilità non
si dà neppure la
possibilità di
vivere, vengono
uccisi prima di
nascere.
Una delle cause
più importanti
del nostro
essere cittadini
di serie B è il
modo in cui la
società guarda
alle persone con
disabilità. C'è
una tendenza ad
etichettare la
gente che sia
diversa come
"malata". I
malati non
debbono lavorare
e sono esentati
dai normali
obblighi della
vita. Finché noi
siamo
considerati
malati dal
grande pubblico,
ci sarà poca
comprensione,
per esempio, sul
perché noi
abbiamo bisogno
di usare i
normali mezzi
pubblici, perché
esigiamo lavori
veri e non solo
terapia.
Se noi
permettiamo alle
altre persone di
trattarci come
fossimo dei
malati, non
dovremmo essere
sorpresi se loro
cercano di
proteggerci e
così facendo
controllano e
limitano la
nostra vita. Se
noi ci
consideriamo
malati e in
costante
necessità di una
"cura", sarà
difficile per
noi accettare la
nostra
disabilità come
una componente
normale della
vita e dirigere
la nostra vita.
Il modello
medico di
disabilità vede
il problema nel
singolo. Io non
posso usare i
trasporti
pubblici nella
maggior parte
dei paesi.
Questo accade
perché ho avuto
la polio una
trentina d'anni
fa oppure perché
gli autobus sono
costruiti senza
considerare i
bisogni di TUTTI
gli utenti? Fino
a quando la
società continua
a credere che il
problema risiede
in me, non ci
saranno bus
accessibili.
Il modello
medico usa
etichette
diagnostiche che
tendono a
dividere le
persone disabili
in molti diversi
gruppi. Le
diagnosi ci
fanno sentire
diversi quando,
di fatto, noi
condividiamo
molti degli
stessi problemi.
Nella filosofia
della Vita
indipendente non
ha importanza
per quali
ragioni abbiamo
una disabilità.
Quello che
importa è il
riconoscere che
tutti
indipendentemente
dal tipo e dal
grado della loro
disabilità
possono imparare
ad assumersi
maggiore
responsabilità,
a prendere più
decisioni
riguardo alla
loro vita e ad
apportare un
contributo
maggiore alle
loro famiglie e
alla comunità.
La
riabilitazione è
un intervento
che è limitato
nel tempo e
nell'azione. Noi
abbiamo bisogno
di avere accesso
ai migliori
servizi medici e
riabilitativi
inclusi gli
ausili come
carrozzine, arti
artificiali,
ecc. Ma la vita
vera comincia
dopo la
riabilitazione,
solo quando noi
scopriamo se la
società è pronta
ad accettarci.
Sfortunatamente
il più delle
volte scopriamo
che la società
ha più bisogno
di essere
riabilitata di
noi.
In molti paesi
occidentali
molti di noi
vengono
rinchiusi negli
istituti. Lì, si
sostiene,
possiamo essere
meglio "curati".
Con questa
argomentazione
siamo messi in
asili nido
speciali, scuole
speciali,
laboratori
speciali,
abitazioni
speciali e
trasporti
speciali. Scuole
speciali o
laboratori
speciali ci
fanno sentire
diversi e male
ci preparano
alla
competitività
nel mondo reale.
Nell'occidente
combattiamo per
chiudere gli
istituti e per
convogliare la
nostra strada
nella corrente
principale della
società. In
altre parti del
mondo non si può
ancora avere
altro che molti
istituti. In
questi luoghi
c'è la
possibilità
storica di
evitare gli
errori che
abbiamo fatto in
occidente.
In molti paesi
ci sono
organizzazioni
di carità,
capeggiate da
persone non
disabili che
raccolgono
denaro
dipingendoci
come esseri
privi d'aiuto,
miseri e da
compatirsi.
Spesso queste
organizzazioni
intervengono a
nome delle
persone disabili
ed informano i
governi sulla
politica per la
disabilità. Alle
persone disabili
per se stesse
raramente viene
chiesto di che
cosa hanno
bisogno.
Come possiamo
migliorare la
nostra
situazione? Come
possiamo avere
la procura noi
stessi?
Dobbiamo
spezzare il
monopolio dei
professionisti
non disabili che
parlano a nome
nostro, definire
i nostri
problemi e
suggerire le
soluzioni per le
nostre
necessità.
Dobbiamo metter
su delle
organizzazioni
efficienti che
rappresentino il
punto di vista
delle stesse
persone
disabili. I
governi debbono
riconoscere le
nostre
organizzazioni
come
collaboratrici
nell'elaborare
la politica
sulla disabilità.
Noi persone
disabili
dobbiamo
aiutarci l'un
l'altra a
cambiare il
nostro
atteggiamento
nei confronti di
noi stessi.
Guardarti come
una persona
normale è una
dura battaglia
quando ti è
sempre stato
detto che sei
diverso, che non
puoi fare questo
e non puoi fare
quello. In
questa lotta
abbiamo bisogno
di qualcuno in
cui
identificarci,
qualcuno che si
trova in una
situazione
simile. Noi lo
chiamiamo
sostegno alla
pari. Sostegno
alla pari
significa
partecipare dei
frutti
dell'esperienza
di uno.
In parecchi
paesi le persone
con disabilità
si aiutano
vicendevolmente
in Centri per la
Vita
Indipendente
scambiandosi
informazione,
consigli, aiuto
legale e
supporto alla
pari. Le persone
che vi lavorano
sono esse stesse
disabili e sanno
di che parlano
per esperienza
di prima mano. I
centri lavorano
per cambiamenti
nella società,
come aumentare
l'accesso nelle
abitazioni e nei
trasporti. In
diversi paesi i
centri per la
Vita
Indipendente
ricevono
regolari
sovvenzioni dal
governo, perché
è riconosciuto
che le persone
disabili sono i
migliori esperti
nelle materie
concernenti la
disabilità.
Ogni società che
pretende di
essere una
democrazia e che
rispetta i
diritti umani
deve estendere
questi diritti a
TUTTI i suoi
cittadini. Per
garantire i
nostri diritti
ci dev'essere
una legislazione
che includa
monitoraggio,
revisioni
periodiche e
sanzioni che
colpiscano. Le
organizzazioni
di persone
disabili debbono
essere coinvolte
in maniera
determinante in
tutti questi
passaggi. La
legislazione
deve proteggerci
dalla
discriminazione
in tutti i campi
della vita
pubblica e
privata. Gli
Stati Uniti
hanno creato un
esempio con il
loro gli
Americani e
l'Atto sulle
Disabilità che è
stato fortemente
influenzato
dalla filosofia
della Vita
Indipendente. Ma
noi persone
disabili
dobbiamo
renderci conto
che nessun passo
di legislatura
di per se stesso
ci garantirà
automaticamente
i nostri eguali
diritti, a meno
che ciascuno di
noi nella sua
vita di tutti i
giorni
rivendichi
attivamente ed
usi questi
diritti.
Per tutta la
durata della
storia c'è stato
l'atteggiamento
mentale che la
disabilità sia
una catastrofe
per il singolo
individuo e la
famiglia, che
noi dipendiamo
dagli altri
membri della
società, che noi
non possiamo
contribuire, che
noi siamo un
peso. Questo
lavaggio del
cervello ci ha
sviati dal
prender
consapevolezza
che la
disabilità è un
problema
politico, una
questione
d'ineguale
distribuzione
del potere, non
un problema
medico o
tecnico. Poiché
ci è stato detto
che noi non
possiamo fare
molto da soli,
abbiamo affidato
ad altri di
combattere per
la nostra causa.
Siccome abbiamo
provato vergogna
per la nostra
disabilità,
siamo rimasti
dietro le
quinte.
Siamo l'estrema
minoranza a
combattere per i
nostri diritti e
non ce ne
andremo. Anche
con la
prevenzione più
sofisticata,
servizi di
arresto sul
nascere e
riabilitazione
ci saranno
sempre persone
con disabilità e
spetta a noi
costruire le
nostre società
in maniera tale
che ciascuno
possa viverci
con dignità e
rispetto per se
stesso. E
dobbiamo partire
da adesso.
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